ROBA DA CINEMA: ???? Su ogni recupero di 50 euro di morosità nell’Ordine Provinciale degli Infermieri, all’avvocato, figlio di…Fials, va il 134%, cioè quasi 70 euro

27 Novembre 2018 - 18:24

CASERTA(g.g.) Non ha ragione, ma ha stra-ragione Gennaro Mona, presidente provinciale dell’Ordine professionale degli Infermieri, ex Ipasvi, oggi, dunque, Opi.

Ha ragione in termini di principio e anche in termini di prassi operativa, se la sua premessa sull’inadempienza di chi ha amministrato il collegio in passato è vera.

La morosità è un segno di irregolarità e, ci concediamo una botta di moralismo, di riprovevole consuetudine di un rapporto relativista tra l’individuo e una comunità, nel caso di specie in un Ordine professionale normativamente costituito.

Per cui è cosa buona e giusta che in organismi dirigenti richiamino formalmente all’ordine chi è in arretrato con il pagamento delle quote, ricitando il caso di specie, in arretrato con la quota di 50 euro annui, che ogni infermiere casertano, come del resto ogni infermiere italiano, è obbligato a pagare.

E se in passato, come sostiene Mona, c’è stato lassismo, occorre assumere oggi un atteggiamento più rigido e finalizzato al rispetto del contratto associativo tra iscritto ed Ordine.

A quanto ci risulta, l’Opi di Caserta annovera nei suoi ranghi un legale che si occupa, per contratto, dei contenziosi per cui, dato che l’Ordine già spende soldi per pagare questo professionista, non dovrebbe essere nemmeno in discussione il dato che a quest’ultimo venga affidata la funzione fondamentale che, giustamente, Mona considera tale, di persuadere gli iscritti morosi a pagare ed, eventualmente, procedere con le sanzioni disciplinari, qualora questa inadempienza dovesse persistere.

Nell’intervento che il presidente ha messo nero su bianco e che è una delle poche cose presenti e visibili nel sito internet istituzionale, un vero e proprio porto delle nebbie, in cui diventa autentica missione impossibile entrare per consultare atti deliberativi riguardanti l’utilizzo del fiume di danaro che comunque gli infermieri (circa 6.000, con 250 mila euro all’anno, al netto dei morosi) mettono a disposizione del proprio Ordine, dicevamo, in questo scritto non viene indicato un aspetto fondamentale della vicenda, anzi due aspetti, intimamente connessi tra di loro.

A questi se ne associa anche un terzo che pure va adeguatamente considerato.

Primo aspetto. L’Opi di Caserta non utilizza l’avvocato che si occupa, per contratto, delle faccende legali, ma un professionista esterno.

Secondo aspetto. Questo professionista esterno, leggete bene perchè la questione lascia davvero increduli anche chi come noi, da anni e anni commenta le gestioni allegramente creative, chiamiamole così, dell’organizzazione di categoria degli infermieri casertani, incassa 68 euro e 79 centesimi per ogni quota di 50 euro non versata negli esercizi passati e recuperata oggi.

In poche parole, mentre a noi giornalisti viene applicata una mora del 10% sulle quote non versate nei tempi previsti dagli statuti, gli infermieri di Caserta devono pagare il 134% rispetto alla cifra di competenza. Secondo noi, una roba del genere non si verifica in nessun’altra sezione provinciale di un qualsiasi Ordine professionale italiano.

Insomma, il presidente Mona è smemorato e dimentica di scrivere nella sua lettera aperta del ricorso al professionista esterno, che pubblichiamo integralmente in calce a questo articolo, e soprattutto del fatto che questi, su ogni quota di 50 euro recuperata, ne incassa altre 67 di spese legali, tutte a carico dell’infermiere moroso.

Va da se che siamo a cifre iperboliche, inaccettabili e che meriterebbero di essere affrontate da chi viene diffidato in maniera tale da lasciare l’Ordine provinciale di Caserta, iscrivendosi ad un’altra area territoriale, in modo da conservare il diritto di stipulare, di poter firmare lo stesso un contratto di lavoro e altro, ancora pertinente alla professione.

Terzo aspetto, ovviamente pure non citato nella lettera del presidente e intimamente legato agli altri due, propedeutici a questo che diventa sicuramente il più interessante. L’avvocato in questione non è un professionista figlio di un autotrasportatore, di un medico, perchè no, di un ingegnere, di un autoferrotranviere, di un fisico nucleare, di un astronauta, di un ballerino di lap dance. No, il professionista in questione, è figlio di un infermiere iscritto all’Ordine professionale e iscritto alla sezione provinciale di Caserta, cioè all’aggregato territoriale da cui è partita l’iniziativa del recupero delle somme non versate.

Siccome noi, a differenza del presidente Mona, non abbiamo problemi a fare nomi e cognomi, dato che non discutiamo minimamente le qualità del professionista qui in ballo, ma la scelta assurda degli organismi dirigenti dell’Ordine degli infermieri, vi diciamo che il fortunato è l’avvocato Vincenzo Coppola di Aversa, figliolo del senz’altro ottimo e valoroso infermiere Giuseppe Coppola, Peppe per gli amici, che tra le sue qualità più evidenti ha quella di essere un iscritto di prima schiera del rinomato sindacato Fials dei fratelli Salvatore e Giuseppe Stabile, anche lui Peppe per gli amici, uomo che quando si è presentato alle elezioni ad Aversa non ha mai raccolto, chissà perchè, meno di mille voti di preferenza.

Questa è la situazione. Poi, magari, in termini di diritto questa cosa si potrà anche fare. Magari, perchè noi non abbiamo ancora approfondito gli aspetti giuridici di questo recupero delle somme e gli elementi di legittimità che qualora ci fossero, non avremmo difficoltà a riconoscere, al di la della riprovazione indiscutibile ed inemendabile relativa all’etica della gestione della sezione casertana dell’Ordine degli Infermieri, di spese legali pari al 134% della cifra annuale non versata, tutte a carico dell’infermiere raggiunto dalla implacabile missiva dell’avvocato Coppola.

Da un pò di tempo, non ci occupiamo più delle vicende degli infermieri associati casertani. Lo abbiamo fatto oggi perchè avendo saputo che sui 6 mila iscritti, un migliaio cioè circa il 18% è in ritardo con una o più annualità. Mille per 68 euro e 79 centesimi, cioè per la cifra incassata su ogni pratica dall’avvocato, fanno quasi 70 mila euro. Cifra che può crescere ulteriormente in presenza di morosità pluriannuali.

E, allora, sarà giusto, in attesa di una replica del presidente Mona che auspichiamo e che accetteremo come ulteriore contributo ad un dibattito sul modo in cui vengono spesi i soldi degli infermieri (si è parlato, anche giustamente, sempre di Pino Letizia ma non è che poi le gestioni successive siano state tanto meglio), continuare nel filone iniziato oggi.

Prossimo articolo, dal titolo “Trasparenza e compensi dei consiglieri“. Quando lo pubblicheremo? Fra una settimana esatta, cioè martedì prossimo 4 dicembre a meno di modifiche della nostra programmazione, che provvederemo eventualmente a comunicarvi.

 

QUI SOTTO IL TESTO DELLA LETTERA FIRMATA DA GENNARO MONA

È paradossale dover registrare che, pur quando si opera nell’ambito di norme imperative di legge, ci sia qualcuno che, è il caso di dire, si inventi irregolarità /o illegittimità, talora, avventatamente, prodigandosi in critiche dell’altrui operato pur di ergersi a giudici ed arbitro senza averne le competenze

È quello che, duole segnalarlo, sta accadendo a seguito dell’invio, da parte dello studio legale incaricato dall’O.P.I. di Caserta, delle lettere di sollecito di pagamento, agli iscritti morosi, delle quote, riferite agli anni precedenti a quello in corso, non pagate.

Giova chiarire, a chi pur dovrebbe già sapere, che il pagamento della quota annuale è obbligatoria per tutti gli iscritti.

Già l’art.4 del D.L.C.P.S. 13 settembre 1946, n. 233, ha disposto che il Consiglio Direttivo provvede all’amministrazione dei beni spettanti all’Ordine.

Tra i beni sono indubbiamente compresi i proventi delle quote annuali, stabilite nel loro ammontare entro i limiti strettamente necessari a coprire le spese di gestione dell’Ordine stesso.

Il successivo art. 11, nell’elenco dei casi in cui la cancellazione è pronunziata d’ufficio, comprende quello della morosità nel pagamento dei contributi previsti dalla legge stessa.

Più recentemente, la legge 11 gennaio 2018, n. 3 – decreto Lorenzin – all’art. 4, conferma, tra i compiti attribuiti al Consiglio Direttivo dell’Ordine, quello dell’amministrazione dei beni allo stesso spettanti e, all’art. 6, conferma tra le ipotesi di cancellazione d’ufficio quella della morosità.

L’impianto normativo richiamato esprime in modo significativamente chiaro l’obbligo, per il C.D., di provvedere all’amministrazione dei beni allo spettanti all’ordine.

Avuta presente la finalità disposta dalla norma, l’attività di recupero della morosità è intrapresa nell’esclusivo interesse degli iscritti che, viceversa, dovrebbero essere cancellati, con conseguente impossibilità di esercitare l’attività infermieristica, sia in regime di rapporto di pubblico impiego o rapporto di lavoro subordinato sia in regime libero professionale.

E’ in questo senso che va letta l’azione intrapresa di sollecito al pagamento delle quote arretrate dando un preciso incarico ad uno studio legale.

Essa va letta anche come azione di tutela nei confronti degli altri iscritti in regola con i pagamenti.

Non va sottaciuto, infatti, che il mancato pagamento della quota annuale rappresenta una mancanza di rispetto, oltre che all’Ordine, proprio nei confronti di quelli che regolarmente provvedono al pagamento ed è causa di notevoli disservizi nell’ambito della organizzazione dell’Ente.

Peraltro, va ricordato che una parte della quota stabilita (circa il venti per cento) va versata alla Federazione calcolata in base agli iscritti al primo gennaio di ogni anno, indipendentemente dalle quote riscosse.

Il sollecito in parola, quindi, è finalizzato anche al recupero di quanto anticipato alla Federazione utilizzando le risorse provenienti dai pagamenti effettuati dagli altri iscritti.

Come ben si vede, trattasi di atto dovuto la cui inadempienza è fonte di

Responsabilità a carico del C.D. e del legale rapp.te dell’Ordine, individuato nella persona del Presidente p.t. che, quindi, dovrebbe rispondere di tale inadempienza, specie agli iscritti che regolarmente provvedono a corrispondere tempestivamente la quota.

Le premesse sin qui esposte connotano di strumentalizzazione quanto da più parti viene scritto e detto finalizzata a discreditare l’attività del nuovo organismo dirigente dell’Ordine che, sin dal primo giorno di insediamento sta alacremente lavorando anche per sopperire a vecchie inadempienze, a tutti i livelli, delle passate gestioni che, in particolare, hanno gestito il recupero delle morosità in modo del tutto privatistico.

In ultimo, vale la pena soffermarsi sull’effetto deterrente sicuramente riconosciuto ad un invito proveniente da un legale che non allo stesso Ente creditore.

Il Presidente OPI Caserta
Dott. Gennaro Mona