PARLA CAMILLO BELFORTE: “Mi hanno detto che Agostino Piccolo ‘a palla fu specchiettista negli omicidi di Raffaele della Bella Napoli, di Ascaniello e del figlio del gioielliere”

2 Maggio 2022 - 11:27

In calce all’articolo, proponiamo due documenti molto interessanti contenenti testimonianze rese, in veste di collaboratori di giustizia, dal figlio di Salvatore e da Mario Russo. Quest’ultimo parla dell’attività lucrosa, gestita da Agostino Piccolo insieme ad Andrea Letizia, nell’imposizione dei gadget a imprenditori e commercianti

 

MARCIANISE(g.g.) Stessa spiaggia, stesso mare. Paleo tormentone  eci aggiungiamo anche una botta di cinematografia, e allora, c’eravamo tanto amati. Senza voler essere blasfemi diamo anche un colpetto alla prima riga della Bibbia, genesi, in principio erano tutti uniti, tutti in concordia, tutti a fare i camorristi sotto alla stessa bandiera cutoliana.

Poi, dopo che i vecchi clan, la cosiddetta nuova famiglia, vinse la sanguinosa guerra con la nuova camorra di “don Raffaele”, ognuno andò per la sua strada. E furono dolori. Dolori e morti con Marcianise trasformata in un far west non certo per dire, al punto che il prefetto di allora dovette sancire un coprifuoco senza precedenti e che in nessun’altra parte è stato mai deciso.

Belforte e Piccolo, Mazzacane e Quaqquaroni. Una lunga storia di alleanze, di scissioni e di morte. Famiglie compatte in ogni momento, con i figli dei grandi boss subito attivi. I Belforte e i Piccolo dunque si sono amati, poi odiati e anche durante e dopo la loro guerra, si sono sempre fiutati.

Stessa spiaggia, stesso mare: non doveva essere un posto molto sicuro e i segni li porta ancora oggi, il litorale di Pescopagano che segna il confine tra il comune di Castel Volturno e quello di Mondragone. In una casa villeggiavano i Belforte, in un’altra più in là, stavano i Piccolo. “Ma cercavamo di stare distanti“, racconta il collaboratore di giustizia Camillo Belforte, figlio di Salvatore, co-leader del clan vincente insieme al fratello Domenico, conosciuto come Mimì Mazzacane.

Storie di bambini che bambini non lo sono stati mai perchè Camillo Belforte e Primo Letizia erano compagni di giochi. Giochi fino ad un certo punto, perchè quando i Belforte erano in pace con i Letizia e Giovanna Breda, mamma di Primo Letizia, frequentava da amica la casa dove abitava la moglie di Salvatore Belforte Concetta Zarrillo e lo stesso Camillo, questi, giocosamente, una sera, spaccò con un bastone il faro dell’auto della Breda, venendo punito duramente, così racconta lui stesso, da sua madre.

Poi le cose andarono come andarono: la Breda fu uccisa per ordine dei Belforte, in quanto avrebbe rivelato segreti del clan a un carabiniere divenuto suo amante. E da allora, ammesso e non concesso che l’avessero mai avuta, visti i contesti in cui avevano trascorso gli anni dell’infanzia, Camillo Belforte e Primo Letizia ragazzini non lo furono più.

Primo Letizia si mostrava freddo con Camillo Belforte e questi non capiva perchè. Poi qualcuno gli avrebbe detto che Primo Letizia considerava lui e la sua famiglia degli infami in quanto avevano ordinato l’omicidio di sua madre e di suo padre Biagio Letizia.

Nelle testimonianze di Camillo Belforte, pubblicate nella recente ordinanza che ha portato all’arresto, il quale peraltro è stato confermato al tribunale del Riesame, di Agostino Piccolo, capita che il figlio di Salvatore Belforte mostri qualche ricordo un pò selettivo. Se è vero infatti che alcuni episodi che racconta appartengono ad una storia troppo datata, ad anni in cui lui era veramente molto piccolo o addirittura non era ancora nato, è anche vero che certi suoi racconti per sentito dire sono esposti in maniera abbastanza precisa, salvo poi non associare mai agli stessi un’indicazione precisa, nominale, di chi quelle storie di sangue e di camorra gli aveva raccontato.

L’ordinanza focalizza l’attenzione su Agostino Piccolo, figlio di Salvatore Piccolo, fratello di Antimino Piccolo, boss e capoclan ucciso nella famosa strage di San Martino e di Angelo Piccolo, ucciso davanti al girarrosto in quel di Casoria.

E’ stato sempre considerato un pò sfaticato – racconta Camillo Belforte – ma comunque è stato costantemente attivo, svolgendo attività di supporto per le estorsioni e ricoprendo il ruolo di specchiettista negli omicidi compiuti dal suo clan.”

E qui Camillo, non ricordando ancora una volta chi gli abbia raccontato queste vicende, consegna alla storia più che alla possibilità di contestare ad Agostino Piccolo una vera responsabilità giudiziaria, il ruolo che quest’ultimo avrebbe svolto in tre distinti omicidi: “Mi risulta che Agostino Piccolo abbia fatto da specchiettista nei delitti di Raffaele della Bella Napoli, di Ascaniello e del figlio del gioielliere”.

Delle attività criminali di Piccolo ha parlato sempre nel 2015 l’altro collaboratore di giustizia Mario Russo: “Frequentava la casa di Andrea Letizia e insieme a questi svolgeva un’attività molto florida, molto lucrosa, imponendo i gadget natalizi a imprenditori e commercianti.”

Le testimonianze di Camillo Belforte di Salvatore e di Mario Russo le pubblichiamo integralmente, nella parte che Dda e gip hanno ritenuto di dover inserire all’interno dell’ordinanza, in calce a questo articolo. Si tratta di documenti molto interessanti soprattutto per chi intende approfondire la conoscenza storica dei meccanismi organizzativi ma anche degli aspetti psicologici e antropologici, insomma di un contesto totalmente privo di cultura della buona civiltà, che hanno segnato tutta la vicenda, costellata di morti, lutti e migliaia di offese criminali, del rapporto tra queste due famiglie di camorra.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA