Onde elettromagnetiche 5 volte superiori al limite di legge. E ora, a S.MARIA C.V. e S.PRISCO, c’è chi ha paura

21 Settembre 2018 - 13:43

SAN PRISCO-SANTA MARIA CAPUA VETERE- (Tina Palomba) E’ recente la pubblicazione di un nostro focus sulle tante magagne e sulle tante cose ancora non chiarite, riguardanti la ricaduta sulla salute delle popolazioni residenti in quell’area, sulla famigerata cava Statuto, rivissuta attraverso il racconto di don Giannino Fusco, sanprischese doc e oggi parroco a Caiazzo (CLICCA QUI PER LEGGERE IL CITATO FOCUS).

Rimanendo in zona e ribadendo in maniera forte e chiara che non abbiamo alcuna intenzione di strumentalizzare l’allarme, trasformandolo nella sua versione deteriore, cioè in allarmismo, avvertiamo comunque il dovere professionale di illustrarvi un’altra storia che non è fondata sul “sentito dire”, ma su atti ufficiali, formalizzati e sacramentati e su una perizia, realizzata da un professionista di grande competenza.

Il caso è innescato da una doverosa e lodevole segnalazione, fatta nell’anno 2015, dal comandante dei vigili urbani di Santa Maria Capua Vetere, Salvatore Schiavone, all’impresa che ha installato e che gestisce in città il sistema di videosorveglianza, che prima funzionava attraverso un sistema di onde radio, di tipo elettromagnetico, emesse da un’antenna radio installata sulla cima del monte Tifata di San Prisco, proprio nei pressi della struttura dell’acquedotto campano.

Il comandante Schiavone si era mosso perchè, improvvisamente il sistema di videosorveglianza di  Santa Maria Capua Vetere, non funzionava più. Ovviamente questo determinava un grave problema e danneggiava il lavoro della polizia municipale. Un blackout improvviso e apparentemente inspiegabile.

Furono giorni e mesi in cui i rapporti tra il comune di Santa Maria Capua Vetere e l’impresa di videocamere, diventarono tesissimi al punto che lo stesso comune cominciò le procedure per recedere dal contratto.

L’impresa non si arrese agli eventi ed evidentemente, dopo aver controllato le telecamere senza aver trovato alcun guasto al loro interno, decise di svolgere una sorta di inchiesta dando mandato ad un esperto, l’ingegnere Tornatore. E sarà proprio quest’ultimo, dopo mesi di verifiche ambientali,  a comprendere i motivi di quell’inspiegabile morte improvvisa e contemporanea di decine di telecamere. Il professionista, con l’utilizzo di sofisticati sistemi di controllo, scopre che nel 2015, da quando le telecamere non hanno funzionato più,  sono stati installati, proprio sul monte Tifata dove c’era l’antenna delle stesse, dei potenti ripetitori di vari gestori telefonici, che hanno creato una sorta di scudo elettromagnetico che ha accecato l’altra antenna, cioè quella delle telecamere, determinando il guasto delle stesse. Questo campo elettromagnetico pesantissimo crea, oggi, inquietudine in chi abita nell’area.

I luoghi dell’allarme sono quelli contigui agli impianti dei telefonini e che ricadono nel perimetro dei comuni di Santa Maria Capua Vetere e a San Prisco. Le parole, utilizzate dall’ingegnere Tornatore nella relazione, consegnata al sindaco di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra e al comandante dei vigili urbani Salvatore Schiavone, sono tutt’altro che rassicuranti, al limite dell’inquietante.

Tornatore si sofferma soprattutto su via Stellato, arteria ricadente nel perimetro del comune di San Prisco, dove “la potenza delle onde elettromagnetiche era (al tempo delle verifiche di Tornatore, n.d.r.) 5 volte superiore al limite consentito dalla legge.“. Una condizione che non sarebbe mutata nel tempo presente, confermando il pesantissimo inquinamento elettromagnetico di quest’area territoriale che ha come suo baricentro via Stellato.

Tornatore aggiunge nella sua relazione la conseguenza di cui già abbiamo scritto all’inizio di questo articolo: “Era la potenza di queste onde in questo luogo, che eclissava principalmente  il sistema delle telecamere di Santa Maria Capua Vetere.

Questa relazione è stata trasmessa anche, successivamente, al comune di San Prisco. A quanto ci risulta, nulla è successo, a partire da una verifica da parte dell’Arpac, mai avvenuta.

Alla fine, il comune di Santa Maria Capua Vetere è stato costretto a cambiare il sistema di trasmissione che ora avviene attraverso celle telefoniche. Naturalmente le onde elettromagnetiche nell’area di via Stellato, sono sempre quelle registrate nella perizia dell’ingegnere Tornatore. Ovviamente, esiste una letteratura scientifica che collega in qualche circostanza, gravi patologie tumorali, ma non solo, alle pesanti emissioni di questo tipo.

Ora, noi non vogliamo assolutamente sostenere che il livello registrato in via Stellato sia sicuramente pericoloso per la salute. Di questo, però, si dovrebbe occupare il sindaco di San Prisco Domenico D’Angelo che è anche la massima autorità sanitaria del suo comune. Andrebbe coinvolta l’Arpac che esiste proprio per queste cose. Magari è tutto ok, ma è doveroso che questo venga messo nero su bianco dalle istituzioni che dovrebbero essere le istituzioni della responsabilità.