MARCIANISE. L’omicidio dell’amante del boss Mimì Belforte. Processo bis per riascoltare i pentiti

15 Giugno 2021 - 18:19

MARCIANISE – Ci sarà un processo bis per l’omicidio di Angela Gentile, la giovane di Marcianise che fu l’amante del boss Domenico Belforte. Saranno, infatti, risentiti i collaboratori di giustizia già ascoltati in primo grado in riferimento ad alcuni chiarimenti su episodi estorsivi.

Ad inizio luglio, nella prossima udienza, la Corte deciderà se ricominciare da zero per quanto riguarda l’escussione dei pentiti.

A gennaio del 2019, durante un’udienza, Mimì “Mazzacane” confessò di aver ucciso Angela Gentile per errore e di averne gettato il cadavere nei Regi Lagni.

Angela fu fatta uccidere per salvare l’onore della famiglia. “Se non esci dalla mia famiglia ti faccio sparire io”: una frase che ricorderebbero anche alcune sorelle della vittima perché, come risulta dagli altri giudiziari e dall’accusa formulata ai danni di Maria Buttone, moglie del boss, questa l’avrebbe minacciata già quando aspettava la figlia, frutto della relazione extraconiugale del marito.

Angela avrebbe commesso l’errore di diventare l’amante del boss. Uno sgarro imperdonabile che andava punito con il sangue per salvare l’onore della famiglia Belforte. Ora però la verità sembra essere venuta a galla.

Angela Gentile fu avvistata per l’ultima volta il 28 ottobre del 1991. La figlia aveva tredici anni (oggi Gianna Filomena ha 40 anni e vive in Romagna) quando la mamma sparì nel nulla. Nel meccanismo pazzesco di questa vicenda e nei circuiti mentali di un senso dell’onore aberrante, pochi giorni dopo la scomparsa della madre l’adolescente di Caserta fu accolta in casa di Maria Buttone a Marcianise.

Fu adottata in modo “rocambolesco” dai Belforte e crebbe con i fratelli, i figli che suo padre aveva avuto dalla Buttone, ma di sua madre non si seppe più nulla. La Buttone accolse la bambina frutto del tradimento del marito, e accettò di allevarla, in cambio, secondo le accuse, di questo terribile omicidio che doveva rimanere per sempre nel silenzio.

I rapporti tra Maria Buttone e la Gentile sono rimasti buoni al punto che quando la moglie di Mimì Mazzacane è stata arrestata si trovava proprio a Rimini. La verità Gianna Filomena l’ha conosciuta solo con l’indagine e oggi sul conto di Maria Buttone ha cambiato idea.