MARCIANISE. Velardi “fa il massiccio” sulla movida, con parole alla Mussolini. 9 casi indecenti che lo spernacchiano

24 Maggio 2021 - 11:48

In calce al nostro articolo, il comunicato del primo cittadino che ovviamente cavalca l’onda della narrazione spesso stereotipata e standardizzata del sabato sera dei ragazzi italiani

 

MARCIANISE(g.g.) Che vuoi farci, il mondo va così. E oggi, come mai era successo dalla notte dei tempi, la verità non è più quella che un numero apprezzabile di persone possono certificare in maniera testimoniale come somma di piccoli o grandi fatti avvenuti, ma è ciò che comunica il Grande Ordinatore della dittatura mass mediologica.

Prendete questa cosa che Velardi ha propinato stamattina. Ma voi siete sicuri che lo schema-canovaccio del suo racconto, una notte di violenza e di scorribande, con i figli dei camorristi, immancabilmente a stare lì intenti, immancabilmente come spesso è capitato nelle sortite dialettiche di Velardi, a mettere a ferro e fuoco la città, sia quello che è realmente successo sabato sera? Quanto hanno inciso, nella scrittura di questo copione autoctono, i racconti televisivi e streaming-televisivi che da ieri mattina hanno costruito una sorta di corona del disonore nazionale, a partire dall’unico episodio che veramente è avvenuto, così come è stato narrato, e cioè quello dei disordini di Milano, dove un gruppo di ragazzi stranieri si è reso protagonista di azioni che, seppur in maniera fin troppo enfatica, è giusto e serio classificare nel compartimento della guerriglia urbana.

Tutto il resto è stata una emulazione, la necessaria esigenza di stare con un proprio racconto, nel “racconto generale”, con una propria narrazione, in modo da poter far parte di una schiera di persone, attori e protagonisti delle cose del mondo, attivi, premurosi, indefessi, inflessibili, insomma, gente figa che la storia la scrive e non la legge… e qui ci vorrebbe una pernacchia argomentata, ma evitiamo per motivi di tempo.

Ecco, Velardi appartiene a questa categoria. Ovviamente, utilizza i suoi ingredienti, perchè ritiene di essere ancora credibile agitando lo spettro dei “giovani camorristi crescono“, una roba che noi di CasertaCe, parafrasando, un pò irriguardosamente, il celeberrimo sequel che la scrittrice Louisa May Alcott dovette comporre, visto il successo clamoroso del primo libro “Piccole donne“. Quanto siano cuciti questi valori, ispiratori di denunce “massicce”, virili (ma solo assertivamente virili) come quella che pubblichiamo integralmente in calce all’articolo, nel tessuto connettivo dei pensieri reali, degli obiettivi di vita di Velardi, non lo dobbiamo ormai, più dire noi, ma lo racconta la sequela impressionante di atti di illegalità di cui si è macchiato il sindaco di Marcianise.

Ma come può mai rappresentare una cattedra morale che alza il dito verso questo o quell’altro, finanche verso i figli dei camorristi, uno che due anni fa ha fatto abbattere, in adempimento ad ordinanze del tribunale, manufatti abusivi, abitati da povera gente, ma la cui povertà non doveva giustamente rappresentare un limite all’applicazione della legge, mentre lui, di soppiatto, aveva costruito un’ala della sua casa di proprietà, quella in cui abita, in totale difformità, compiendo un abuso che lui stesso, di fronte all’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, è stato costretto a confessare nel momento in cui ha chiesto l’applicazione di una misura condonale, peraltro impossibile da attribuire; come può rappresentare una cattedra morale, un credibile applicatore della legalità violata, uno che negli anni della sua prima sindacatura, ha fatto uscire dalle casse del comune quasi 300mila euro, finiti in quelle del suo ex datore di lavoro, Il Mattino, che poi l’ha licenziato, per finanziare una miriade di permessi che noi, già da allora, definivamo assolutamente falsi, molto prima che la procura della repubblica accusasse lui e il segretario comunale, suo sodale, dei reati di truffa e di falso, per i quali, con ogni probabilità, a metà settembre, saranno rinviati a giudizio; come può rappresentare una cattedra morale, brandendo il dito dell’angelo vendicatore, uno che ha fatto quello che ha fatto con i tutor, consentendo all’impresa privata che li aveva installati, di incassare più di due milioni di euro, quando per la legge, per la lex specialis di un capitolato che sta lì e che solo noi, naturalmente, abbiamo pubblicato, la cifra non poteva assolutamente superare quota 700mila euro più qualche spicciolo.

Tutto ciò in un contesto opaco che ha indotto, non a caso, il vice prefetto vicario di Caserta a chiudere il conto con questo oscuro affidamento; come può sedersi dietro alla cattedra morale di chi può stare dalla parte del bene, in quanto credibile avversario del male, uno che, pur di favorire gli amichetti dell’Interporto e la loro voracità inesausta, ha accettato una fidejussione che al confronto, 4 lupini dati in pegno dalla bancarella di Zì Peppe avrebbero avuto più credibilità? Come può costituire cattedra morale uno il quale ha consentito ad un imprenditore, leggasi Colella, amico dell’assessore ai lavori pubblici Rossano, di farsi un appalto fai da te per il palazzetto dello sport, con lavori, in totale difformità con quelle che erano le previsioni del capitolato d’appalto. Una cosa, quest’ultima che non abbiamo visto accadere nemmeno nei peggiori comuni di questa provincia, primo fra tutti quello di Caserta, nonostante il fatto che trascorriamo tre quarti delle nostre giornate a spulciare determine di aggiudicazione e di affidamento di gare e di lavori; quale cattedra morale può occupare uno che non ha problemi a parlare, ad intrattenersi, come dimostrammo e come dimostriamo di nuovo oggi, riproponendo quell’immagine, con Nicola Belforte, cugino di “cotanta” famiglia e zio della presunta teppaglia tardo camorristica che avrebbe infestato la città di Marcianise sabato sera?

Quale cattedra morale e quale petto orgogliosamente villoso può mostrare di fronte a presunte violazioni della legalità, uno che non ha avuto la dignità istituzionale di assumersi la responsabilità piena degli sciagurati lavori di ristrutturazione di un’ala del comune di Marcianise, messi in opera solo allo scopo di fornire uffici grandi e confortevoli alla presidente del consiglio comunale Angela Letizia; a quale cattedra morale può associarsi uno che dichiarato ufficialmente che quei lavori erano fatti a costo zero, venendo smentito con atti e documenti, su cui nulla ha potuto poi dire con i quali CasertaCe ha dimostrato che quei lavori di comodità per la presidente del consiglio comunale erano costati diverse migliaia di euro alla collettività, con tanto di esposizione del comune ai giusti strali della Sovrintendenza, che dopo aver letto il nostro articolo, è intervenuta; da quale cattedra morale può parlare uno che in questi giorni non ha avuto ancora una volta la dignità istituzionale per dire “ebbene sì, quei lavori li ho voluti io. Intensamente e fortemente“, nascondendosi dietro al povero Floriano De Cicco, ex dirigente dell’ufficio tecnico che fino ad un certo punto gli ha avallato ogni cosa con la speranza di poter essere di nuovo riassunto ai sensi dell’articolo 110 del Tuel, salvo poi dover mollare quando gli sono state chieste cose che gli avrebbero fatto rischiare seriamente la galera, così come l’hanno fatto rischiare a suo tempo ad Onofrio Tartaglione.

Il comunicato di Velardi si chiude in questo modo: “Non si devono fare sconti a nessuno e non si faranno“. Una formula che evoca quella di una delle tante frasi di Benito Mussolini e che il partito nazionale fascista faceva affiggere in bella mostra, davanti alle sue strutture politiche, dalle sedi del PNF a quelle dei fasci femminili, dalle Case della gioventù italiana del Littorio alle sedi dell’Opera Nazionale Dopolavoro: “La salvezza non può venire che dalla verità di Roma e da Roma verrà“.

Però, anche come scimmiottatore del Duce, stiamo messi male, perchè “quello lì” è stato un criminale che ha provocato sventure e dolori inenarrabili all’Italia, ma non si sarebbe mai fatto una mansarda abusiva, mai avrebbe permesso che una struttura commerciale privata definitivamente considerata a sua volta illegale e abusiva, stiamo parlando delle “cosine” costruite dal solito Tartaglione in zona mercato, scampasse, com’è scampato fino ad oggi, al giusto abbattimento. “Quello là”, il romagnolo, aveva un’idea particolare per alimentare la sua megalomania: risultare, con le parole, ma anche nei fatti, al di sopra di ogni sospetto.

Qui invece stiamo parlando di un furbetto di periferia, di uno che ormai vende e svende parole totalmente svuotate dalla realtà misera e amministrativamente miserabile dei suoi atti reali e che cerca di propinare, contrabbandare patacche ad una città dalla quale, parafrasando stavolta direttamente l’aforisma del Duce, non potrà arrivare alcuna verità almeno fino a quando questo sindaco rimarrà in carica.

 

QUI SOTTO LO SCRITTO DI ANTONELLO VELARDI

“Alcuni negozi sono stati danneggiati e una coppia di commercianti che ha un’attività in città è stata aggredita dai facinorosi. Le scene della rivolta contro le forze dell’ordine che effettuavano nei luoghi della movida cittadina i controlli per l’applicazione delle norme anti-covid. Scene di guerriglia urbana: Marcianise non è quella dei teppisti in rivolta, né dei figli dei camorristi che sempre ieri sera hanno assalito alcuni negozi con la protervia di chi pensa che l’unica strada possibile sia la violenza. Massima solidarietà alle forze dell’ordine: auspico che i provvedimenti da adottarsi siano di assoluto rigore, di massima severità. Non si devono fare sconti a nessuno e non si faranno.”