LE INTERCETTAZIONI ESCLUSIVE. MARCIANISE. Pasquale Bellopede e Alberto Tartaglione coinvolgono l’avvocato e assessore Gabriele Amodio e Franco Agrippa nella vicenda criminale delle firme false

27 Marzo 2021 - 13:56

MARCIANISE (gianluigi guarino) – Stavolta non ci metteremo a fare una dettagliata analisi del testo. Non certo perché nutriamo timore nello sviluppare considerazioni e punti di vista su documenti giudiziari, peraltro espliciti come pochi altri ne abbiamo visti. Ma, semplicemente, perché di questa storia delle firme noi ne abbiamo le tasche piene. Non della storia in sé per sé, ma di quello che ha prodotto il pregevolissimo lavoro di indagine svolto dai carabinieri della compagnia di Marcianise.

Non ci riferiamo solamente alla sorprendente esclusione del sindaco Antonello Velardi dal novero degli indagati. Sul tema ci siamo già espressi e abbiamo formulato una domanda, ovviamente rimasta inevasa, sulla mancata individuazione in sede di conseguenza giudiziaria delle indagini del beneficiario e dei beneficiari materiali, reali di questa operazione di falsificazione delle firme della lista Orgoglio Marcianise.

Si trattò di una lista civica e tra quelle civiche la più direttamente ascrivibile alla paternità politica e a quella operativa dell’allora candidato sindaco, che grazie all’introduzione illegale nella scheda elettorale della citata lista vide crescere sensibilmente la somma dei voti riportati nel primo turno delle elezioni comunali del maggio 2016.

Domanda: qualcuno può contestare, se può lo faccia subito oppure taccia per sempre,  alla luce di quel poco che è successo in sede giudiziaria, alla luce di quel micro-topolino partorito dalla montagna, che i due elementi collocati come presupposto del nostro ragionamento siano erronei? Se Orgoglio Marcianise fosse rimasta fuori, com’era giusto ed equo, da quelle elezioni, il sindaco Velardi avrebbe raccolto gli stessi voti poi raccolti dall’urna? O è sì, o è no. Una terza ipotesi non esiste. Verrebbe da dire, per amor di verità, che Velardi è in buona compagnia, perché tutti quelli che furono eletti nella suddetta lista in consiglio comunale, già grazie al verdetto del primo turno e per effetto della vittoria al ballottaggio, sono

stati poi dei consiglieri abusivi, illegali. Quella lista non doveva scendere in campo e siccome lo fece e contribuì al risultato, quelle elezioni furono truccate.

Con tutto il rispetto per Tommaso Acconcia e Antonio Golino, che magari -almeno fino a prova contraria – di questi maneggi nulla sapevano, mai come in questa circostanza, il principio generale del diritto che non collega mai l’intenzione all’identità della conseguenza giuridica di un fatto, si può affermare che Acconcia e Golino siano stati beneficiari di un imbroglio fatto da altri. Al limite si può graduare la loro responsabilità sul terreno appena affrontato della dolosità o dell’inconsapevolezza, mettendoli a riparo dall’azione penale, che invece sarebbe dovuta essere sacrosanta per chi era consapevole di atti che poi hanno prodotto un vantaggio materiale per se stesso, ma la conseguenza giuridico-amministrativa rappresentata da elezioni conclamatamente e sicuramente truccata è stata quella ed è rimasta impunita. Andavano annullate senza se e senza ma. Solo che al tempo la Prefettura dormiva sonni tranquilli e finì tutto a tarallucci e vino.

Dunque, cosa abbiamo oggi di ufficiale? Abbiamo gli indagati, cioè Lorenzo Ovaletto, ispettore di polizia, Pasquale Bellopede, cugino di Velardi e fino a qualche anno fa promotore della Sagra delle Rane, Alberto Tartaglione e due funzionari del comune, tutti con il rischio di finire alla sbarra. Queste intercettazioni che pubblichiamo in calce non fanno altro che dimostrare un qualcosa che abbiamo sempre scritto, senza aver bisogno dell’ausilio di un testo: nessuno di questi indagati, che si avviano a diventare imputati, ha avuto un ruolo di protagonista nella vicenda. Hanno firmato perché sono dei baccalà. E lo sono ancor di più se qualcuno ha firmato per loro e durante l’indagine – come avevamo auspicato – non l’hanno raccontato ai carabinieri.

Un ultimissimo passaggio e poi invitiamo le persone a leggerlo e a farsi un’idea del contenuto. Dunque, c’è un gabbiotto che, vi diciamo noi, era il container dove Antonello Velardi aveva realizzato il centro di preparazione documentale delle liste della propria coalizione. Ci sono al telefono due degli indagati, cioè Tartaglione e Bellopede. Entrambi sono preoccupati, ma il primo molto di più del secondo il quale, da un lato gli dice “vediti i fatti tuoi“, dall’altro lato gli pone una domanda retorica probabilmente finalizzata a sgamare quello che si configurava come l’anello più debole e vulnerabile di una catena di omertà, per capire se, parlando con i magistrati, avrebbe o meno pronunciato il nome dell’avvocato Gabriele Amodio, oggi assessore al Bilancio e fedelissimo di Antonello Velardi.

In termini giuridici e giudiziari, riteniamo che gli inquirenti abbiano perso una grande occasione per coinvolgere in un processo anche altri soggetti, in cui avrebbero avuto tutte le garanzie di difesa ovviamente. Ora è tardi, anche se Bellopede e Tartaglione sono chiamati (la domanda gliela porrà il pubblico ministero e, in caso di amnesia, gli avvocati di parte civile) a dar conto della seguente circostanza: dovranno dire se tutto ciò che è stato affermato in questa telefonata rispondesse ad una condizione di conoscenza dei fatti imperniata su cose che hanno visto fare con i loro occhi. Bisognerà capire se i due siano stati poi convocati a conferire con i carabinieri o direttamente con il magistrato e se dagli interrogatori è emerso ciò che affermano nella telefonata. In caso contrario, se non hanno cioè confermato i contenuti esposti nella telefonata intercettata, si sono auto-smentiti e hanno semplicemente mentito per proteggere altre persone. Oppure, in alternativa, hanno ammesso che al telefono la sparavano grossa, affermando cose che in realtà non avevano visto.

In tal caso, sarebbero entrambi personaggi del tipo 007, perché sono stati loro a firmare la lista di Orgoglio Marcianise e dunque parlerebbero in questo modo perché luciferinamente consapevoli del fatto che il proprio telefono fosse sotto controllo e dunque, attraverso le intercettazioni, volevano liberarsi dalle loro responsabilità, accusando altre persone.

E qui ci rivolgiamo ai marcianisani. Voi appartenete ad una città con una marcata identità, dunque, vi conoscete tutti. Leggendo questa intercettazione, ritenete verosimile che Alberto Tartaglione e Pasquale Bellopede, sapendo di essere intercettati, hanno individuato nei signori Gabriele Amodio e Franco Agrippa due soggetti da accusare per scaricare le proprie repsonsabilità?

Ai marcianisani chiediamo se conoscendo i personaggi di questa scena, ritengono verosimile che Bellopede e Tartaglione fossero in grado, avessero il pelo sullo stomaco per utilizzare, quali povere vittime inconsapevoli, i nomi di Amodio e Agrippa, infinitamente più potenti di loro e soprattutto inseriti pienamente nel cerchio magico di Velardi?  Una battuta rapida, dato che è divenuto, per altri motivi, attore di questo articolo, la merita quindi il citato Franco Agrippa. E’  da anni e anni il corrispondente per Il Mattino dalla città di Marcianise ed è stato ed è ancora autentica protesi del sindaco Velardi, al punto che alle elezioni 2016 – giusto per dire cosa è stato Il Mattino in quel periodo – svolgeva contemporaneamente la funzione del giornalista che avrebbe dovuto essere super partes, così come denunciato da noi in decine di articoli, e quella di supporter di assalto della campagna elettorale del suo amico, al tempo Capo redattore centrale che, poi, non a caso, è stato licenziato, salvo lasciare però in piena funzione l’Agrippa e dunque consentendo di fatto a Velardi di mantenere il pieno controllo del suo ex giornale sulla piazza di Marcianise.

Attenzione, noi non vogliamo ridurre il diritto all’espressione di Agrippa e Velardi. Ma per com’è strutturato il loro rapporto, sarebbe giusto che “si facessero” un proprio giornale, pagandolo con i propri quattrini, in cui automaticamente Agrippa potrebbe scrivere quello che gli pare e piace con pieno diritto e piena legittimità.

Ora, leggetevi le intercettazioni e qualcuno ci può anche contattare per dirci cosa ne pensa.