Sesso tra il prof di Giurisprudenza e una sua ricercatrice. Ok, dato che il preside Chieffi ha esternato, vi raccontiamo tutta la storia che ben conosciamo

21 Ottobre 2019 - 17:44

S.MARIA C.V.“Ubi maior”…e basta, visto che non scriveremmo mai “minor cessat”, perché con tutto il rispetto del professore Lorenzo Chieffi, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, nonché professore ordinario di Diritto Pubblico Generale, noi siamo noi e non abbiamo complessi di inferiorità, almeno per quanto riguarda la sfera professionale.

Se il preside Chieffi ha ritenuto, oggi, di fornire notizie più precise sulla vicenda dell’arresto della donna accusata di stalking ai danni di un professore di Giurisprudenza, operante alla cattedra di Diritto Pubblico Comparato, allora ci sentiamo più liberi di raccontare questa storia, i cui dettagli conosciamo sin dal gennaio scorso, ovvero da quando la dottoressa Caterina Corsica ci scrisse una lunga e appassionata lettera in cui denunciava quelli che, a suo dire, sarebbero stati i comportamenti sconvenienti, le pratiche sessuali che il professore di Diritto Pubblico Comparato avrebbe tenuto e consumato al cospetto di una giovane ricercatrice applicata allo stesso istituto.

In poche parole, lo schema era il seguente: favori in cambio di sesso.
La lettera la conserviamo ancora oggi e, vista la piega degli avvenimenti, continueremo a conservarla.
Da gennaio in poi, la vicenda ha sviluppato altri capitoli.

Caterina Corsica, unico nome che facciamo in quanto l’arresto ai domiciliari che l’ha colpita rappresenta un atto pubblico rispetto al quale non esistono necessità di rispetto della privacy, aveva presentato una denuncia per diffamazione sulla quale la Procura della Repubblica di S.Maria C.V., dopo aver indagato, ritenne che fosse meritevole di una richiesta di archiviazione, dunque di un proscioglimento totale della ricercatrice, colpita dalla querela.

Caterina Corsica, com’era nel suo pieno diritto, presentò opposizione, ma il Gup, a conclusione di una camera di consiglio, appose la sua firma e il suo timbro su quella archiviazione.
Contestualmente, la querelata insieme al proprio avvocato e insieme al professore, presentarono a loro volta denuncia, mettendo a disposizione dell’autorità inquirente diversi elementi che, a loro dire, dimostravano l’esistenza di un’autentica attività di stalking da parte della Corsica.

L’indagine della Procura è durata diversi mesi ed evidentemente questi elementi devono aver convinto non solo la Procura a chiedere l’arresto della dottoressa Corsica, ma anche il Gip a realizzarlo con il provvedimento eseguito dai Carabinieri l’altro giorno nell’abitazione dell’indagata, nel Comune di Grazzanise.
Questi sono i fatti. Mancano solo i nomi delle presunte vittime. I dettagli della lettera scrittaci dalla Corsica li teniamo, per il momento in freezer, ma se sarà necessario li metteremo a disposizione dei nostri lettori.