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Teatro al Carcere di AVERSA. Quando l’arte può salvare la vita

23 Maggio 2019 - 18:25

CASERTA (c.s.) – Un’opera in musica oggi pomeriggio nel carcere di Aversa. Venti detenuti hanno emozionato i propri familiari presenti, gli studenti del Dipartimento di giurisprudenza dell’Università Vanvitelli, la docente universitaria del relativo dipartimento Mena Minafra, la direttrice del carcere Carla Mauro, la presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli Adriana Pangia, il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello. Soddisfatta la regista dell’evento Agnese Laurenza e il suo staff di volontarie.
Per il garante Samuele Ciambriello: “Oggi in scena nel carcere di Aversa un misto di parole, le parole di chi, anche all’interno di un luogo di reclusione, ha trovato una mano tesa; un misto di desideri, il desiderio dei detenuti protagonisti di uno spettacolo teatrale-musicale di dimostrare la loro voglia di riscattarsi, di poter essere liberi dentro; un misto di emozioni e di empatia contagiosa. Le cifre della recidiva parlano chiaro: per chi fa teatro, musica e cinema in carcere, si riduce al 6 per cento. Un modo concreto per far vivere i dettami costituzionali. Insomma, reclusi ma non esclusi.”

Toccante vedere come i parenti presenti, mogli, fidanzate, i figli stringessero i detenuti protagonisti, divenuti artisti per un giorno, attori, cantanti, musicisti, e si congratulavano con loro per aver cantato le canzoni di De André, Battisti, le canzoni popolari napoletane, per aver recitato Totò, Eduardo de Filippo, per aver suonato la musica di diverse culture, lontane ma incredibilmente vicine. Un lungo abbraccio che supera le sbarre,le barriere e profuma di libertà.