“‘O can mozzeca semp ‘u stracciat”: mega furto da 300 mila euro al nuovo (e quasi pronto) impianto di irrigazione del Consorzio…

14 Febbraio 2019 - 19:02

CELLOLE/SESSA AURUNCA(g.g.) I proverbi, essendo saggezza dei popoli e distillato di esperienze millenarie, difficilmente sbagliano nella rappresentazione della vita. Ancor di più quando questi sono di matrice popolare. Traducendolo in italiano, ce n’è uno che calza a pennello per la vicenda successa: “Il cane morde sempre il povero Cristo“. Traduzione libera del proverbio letterale “‘O can mozzeca semp ‘u stracciat“.

Il Consorzio di bonifica, al pari dei suoi due omologhi, cioè quello del Basso Volturno che ha sede a Caserta in via Roma, e il Consorzio del Sannio Alifano che ha sede a Piedimonte Matese, vive, anzi sopravvive grazie all’attitudine criminale di enti sovraordinati, in questo caso la Regione, di continuare a sovvenzionarlo in debito senza chiedere la garanzia di un piano di risanamento che non sia scritto solo sulla carta o immancabilmente presentato in una conferenza stampa, ma realizzato e strettamente verificato con un crono-programma.

Delle magagne del Consorzio Aurunco abbiamo scritto più volte, dedicandovi, addirittura un’inchiesta in più puntate pubblicate da CasertaCe, nell’estate del 2016. Oggi il Consorzio ha un altro commissario, il marcianisano Ciro Foglia, già zinziano, oggi passato armi e bagagli con Gennaro Oliviero, che ne ha propugnato ed ottenuto la nomina.

Ma non è che le cose vadano tanto meglio rispetto alla sgangherata, definiamola così, perchè i defunti si rispettano sempre, gestione di Angelo Barretta.

E siccome, come abbiamo scritto all’inizio, il cane morde sempre lo stracciato, l’altra notte una banda organizzatissima, probabilmente col marchio rom, è riuscita a rubare tutto il rame dei mastodontici quadri elettrici del nuovo impianto di irrigazione in fase di completamento.

A parte il fatto che il concetto di completamento in provincia di Caserta è tarato sull’orologio della leggiadra Venere, pianeta che completa un movimento di rotazione attorno al suo asse, in poche parole una giornata, non in 24 ore, ma in un tempo pari a 116 giorni 18 ore terrestri.

Insomma, roba vecchia che però dopo tante vicissitudini, sequestri, ditte di camorra e chi più ne ha più ne metta, sembrava pronto ad essere messo a disposizione delle esigenze dei contadini dell’area aurunca e di quella marittima, Cellole, Baia Domizia, eccetera.

E invece, con questo furto non si sa quando l’impianto potrà cominciare a funzionare. Mentre si sa che il valore stimato del furto è pari a 300 mila euro.