POLICLINICO. Carlo Marino il pataccaro: fosse dipeso dal comune, col cavolo che arrivava. Eppure lui si bea sparando cifre iperboliche, grazie all’ignoranza dei suoi concittadini

23 Gennaio 2021 - 17:17

Ci siamo imbattuti in una comica elaborazione grafica, divenuto post elettorale. Ci fosse stato una schifezza di consigliere comunale di opposizione o presunta tale a dirgli che la Fontana di Trevi fu Totò a tentare di venderla allo stralunato turista americano

 

CASERTA (Gianluigi Guarino) Il problema è sempre lo stesso: far leva sulla scarsa o pressochè inesistente conoscenza dei fatti da parte della gente, a cui contribuisce anche una disinformazione che stavolta sarebbe meglio definire “non informazione”, su quelli che sono temi di fondamentale importanza per la vita e il futuro della città di Caserta ma anche di tutta la provincia.

Il sindaco del capoluogo Carlo Marino, che si sente già in campagna elettorale, può permettersi di propinare una delle sue specialità della casa: la patacca. Lo può fare tranquillamente per un solo motivo, ma proprio uno solo: l’ignoranza derivata dal fatto che la gente non legge, i cittadini di Caserta vivono nella insensatezza, nella inconsapevolezza di sè. Insomma, allo stato brado, come certe specie animali.

E’ così, altrimenti non potrebbero votare sempre gli stessi Mimmo Guida, Garofalo, Di Lella, Massimo Russo e compagnia. Invece, se leggessero, se si informassero, se partecipassero, se, in definitiva, si sentissero almeno per 5 minuti al giorno cittadini, voterebbero operando una valutazione discriminante sulla competenza, sull’attività reale all’interno del consiglio comunale e all’interno delle commissioni.

In un deserto della cittadinanza, in un deserto della partecipazione, anche indiretta, alle cose della città, va da sè che hanno gioco facile tutti quelli che la politica la fanno al servizio dei propri interessi. Ad esempio, se Carlo Marino avesse ottenuto una candidatura alle elezioni politiche del 2018, avrebbe abbandonato baracche e burattini andandosene a Roma.

Se oggi, nonostante un Pd totalmente spaccato ed una coalizione che ha il suo mastice, il suo gradiente in un affarismo che è scritto nelle determine e negli atti amministrativi, oggetto di decine e decine di nostre inchieste giornalistiche, è perchè fra due anni, vuol ritentare, ancora una volta, la scalata al Parlamento, suo vero obiettivo da molti anni a questa parte, rispetto alla quale torna utile anche la carica di presidente della sezione campana dell’Anci, a cui Marino è andato proprio per sfoggiare un requisito in più, in sede di battaglia per decidere i candidati alle prossime politiche.

In un qualsiasi altro comune italiano o europeo, un post come quello pubblicato dal sindaco di Caserta nel suo profilo Instagram, sarebbe stato spernacchiato e sbugiardato. Il comune capoluogo, a suo tempo, mise a disposizione dei suoli per la costruzione del nuovo policlinico. Questa disponibilità fu utilizzata dall’unica centrale di committenza di questa storica edificazione: l’allora seconda università degli studi di Napoli, divenuta poi università della Campania Luigi Vanvitelli.

Il Policlinico si struttura attraverso un consorzio che, come abbiamo scritto decine e decine di volte noi di CasertaCe, è costituito da due ministeri, quello della Sanità e quello dell’Università, titolari del 95% delle quote, con un residuo 5% nelle mani della Regione Campania.

Il comune di Caserta non c’entra. E se fosse stato per Carlo Marino o anche per i suoi predecessori, col cavolo che sarebbero ripresi i lavori del policlinico. Però, la gente non sa un cazzo, è ignorante e i casertani si permettono anche di sputare “sentenze social” che ovviamente non contengono un’argomentazione solida nemmeno a cercarla col lanternino. Questo qua rifila un paccotto stile vecchia Duchesca, dando ad intendere che i 176 milioni di euro, importo complessivo dell’operazione policlinico, siano stati messi dal comune di Caserta o da questo procacciati.

350 posti letto vengono sfoggiati come una conquista di un’amminsistrazione comunale che non riesce nemmeno ad aggiustare le buche nelle principali strade della città, figuriamoci, se avesse avuto in mano la potestà di una roba complicata come il policlinico.

Noi sappiamo bene che questo articolo lo consulteranno i nostri lettori e tanti altri rimarranno perfettamente ignoranti sulla materia, ma, diciamocela tutta, rimarranno ignoranti tout court, complessivamente. Ovviamente, la cosa non ci limita perchè scrivere articoli con questi, per noi è un dovere. Lo sentiamo come tale, avendo smesso da tempo di sperare che lo strumento culturale, dell’elaborazione di atti e di documenti, possa rappresentare un’elaborazione della propria esistenza che i casertani siano veramente in grado di crearsi, migliorando se stessi, le proprie scelte e, conseguentemente, la città in cui vivono in condizioni vergognose, in condizioni che sarebbero state indegne anche nel 1950, cioè nell’immediato dopoguerra, sorretto dal piano Marshall.

Perchè il discorso è sempre lo stesso: se c’è un sindaco che può permettersi di rifilare patacche come questa; se nelle procedure di gara per concessioni ed appalti vari, se la Ecocar può festeggiare tra qualche giorno il terzo anno di proroga su un contratto di 5 anni, scaduto ad inizio 2018; se il signor Dresia se ne fotte e al comune non rimette neppure quel miserabile 15% di incassi per un parcheggio che ormai è diventato, insieme all’ex caserma Pollio, una proprietà privata di questa vivace famiglia delle zone popolari della città; se, tutto questo, ripetiamo, può succedere, è perchè lo sfascio materiale e morale di Caserta rappresenta la proiezione, l’estensione speculare del livello di chi questa città abita.

QUI SOTTO IL POST DI CARLO MARINO SU INSTAGRAM