MARCIANISE. E chi è, Calamandrei? Antonello Velardi si inventa che GB Valentino non può essere controllato nel suo mandato al Consorzio Idrico

26 Novembre 2020 - 17:02

In realtà ha risposto con una supercazzola ad un’interrogazione che, al di la delle scarsissime possibilità che questa ha di incrociare l’attenzione della magistratura inquirente, merita di essere comunque spedita alla Procura della Repubblica. In calce all’articolo, la riproponiamo con le firme dei 9 consiglieri di minoranza. Subito dopo la risposta del primo cittadino

MARCIANISE(g.g.) Eppure Dario Abbate è un giurista. Certe cose le dovrebbe sapere. Giovan Battista Valentino è come un parlamentare della Repubblica. Anzi, è più di un parlamentare della Repubblica. In quanto tale, agisce da componente dell’assemblea del consorzio idrico di Terra di Lavoro “senza vincolo di mandato“, così come prevede l’articolo 67 della Costituzione. Che a pensarci bene, andando a certe carte apocrife emerse dai lavori della Costituente, è stato fatto per lui e non per i deputati e i senatori della repubblica che hanno goduto di una estensione dell’area di applicazione.

Con quella interrogazione spedita al sindaco Antonello Velardi, non si capisce, allora, cosa volessero ottenere l’avvocato Dario Abbate e tutti gli altri suoi colleghi consiglieri comunali di opposizione.

Altro che interrogazione. Velardi, nella sua risposta che avrebbe fatto impazzire di felicità e compiacimento il famoso conte Mascetti al secolo Ugo Tognazzi del film “Amici miei

(CLIKKA QUI PER VEDERE), ha impartito ad Abbate e agli altri consiglieri di opposizione, una solenne lezione di diritto costituzionale.

Altro che interrogazione: il problema del comportamento di GB Valentino nel consorzio idrico può essere affrontato solo e solamente inviando un quesito o addirittura sollevando un conflitto davanti agli altissimi magistrati della Consulta perchè le azioni di Giovan Battista Valentino non vengono regolate dal diritto penale, dal diritto civile e nemmeno dal diritto pubblico “minore” rappresentato dal quello amministrativo, bensì dal diritto costituzionale.

In mezza paginetta, Velardi ha ricordato infatti ai suoi interroganti che le questioni relative alla presunte nefandezze di uno che in assemblea rappresenta il popolo di Marcianise e la quota di maggioranza relativa, pari a circa il 15%, non deve dar conto a nessuno.

Il sindaco di Marcianise ha affermato che le questioni sollevate nell’interrogazione attengono all’attività e alla potestà dell’organismo di cui Valentino fa parte e su cui l’amministrazione comunale non può assolutamente interferire nè sindacare.

In poche parole, Velardi ce l’ha mandato, poi, insieme a lui, cioè a Valentino, ha preso uno così, quello che giustamente si è auto-definito il “tal Crispino e l’ha messo nel Cda, e oggi il sindaco pro tempore, custode e controllore di quella quota del 15%, non può mettere becco sul modo in cui Valentino quella quota rappresenta, compiacendosi per esempio della messe di incarichi professionali, lucrosissimamente remunerati, che il Cda, di cui oggi Crispino fa parte, attribuisce o contribuisce ad attribuire, a Rachele Barbarano che di Valentino è la consorte e che nel 2020, da avvocato, ha emesso 8 fatture, di cui 7 recapitate al consorzio idrico.

Sono queste, ordunque, le cose sulle quali il sindaco pro tempore di Marcianise afferma di non poter inserire il proprio sindacato ispettivo che, ritenevamo noi poveri ignoranti, prevedesse anche la possibilità di revocare la delega, a chi questa detiene e attribuirla ad un’altra persona.

Oltre a ciò, leggendo la risposta del Velardi, questi considera delle illazioni indimostrate ciò che Abbate e gli altri consiglieri di minoranza hanno messo nero su bianco nella loro interrogazione. Non usa precisamente la parola “illazioni”, ma ricorrendo alla rituale formuletta delle affermazioni rispetto alle quali “vi assumete piena responsabilità in ogni sede“, vuol dire proprio questo, significa che la fascia tricolore considera fandonie ciò che i consiglieri di opposizione denunciano, non ponendosi però il problema di domandare al Valentino se ha querelato o ha intenzione di querelare i 9 sottoscrittori dell’interrogazione, per il reato di diffamazione o addirittura per quello, ancor più grave, di calunnia.

Fuor di ironia, questa risposta del sindaco Velardi è una ulteriore riattestazione di una strafottenza istituzionale senza precedenti, con la quale non manca di rispetto solo al 49,2% che abita nei consiglieri comunali firmatari dell’interrogazione, ma anche a quel 50,8% di marcianisani i quali, ingenuamente, non conoscendolo, nonostante tutto, ancora bene, hanno ritenuto che un certo suo parlare, un certo suo atteggiarsi, un certo suo auto rappresentarsi, costituissero elementi, ancora una volta, interessanti per riattribuirgli il consenso utile a riattribuirgli la carica di sindaco.

Non ci si può stancare di lottare per la legalità, per la ricostituzione di un semplice tono rispettoso della matrice e del significato di una istituzione derivata dallo Stato; non ci si può stancare, perchè, se ci si stanca, la si dà vinta all’illegalità.

In calce a questo articolo, vi riproponiamo l’interrogazione dei 9 consiglieri di minoranza, i quali insistono testardamente nel ritenere la materia come regolata dal diritto penale, non dal diritto costituzionale. Sicuramente hanno torto. Se avessero ragione, infatti, il loro documento conterebbe almeno una quindicina di notizie di reato.

E già, mo’ che ci pensiamo anche questa è a suo modo materia costituzionale, visto che la carta fondamentale della repubblica obbliga, ripetiamo, obbliga chi, nel diritto penale rappresenta l’occhio controllante della stessa repubblica, cioè i procuratori, ad attivare l‘azione penale.

Lo scrive la Costituzione ma si tratta del principio più disapplicato tra tutti, forse perchè essendo l’attore obbligato la magistratura inquirente, nessuno ha mai osato obiettare alcunchè. Ma dopo aver pensato qualche altro secondo, arriviamo alla conclusione che effettivamente il rilievo storico-sociale delle ragioni di GB Valentino, in considerazione della statura del personaggio, sia di ben altro livello e, dunque, l’articolo 67 della Costituzione che implicitamente Velardi cita (???), prevale, in questa vicenda, su ogni altra causa e su ogni altra ragione.

Post scriptum: ci rendiamo conto che Velardi non fa più il giornalista, però (e se non ci credete, leggete il testo integrale della sua risposta), si nota un significativo peggioramento della qualità di una scrittura che, già quando lui diceva di fare il giornalista, non era granchè. Proposizioni relative, incidentali, raccordi pronominali. Insomma, roba da 4- ad un compito di italiano di seconda media.

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERROGAZIONE

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA ALL’INTERROGAZIONE