POLITICA E CAMORRA. Il racconto del pentito: “Antonio Iovine litigò con il killer Enrico Martinelli e non controllò più il sindaco di S.CIPRIANO. Vi racconto chi è il politico Orlando Diana, i suoi rapporti con Michele Zagaria e…”

14 Giugno 2022 - 13:50

Ricordiamo che ad oggi la moglie di Diana, super indagato nell’indagine sui servizi socio sanitari, è ancora consigliera comunale nel suo paee dall’alto dei 600 voti di preferenza raccolti e solo a gennaio, all’indomani della bufera giudiziaria che ha colpito il marito, si è dimessa semplicemente dalla carica di presidente del consiglio. E la prefettura osserva

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Ci sono collaboratori di giustizia che pur non appartenendo alla primissima fila dei boss, forniscono un contributo anche più prezioso di quello erogato da chi è stato al comando delle operazioni di camorra e ora è passato nelle strutture di protezione dello stato in quanto pentito.

Questo Francesco Barbato, per esempio, racconta fati con dovizia di particolari relativamente ai rapporti spazio-tempo. Dunque, luoghi precisi e precisamente identificati, date poco approssimate. E allora è chiaro che Francesco Barbato, che dal 2005 in poi si è legato soprattutto a Nicola Schiavone junior, diviene un riferimento interessante per chi vuol capire come funzionassero le cose nei primi anni del secolo, quando lui, appariva più vicino al mondo criminale di Michele Zagaria.

I suoi interlocutori principali, infatti, erano Massimiliano Caterino detto o mastrone, che noi abbiamo sempre considerato il luogotenente più fidato di Zagaria, ma anche Orlando Diana il quale se oggi ha 42 anni, al tempo ne aveva 25 ma era già proiettato verso una dimensione che l’avrebbe portato, anche attraverso la politica attiva, a diventare  un imprenditore di successo dove per successo intendiamo di danari, senza perdere però i contatti organici con le strutture interne del clan.

A 25 anni, Orlando Diana era, invece, uno che, secondo Francesco Barbato, faceva la camorra a tempo pieno. E la faceva già a tretto contatto di gomito con il suo protettore Michele Zagaria. Ed eccolo un racconto interessante, dotato di quei dettagli, di quelle specificità narrative che lo rendono, almeno ai nostri occhi, ma anche agli occhi dei magistrati della Dda, credibili: Massimiliano Caterino – racconta Barbato – lo considerava un uomo di grande fiducia al punto da consegnargli i soldi provento delle estorsioni, evidentemente realizzate in nome e per conto di Michele Zagaria. Barbato nascondeva il danaro in un luogo ben preciso, cioè in una casa disabitata di via Tonachelle di San Cipriano, in una cucina di legno. Una zona, quella di via Tonachelle, che Barbato frequentava spesso dato che lì al tempo, non sappiamo oggi, abitava il padre.

Quando poi era necessario, quei soldi lui li roconsegnava a Massimiliano Caterino ma anche ad Orlando Diana che dunque si muoveva in maniera organica rispetto alle attività criminali del clan dei casalesi.

Per quanto riguarda la carriera politica, Francesco Barbato traccia anche una linea di discrimine tra il tempo in cui la politica di San Cipriano era controllata direttamente da Antonio Iovine o ninno e quella in cui, nella partita del controllo politico, entrò, in coincidenza con l’avvento delle sindacature di Enrico Martinelli, anche Michele Zagaria che inserì in consiglio comunale e in giunta, proprio Oralndo Diana che oggi si fa rappresentare dalla moglie Giuseppina Barbato cugina del propalante Francesco Barbato e che fino a gennaio ha ricoperto la carica di preseidnete del consiglio comunale , dall’alto delle 600 e passa preferenze personali raccolte, in un’elezione in cui, forse non a caso, l’unico candidato sindaco in campo è stato Vincenzo Caterino che da poco Giovanni Zannini ha messo a capo della Gisec, cioè deilla gestione degli impianti rifiuti di tutta la provincia di Caserta.

Oggi la Barbato fa parte ancora del consiglio, dopo essersi dimessa dalla presidenza a seguito della bufera giudiaziaria che ha travolto il marito Orllando Diana.

E qui ci sarebbe da ragionare un attimo su quello che è il metodo di lavoro della Prefettura di Caserta, che ha deciso, ad oggi, di dare un’occhiata al comune di Sparanise, ugualmente zanniniano attraverso la nomina di una commissione d’accesso, mentre non l’ha fatto per S.Cipriano, nonostante che anche in questo comune si registrino, seppur attraverso la figura della moglie di Orlando Diana, significative implicazioni con l’indagine, ancora in corso, della Dda e della Squadra Mobile di Caserta, sul sistema che ha relazionato il clan dei casalesi agli appalti per i servizi sociali.

FRancesco Barbato svela anche un retroscena interessante: Antonio Iovine non è più l’azionista unico della politica di S.Cipriano da quando ha uno screzio con un altro Enrico Martinelli, cugino diretto del sindaco e soprattutto killer del clan dei casalesi, al servizio degli Schiavone.

Attenzione, però, non è che Antonio Iovine venga tagliato fuori. Nel 2005 o giù di lì, ad esempio, Enrico Martinelli nomina alla carica di vicesindaco, al tempo in quota Alleanza Nazionale di Mario Landolfi e Gennaro Coronella, il figlio dell’imprenditore Paolo Caterino, cioè Giacomo Caterino, che poi transita nell’area di Sandro De Franciscis e quindi nel centrosinistra monopolizzato dallo stesso De Franciscis e da Nicola Ferraro, mentre suo padre Paolo va addirittura a stare, sempre dentro a quest’area politica, il consigliere comunale a Caserta, all’interno della maggioranza che sosteneva Nicodemo Petteruti, l’ingegnere che De Franciscis riuscì a far eleggere sindaco della città.

I rapporti tra Francesco Barbato e Orlando Diana peggiorano fino ad interrompersi dopo il 2005, cioè quando accade quella vicenda rosa di cui abbiamo scritto più volte nei giorni scorsi. Barbato infatti molla Diana perchè questi mentre era fidanzato con sua cugina Giuseppina Barbato, aveva aperto una relazione con Anastasia Corvino, al tempo fidanzata di un altro Francesco Barbato, precisamente di Franco Barbato, cugino diretto a sua volta dell’attuale collaboratore di giustizia.