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Rapina di camorra al Lido verde. Ecco la prova che il clan dei Casalesi intervenne e che i titolari hanno detto bugie per paura

30 Novembre 2019 - 17:35

CASTEL VOLTURNO – Abbiamo letto con molta attenzione un primo stralcio dell’ordinanza che ieri, venerdì, ha portato all’arresto del giovane Luciano Vassallo di Lusciano.

Dunque, non servono gli antefatti perché già il 21 luglio scorso Casertace raccontò degli episodi di violenza verificatisi nella notte, durante una festa organizzata nel Lido Verde di Castel Volturno.

Dall’ordinanza, però, si apprendono diverse altre cose, al di là del già menzionato ruolo della giornalista Marilena Natale, la quale, avvertita dal figlio della presenza armata di Luciano Vassallo, chiama i Carabinieri.

Sono quelli del gruppo di Aversa, che la avvertono che sul posto si è già recata una volante della Polizia di Stato.

La Natale, inoltre, riesce a inviare un messaggio attraverso Instagram direttamente a Luciano Vassallo, dicendogli che ha le ore contate e che presto verrà arrestato e spedito al carcere di Secondigliano.

Questi particolari erano, almeno in larga parte, già noti.

Mentre non era noto che i titolari del lido contattarono, subito dopo che Vassallo, agitatissimo e probabilmente preda di sostanze, aveva asportato dalla cassa la cifra di mille euro, un tal Granata, che dovrebbe essere colui che si occupava della vigilanza del lido e che quest’ultimo chiamò, a sua volta, un certo Dino, che risponde al nome di Secondino Costanzo, pluripregiudicato per reati di camorra e considerato una sorta di capozona di Lusciano.

Dino Costanzo è lo zio di Luciano Vassallo e Granata gli racconta ogni dettaglio “dell’inferno”, così lo definisce, causato dal nipote del ras nella notte del Lido Verde.

Per carità, la paura per l’intimidazione e per la minaccia che la camorra può infliggere a un imprenditore, giustifica, in qualche modo, la scelta di non parlare, di non denunciare.

Ma Lorenzo e Luciano Spina, titolari del lido, non è che facciano una grandissima figura.

Non tanto perché negano che il fatto capitato sia stato gravissimo, non tanto perché fingono di non riconoscere in foto Luciano Vassallo, ma perché attivano un meccanismo di chiarimento camorristico che quasi pretendono, in quanto probabilmente sono vittime di estorsione.

Così Granata propizia un incontro al “Vulcano Buono” di Nola tra gli Spina e Francesco Cantone detto “barilotto”, probabilmente emissario di Dino Costanzo e dello stesso Luciano Vassallo.

Tutto viene sistemato e Granata ci mette una pietra sopra dicendo ai due Spina: “Vi mando una nuova squadra di vigilanza totalmente affidabile. Basta che pagate”.

Quando padre e figlio vengono convocati dai Carabinieri di Parete, nonostante le esortazioni della Natale a raccontare la verità, il padre dice al figlio di rifugiarsi nei “Non ricordo” qualora l’interrogatorio fosse diventato incalzante.