TUTTI I NOMI. False fatture e riciclaggio: in 43 rischiano il processo

8 Marzo 2024 - 10:36

Ad aprile l’udienza preliminare.

CASTEL VOLTURNO/AVERSA/SAN CIPRIANO D’AVERSA. Frode fiscale e riciclaggio, compiuti in concorso. Questi i reati di cui i 43 indagati dovranno rispondere davanti al magistrato. Richieste di rinvio a giudizio dei pm Maria Di Mauro e Francesco Persico della Procura presso il tribunale di Aversa-Napoli Nord per i responsabili del raggiro da 18 milioni di euro: tutti loro compariranno il 12 aprile prossimo davanti al giudice Mariangela Guida, che dovrà decidere se procedere con il dibattimento.

Ecco chi sono gli indagati: Francesco Altieri, Eliseo Anastasio, Salvatore Barbato, Giulio Cecaro, Elena Cangiano, Alessio Ivan, Valentina Cangiano, Federico Centola, Xiaowei Chen, Cipriano Coppola di Aversa, Maurizio Coppola di San Cipriano d’Aversa, Loris Corradi, Raffaele Diana di San Cipriano d’Aversa, Jianwu Guo, Emanuela Esposito, Loredana Esposito, Pietro Foderini, Pasquale La Monica, Giuseppe La Terra, Mario Landolfo di Aversa, Nicola Lattanzi, Alessandro Lauretta, Mario Lauria, Giancarlo Pasquarelli, Vincenzo Lauria, Massimo Lovera, Giuseppe Lupone, Pasquale Meccariello di Castel Volturno, Davide Moretto, Patrizia Nasti, Enrico Paci, Serafino Paci, Massimo Torinelli, Ercole Pezzuto, Angelo Piscopo, Alfredo Pontillo, Ettore Quartarano, Giuseppe Ragozzini, Lucio Renzi, Gennaro Solombrino, Mario Tetti, Umberto Vaio e Rosario Vierti.

L’operazione ha tratto origine dal sequestro di 90 tonnellate di olio lubrificante eseguito presso un deposito sito nel Comune di Castel Volturno riconducibile ad una società “missing trader”, la quale veniva utilizzata per l’acquisto da controparti comunitarie, in assenza delle previste autorizzazioni, di prodotti petroliferi successivamente destinati al mercato “nero” nazionale.

I successivi approfondimenti hanno consentito di acclarare come i proventi illeciti così ottenuti, pari quasi a 12 milioni di euro, venivano reimpiegati nelle attività imprenditoriali di due società attive nel territorio campano, realizzando un’evasione d’imposta per oltre 2 milioni di euro di accise e 2 milioni e mezzo di IVA. Il sodalizio criminale, inoltre, era anche dedito alla commercializzazione di autovetture e parti di ricambio di esse mediante la fraudolenta interposizione di società cartiere, fittiziamente qualificate come esportatori abituali, tra i cedenti comunitari, che effettuavano vendite senza IVA, e i reali cessionari nazionali, che acquistavano con IVA a credito a prezzi maggiormente concorrenziali. L’attività investigativa ha consentito di quantificare in oltre 4 milioni l’evasione di IVA generata da tale articolato meccanismo.