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Ormai per assistere a un concerto al Palamaggiò devi ipotecare la casa: parcheggio a 10 euro e abusivi scatenati

17 Maggio 2019 - 19:10

CASTEL MORRONE (Maria Concetta Varletta) – Assistere a un concerto musicale organizzato all’interno del Paladecò (ma ancora comunemente appellato col vecchio nome di Palamaggiò) può rivelarsi impresa ardua.

O meglio, impresa adatta a chi è veramente motivato dalla passione per quel determinato artista, dall’amore per la musica o semplicemente dalla curiosità di assistere ad uno show, perché i moderni concerti musicali sono sempre più improntati ad essere dei veri e propri spettacoli di intrattenimento. Diciamo, in ogni caso, che non è una passeggiata.

Con spirito di documentazione giornalistica, abbiamo deciso di prender parte, ieri sera (giovedì 16 maggio), al concerto di Marco Mengoni, cantante pop tra i più noti degli ultimi anni, che muove in ogni suo concerto masse di fans massicce.

Quella del Palamaggiò (noi nostalgici lo chiameremo sempre così) è stata la prima delle due date campane del suo “Atlantico Tour”.

Il palazzetto si è riempito di spettatori che arrivavano da tutta la Campania (un discreto numero anche da altre regioni) ciascuno forte dell’acquisto di un biglietto dall’importo medio di circa 40 euro (media approssimativa tra il prezzo dei biglietti meno costosi, quelli per il parterre in piedi, e quello più consistente – nella misura di 60 euro e più – delle tribune).

Al netto della qualità dello spettacolo – molto alta, ma lo scopo di questo articolo non è recensire il concerto – per noi è stato interessante fotografare quel vero e proprio “ecosistema” di business collaterali, alcuni legittimi, altri a nostro avviso meno legittimi, che intorno allo stesso si sono sviluppati. Il discorso può comunque estendersi, in linea di massima, a tutti gli spettacoli (anche teatrali, per esempio) che si svolgono all’interno della struttura Palamaggiò.

Il dato di fatto che ne abbiamo tratto è fondamentalmente uno: per assistere a un concerto non basta stanziare solo la cifra in denaro corrispondente al costo del biglietto prescelto. L’investimento economico che si è quasi obbligati a fare si articola in un’altra serie di spese.

Partiamo dal parcheggio, che rappresenta forse la spesa collaterale più discutibile: l’entrata nell’ampia area parcheggio della struttura sportiva costa ben 10 euro per auto.

Se si arriva al Palamaggiò in automobile parcheggiare all’interno si rivela una scelta quasi obbligata, essendo pressoché inesistente una possibilità di parcheggio alternativa.

Anzi, no, in verità esiste, e si configura nell’alimentare il parcheggio abusivo, che in questo stato di cose trova la sua naturale dimensione.

Al tuo arrivo nei pressi del Palamaggiò, decine di parcheggiatori abusivi ti invitano con grandi gesti delle braccia a risparmiare sul parcheggio “ufficiale” imboccando una delle stradine sterrate che lo costeggiano. Tantissime auto, dunque, finiscono per incastrarsi in un tetris infernale di carrozzerie multicolor che si fanno spazio tra i cespugli e le sterpaglie. Ma per spender meno si fa questo ed altro.

La tariffa degli abusivi, in ogni caso, è più vantaggiosa di quella ufficiale, ma è comunque modulata a discrezione – potremmo dire anche “a simpatia” – del parcheggiatore: ognuno fa il suo prezzo a seconda dell’auto (del valore, del modello o della dimensione) o dei passeggeri, a cui spesso viene chiesto un contributo fisso pro-capite.

Certo i 10 euro chiesti all’ingresso del Palamaggiò rappresentano una cifra non irrisoria, soprattutto alla luce del fatto che si aggiunge a quella già consistente del prezzo del biglietto e che, di fatto, quel che si paga è solo l’occupazione del suolo. La cooperativa, infatti, declina ogni responsabilità per qualsiasi tipo di danno che possa verificarsi all’autovettura depositata.

L’area parcheggio della struttura arriva a contenere circa 1500 auto; ieri sera le auto parcheggiate erano circa 1000.

Deduciamo dallo scontrino fiscale, regolarmente emesso, che l’incasso della serata (approssimativamente 10mila euro) è stato incassato dalla cooperativa “Park Sacchi”, sede legale in via Giulia 21 a Caserta.

Esistono, poi, i business che prima abbiamo definito legittimi, almeno nella misura in cui non sono imposti obbligatoriamente a coloro che partecipano al concerto.

Il principale è sicuramente quello dei chioschi di vendita di bibite e panini: i prezzi sono comunque maggiorati rispetto all’ordinario, ma nulla vieta di portar da casa cibo e bevande, le quali vengono solo private dei tappi (per ragioni di sicurezza) prima di entrare nel palazzetto. Abbiamo notato che i punti ristoro interni sono gestiti dalla stessa cooperativa “Park Sacchi”.

Stesso discorso per i banchi di vendita del merchandising ufficiale del tour, business altrettanto legittimo. Anche intorno a questo, tuttavia, si sviluppa la piaga dell’abusivismo: di nuovo decine e decine di ambulanti cercano di propinarti gadgets di ogni tipo a prezzi di molto inferiori rispetto a quello degli stand ufficiali.

L’ultima nota va fatta nuovamente sul parcheggio: se entrarvi con l’auto ci è costato 10 euro, uscirvi con la stessa auto ci è costata un’ora e mezza di vita.

Il sistema di defluizione delle vetture è pressoché inefficace: un solo varco d’uscita per il quale non è previsto nessun sistema di incanalamento.

Immaginate un migliaio di auto che avanzano tutte insieme all’arrembaggio di una unica via d’uscita, arrivando per di più dalle più diverse direzioni.

Quello che ne consegue è una congestione infernale, nella quale ti viene istintivamente da pensare: nessuno ha previsto un piano di emergenza ed evacuazione?