L’INCHIESTA. BAMBINI AUTISTICI CASERTANI. L’Asl eroga milioni di euro a cooperative che “li mettono a giocare” come all’asilo. VERGOGNA

24 Ottobre 2019 - 23:54

CASERTA (g.g.) – Ogni promessa è debito e figuriamoci quando si tratta di un impegno assunto con i bambini autistici e con le loro famiglie. Alcune settimane fa abbiamo scritto un primo articolo nel quale (CLICCA QUI) abbiamo sostanzialmente affermato che l’Asl di Caserta utilizza male, anzi malissimo, i fondi copiosi, ingenti che la Regione Campania eroga per la cura di questa patologia. Perché di vera e propria patologia si tratta e dunque da affrontare prima di tutto da un angolo visuale sanitario. E questo, non sempre, anzi quasi mai, viene realizzato in diverse cooperative accreditate e ricettori di soldi pubblici. Abbiamo già scritto che rimaniamo a disposizione di Carmine Lauriello, direttore sanitario del distretto Asl di Caserta, ma soprattutto coordinatore dell’Unità Operativa Assistenza Anziani e Adi, che poi è la Uoc che incanala questa montagna di quattrini alle suddette cooperative, determinandone, in pratica, anche l’accreditamento.

Niente di personale nei confronti del medico Carmine Lauriello, che al pari del 95% delle persone di cui ci occupiamo, non conosciamo direttamente e con le quali non abbiamo mai interloquito su nessuna questione. Insomma, il signor Lauriello è, per noi di CasertaCE, un illustre sconosciuto. La sua faccia la conosciamo solo perché, in qualche circostanza, abbiamo pubblicato la fotografia. La porzione di Lauriello che c’interessa è quella riguardante le sue funzioni pubbliche pro

tempore. Deve garantire l’adozione e l’erogazione dei programmi terapeutici sanitari e socio sanitari per questi bambini che, nati con un problema biologico di tipo cerebrale, fanno una grande fatica per associarsi al mondo reale, quello delle relazioni umane. Il resto non ce ne frega un tubo. Se l’Asl è stata di manica larga e si benda gli occhi davanti a delle inadempienze, davanti a delle certificazioni sui requisiti, firmate dai verificatori prescritti dalla legge e scelti dalle cooperative da un albo specifico, ma anche di fronte ai programmi terapeutici che risultano firmati ma che forse il certificatore, il valutatore non hai mai realmente firmato, noi andiamo all’attacco. Il perché e il per come è un discorso successivo. Se la manica larga serve ai politici di riferimento, nel caso di Lauriello non può che essere il consigliere regionale Gennaro Oliviero, non si scappa, ciò è solo un aggravante di una struttura di inadempienze che investe direttamente, qualora fossero accertate, la responsabilità del coordinatore pro tempore,  a prescindere che si chiami Carmine Lauriello, Francesco Benvenuto o Caterina Crosta, per gli amici Crosta Tina. Ci siamo intesi? No, non ci siamo intesi. Queste cose le scriviamo per la nostra coscienza, perché ben sappiamo che l’humus culturale del nostro territorio non consente a un Lauriello considerare un articolo di giornale un frutto di atto indipendente, mosso da un’etica sociale e da un’onestà materiale e intellettuale.
Vi facciamo sconto delle citazioni normative, cioè del complesso delle leggi e di altre fonti del diritto che affrontano e regolano la delicatissima materia dell’assistenza pubblica ai bambini afflitti da sindrome autistica. Esprimiamo solo un elemento utile come presupposto: la Regione Campania, attraverso le sua Asl, sicuramente attraverso quella di Caserta, adotta il metodo Aba che, come abbiamo già scritto nel nostro articolo precedente, fu messo a punto da uno scienziato norvegese, trapiantato negli Usa, e professore universitario nella prestigiosissima e accorsatissima Ucla, che sta per University of California, Los Angeles. E già fa un po’ specie, con tutto il rispetto per la persona-Lauriello, pensare che questo benemerito della storia degno, forse, anche di un Premio Nobel, possa interagire, anche solo da un punto di vista cognitivo con un dirigente dell’Asl di Caserta. C’è Lauriello ma ce ne sono anche tanti altri. Questa interazione provoca a qualcuno un travaso di bile, a qualcun altro, cioè a noi, una risata irrefrenabile.

La delibera di giunta regionale 1449 del settembre 2009 prevede questi obiettivi generali:

· ridurre il danno umano e sociale ed i costi riabilitativi derivanti dalla patologia autistica, mediante una diagnosi precoce ed un percorso abilitativo/ educativo appropriato
· sostenere la centralità dei Servizi pubblici del Servizio Sanitario Nazionale cui si demanda la funzione di coordinare le reti sociosanitarie e scolastiche,d’intesa con le Istituzioni e le Agenzie territoriali di competenza, sperimentando modelli organizzativi che non si limitino a interventi frammentati e accessori, ma offrano, coordinando efficacemente l’uso del tempo che il bambino vive nella scuola e nella famiglia, un competente ed individualizzato processo educativo che possa concretamente condurre e promuovere percorsi virtuosi di inclusione scolastica e sociale;
· anticipare i tempi della diagnosi nella fascia di età infantile e garantire processi diagnostici accurati ed adeguati attraverso una adeguata azione dei Pediatri di libera scelta;
· dare continuità alla diagnosi e alla presa in carico attraverso la messa in rete delle figure professionali di riferimento del bambino e della sua famiglia;
· fornire un’assistenza qualificata al bambino con autismo, effettuandone la presa in carico abilitativa/ educativa integralmente all’interno della rete dei Servizi pubblici del Servizio Sanitario Nazionale, attivando interventi educativi e abilitativi precoci, intensivi ed integrati cognitivo-comportamentali di tipo evolutivo, la cui efficacia sia sostenuta dall’evidenza scientifica e che si muovano nell’ottica essenziale dell’inclusione, della rilevanza dell’autonomia e della centralità della famiglia;
· diffondere le nuove conoscenze in termini di diagnosi precoce e presa in carico precoce ed integrata a tutte le strutture sanitarie, educative e sociali che abbiano contatto con individui con autismo;
· costruire una stretta rete di collaborazione e di raccordi tra operatori sanitari, sociali, educativi e famiglie;
· accrescere e diffondere le competenze necessarie a favorire il percorso di crescita individuale delle persone con autismo nei processi di inclusione scolastica e sociale;
· prevenire e contrastare il fenomeno dell’istituzionalizzazione dei soggetti con autismo;
· perseguire una azione che permetta la diffusione di una presa in carico globale che si sviluppi per tutto l’arco della vita; · adottare nuovi sistemi di controllo della qualità dei servizi, o adeguare quelli esistenti, verso modelli di Total quality management, orientati al perseguimento continuo di una migliore qualità di vita e della soddisfazione degli utenti e delle loro famiglie, coerentemente con le raccomandazioni sulla qualità dei servizi adottate dal Gruppo di Alto Livello sulla Disabilità dei rappresentanti degli Stati membri dell’UE presso la Commissione Europea“.

Sarà anche un po’ barboso leggerli tutti ma è importante farlo se ci volete capire seriamente qualcosa. Una cooperativa può essere accreditata e dunque lautamente finanziata solo se è in grado di rispettare integralmente gli obiettivi, certificandone il conseguimento, per effetto della sua organizzazione, per effetto delle figure professionali assunti al loro interno. La normativa regionale, infatti, esige nelle strutture assistenziali l’organizzazione di un’equipe composta da numerose figure professionali di elevato livello specialistico: Neuropsichiatri infantili; Psicologi dell’Età Evolutiva; Terapisti (fisioterapisti, neuropsicomotricisti, logopedisti); Assistenti sociali; Educatori professionali.
Obiettivi che sono il presupposto di requisiti specifici e irr-i-nun-cia-bi-li, autentica conditio sine qua non. In parole povere, se questi requisiti non sono rispettati, se, come fa qualche cooperativa, le due o tre ore in cui i bambini autistici sono ospitati si risolvono nella performance di una valorosa assistente sociale che li mette a giocare come se si trattasse di una scuola dell’infanzia, l’accreditamento dev’essere tolto. E se non viene tolto e cioè se quella cooperativa incassa i soldi, si apre lo scenario di possibilità sulla commissione di diversi e piuttosto gravi reati.

Obiettivi specifici

–  fornire alla rete di assistenza pediatrica di base le necessarie competenze per l’identificazione dei casi a
rischio attraverso la diffusione di strumenti affidabili di screening utilizzabili routinariamente dai pediatri di
famiglia nella valutazione del bilancio di salute;
– attivare all’interno della rete dei Servizi pubblici del Servizio Sanitario Nazionale (Unità Operative di
Neuropsichiatria dell’infanzia e l’adolescenza (DGRC 254/2005), lì dove costituite), equipe specializzate
delle ASL dotate di personale con provata competenza nel campo dell’Autismo, uniformemente distribuite
sul territorio regionale:
_ attrezzate per effettuare una diagnosi multidisciplinare precoce (ottenuta mediante strumenti di diagnosi
accreditati a livello internazionale) ed una tempestiva valutazione funzionale/ prima programmazione
dell’intervento;
_ equipaggiate per prendere in carico per il trattamento abilitativo/ educativo minori con autismo attraverso
un progetto individualizzato abilitativo-educativo che, come indicato dalle linee guida, sia:
– intensivo ( 2-3 ore di intervento/die x 5 giorni/settimana),
– basato su strategie cognitivo-comportamentali di tipo evolutivo e di Comunicazione Aumentativa
Alternativa (AAC),
– integrato, ovvero articolato trasversalmente negli ambiti abilitativo, scolastico e familiare, con incontri di
interscambio tra operatori scolastici, operatori della ASL e famiglia e con momenti di hands-ontraining di
insegnanti/ genitori/ care givers;
– articolato su differenti tipologie di interventi: insegnamento diretto in rapporto 1:1/ in situazione di piccolo
gruppo/ in situazione di grande gruppo, accessi al domicilio del minore, accessi nel gruppo classe del
minore;
– curriculare: con obiettivi prioritariamente finalizzati all’acquisizione di competenze nell’area
comportamentale, attentiva, sociale, della comunicazione, dell’autonomia personale, lavorative, misurabili e
developmentally sequenze;
– basato su una valutazione funzionale individualizzata (che identifichi capacità, comportamenti
adattivi/disadattivi, potenzialità, preferenze, predisposizioni e priorità) e su una definizione condivisa di
obiettivi coerenti con l’età di sviluppo, l’età cronologica, le priorità della famiglia, le risorse dell’ambiente
sociale;
– monitorato attraverso rivalutazioni periodiche degli obbiettivi raggiunti, delle capacità acquisite
– basato su un approccio multidisciplinare e multidimensionale;
– che preveda l’uso di strumenti di Comunicazione Aumentativa Alternativa, una strutturazione visuospaziale degli ambienti, delle sedute e del materiale di lavoro,
– funzionale all’inclusione sociale (inserimento scolastico sulla stessa base oraria degli altri alunni, contatti
con i coetanei al di fuori della scuola, partecipazione regolare ad attività ricreative, sportive e culturali nella
comunità) e alla vita indipendente (inserimento lavorativo in laboratori protetti, inserimento nel mercato del
lavoro, capacità di vita indipendente in seno alla/ al di fuori della famiglia di origine),
– definite in base ai necessari presupposti di accessibilità (prossimità dei servizi al luogo di residenza degli
utenti, trasparenza relativamente ai criteri di ammissione ed alle liste di attesa etc.) e sostenibilità per gli
utenti;
–  dotate di personale di provata competenza nel campo dell’Autismo, soggetto a programmi permanenti di
formazione e riqualificazione professionale personale concordati con la direzione dei servizi,
– fondate sul coinvolgimento degli utenti e dei loro rappresentanti nei processi di intervento (coinvolgimento
delle famiglie nel processo di diagnosi e valutazione e nel programma di trattamento, formazione ed
empowerment delle famiglie, coinvolgimento dei rappresentanti degli utenti nella valutazione dei servizi)