ORE 10:14 ESCLUSIVA. Migliaia di bovini e di bufale non controllati dall’Asl. De Luca costretto a mandare una task force. Pericoli per la salute

2 Maggio 2018 - 10:43

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Secondo voi, perchè l’Asl di Caserta, dunque la regione Campania, dunque i contribuenti di detta Regione, dunque, in quota parte, i contribuenti della Nazione che pagando le loro tasse innescano i trasferimenti che dallo Stato arrivano alla regione Campania, ha a disposizione un vero e proprio plotone di veterinari, tra effettivi e avventizi? Perchè gli animali da macello o quelli che producono il latte, insomma, quelli che hanno a che fare con i cibi principali che vanno a finire sulle nostre tavole, devono essere controllati in maniera stringente e severa, in modo da verificare, in una scansione temporale prestabilita e rigidamente rispettata se quegli animali sono apposto per la mungitura o per la macellazione? Perchè devono essere apposto, in parole povere, sul fronte brucellosi, ma, verrebbe da dire ultimamente, soprattutto su quello della tubercolosi, malattia che di recente è tornata minacciosa con una recrudescenza storica largamente inattesa, anche nelle nostre zone.

La provincia di Caserta è popolata da moltissime stalle. Più grandi, più piccole e così via. Queste attività imprenditoriali sono censite all’interno di un registro che l’Asl dovrebbe utilizzare per muovere in maniera razionale ed organica il plotone dei suoi veterinari. Ma evidentemente 120 di loro non bastano a compiere il lavoro.

A quanto ci risulta sono rimaste incontrollate decine e decine di stalle e forse migliaia di capi di bestiame tra cui mucche, vitelli, manzi e bufale. Un rischio enorme per la salute dei cittadini.

Poi, pensi a chi dovrebbe esercitare il controllo, per questa particolare sezione funzionale, su Mario De Biasio, un direttore generale tra i peggiori della storia della sanità casertana, e dai un senso al moto di sorpresa che ti percorre: il controllore, udite udite, dovrebbe essere Paolo Sarnelli che i lettori di Casertace hanno ben imparato a conoscere, ai tempi in cui incredibilmente, da capo del servizio veterinario della regione Campania, fu nominato commissario dell’ospedale civile di Caserta, quasi a dire li dentro ci sono solo animali quindi veditela tu.

Sarnelli fece cose dell’altro mondo. Tutte scritte nell’archivio di Casertace.

E allora, verrebbe da dire: chi controlla il controllore?

Questa è una brutta, bruttissima storia. Non stiamo né enfatizzando, né esagerando. Sappiamo che molte resistenze si sono registrate anche all’interno degli uffici regionali dell’area veterinaria per assumere una decisione drastica, difronte agli allarmi che arrivavano soprattutto dalle relazioni che i Nas dei carabinieri inviavano alla Procura e alla Regione.

Per cui, alla fine, si è deciso di creare una task force straordinaria formata da una settantina di ispettori scelti direttamente dalla Regione e molto spesso scortati dai carabinieri nelle varie stalle, dove evidentemente taluni allevatori erano abituati a ben altri controlli o addirittura a non controlli.

Insomma una sorta di commissariamento ad acta dell’Asl di Caserta per quanto riguarda il servizio veterinario.

Due domande al direttore generale De Biasio: ma lei ha avviato un’inchiesta interna per questi gravissimi fatti? Tra i veterinari in servizio c’è uno o più di uno che non ha o non hanno assolto ai doveri imposti dalla loro funzione che poi era funzione di tutela della salute dei cittadini-consumatori?

Risponda, De Biasio. La sua direzione è stata catastrofica. Niente di personale per carità. Non ci siamo mai visti, non ci siamo mai incontrati e non abbiamo mai parlato. Casertace si limita a commentare gli atti da lei compiuti, l’impostazione rozzamente clientelare del suo agire che si concretizza, facciamo una brevissima variazione sul tema trattato in questo articolo, in una  forsennata corsa ad affidamenti, ad assunzioni più o meno precarie, soprattutto di tipo elettorale che stridono con l’indifferenza mostrata rispetto ai vari temi, alle vere questioni relative ad un’offerta di servizi sanitari degni di un Paese civile.

Insomma, De Biasio: anche per lei, l’espressione “interesse collettivo” è la grande sconosciuta della sua esistenza di pseudo manager.