PILLOLE DI PSICOLOGIA. Violenza domestica ai tempi del CORONAVIRUS

10 Maggio 2020 - 08:15

Caserta (pm) – All’inizio della quarantena nazionale, girava questa freddura davvero divertente. Due ragazzi chattano tra di loro sul loro isolamento: uno fa “tu, come passi il tempo?” e l’altro, di rimando, “no, niente, sto a casa con la mia famiglia…mi sembrano brave persone”.

Ora, la battuta è sferzante e indica bene le difficoltà che talvolta si hanno nei rapporti famigliari. Perché, se la convivenza che stiamo sperimentando in queste sue forme inusuali sta rinsaldando molti vincoli interpersonali, non mancano casi in cui essa funge da detonatore di conflitti e contrasti più o meno latenti.

E di soli pochi giorni fa la notizia dell’ennesimo femminicidio avvenuto al culmine di ripetute discussioni di una coppia esasperata dalla coabitazione.

Anche il questore di Caserta, il dottor Antonio Borrelli, in una sua recente intervista ha riconosciuto che “… Sicuramente abbiamo registrato tanti interventi per liti familiari che non sono legati al codice rosso, quindi tra coniugi, ma proprio tra fratelli, figli e genitori… un dato aumentato evidentemente dalla convivenza forzata per tante ore nelle stesse abitazioni…”.

Sul fenomeno della violenza intrafamigliare, giacché così attuale, abbiamo voluto sentire il parere dello psicologo sammaritano Giuseppe di Rienzo, che torniamo volentieri ad ospitare dopo che si è reso promotore della bella iniziativa, da noi divulgata, di fornire consulenze gratuite di prima valutazione di possibili disagi psicologici, per via telefonica o in chat.

Asserisce di Rienzo: “ Da settimane non si parla d’altro, “Covid-19” è la parola più cliccata sul web con punte di oltre due milioni e mezzo di assidui lettori che giornalmente ricercano informazioni sul nuovo coronavirus.

A seguire la guida dei programmi televisivi e ricette culinarie. Tendenze del web che offrono uno spaccato realistico di come gli italiani stanno affrontando questo periodo di quarantena. Sicuramente per alcuni la forzata segregazione tra le mura domestiche può rappresentare un’occasione per oziare tra serie TV e letture più o meno impegnate, per altri, invece, può disegnarsi un vero e proprio calvario da affrontare tra la solitudine ed il silenzio della propria casa.

L’attenzione rivolta dai giornali e dai media televisivi e radiofonici al Coronavirus è massima; troppo spesso ci si dimentica però di altri drammi che si consumano quotidianamente nel nostro Paese, che silenziosamente mietono ugualmente numerose vittime.

Stando ai dati Istat dello scorso anno (2019) 15.300 sono state le telefonate inoltrate al numero nazionale antiviolenza 1522 per denunciare episodi di colluttazione fisica e/o verbale, più o meno reiterati nel tempo, avvenuti tra le mura domestiche.

Le vittime sono principalmente giovani donne di età compresa tra i 30 e i 44 anni di nazionalità italiana, coniugate, che godono, nella maggior parte del campione analizzato, di una posizione lavorativa più o meno stabile.

In rapporto al campione di riferimento, un numero significativo di telefonate al numero nazionale antiviolenza e stalking 1522 sono pervenute per iniziativa privata, con l’intento di denunciare casi di violenza fisica domestica, nella maggior parte dei casi, e/o psicologica.

Un consistente numero di chiamate al numero dedicato, arrivano principalmente dal nord Italia, con Piemonte e Lombardia in testa e la Campania quinta in questa infausta classifica. Attenzione a considerare tale andamento come certo; retaggi culturali di matrice patriarcale rendono “giustificabili” atteggiamenti vessatori nei confronti della donna, in special modo in alcune sub – culture del centro e sud Italia. Il numero oscuro, ovvero casi di cui si sospetta violenza ma che non vengono denunciati, potrebbe stravolgere la casistica riportata dall’Istat, rivelando uno scenario ben diverso da quello dichiarato. Oltre all’omessa denuncia per ragioni puramente culturali, sovente donne, vittime di maltrattamenti, non denunciano il proprio uomo violento, poiché tali atteggiamenti vessatori elicitano inevitabilmente nella vittima forti emozioni di paura da ripercussione e sensi di colpa. Meno del 40% delle donne che hanno subito una qualche forma di molestia difatti, formalizza una querela nei confronti del proprio partner. Ciò però ha come diretta conseguenza l’instillarsi di convinzioni di “intoccabilità” da parte dell’uomo, che imperterrito continua il circolo di violenze.

Al dramma si aggiungono anche altre piccole vittime, che passivamente subiscono i danni che un clima familiare “turbolento” porta inevitabilmente con sé: i figli.

Dai dati Istat emerge che, nei casi in cui la coppia abbia dei figli, quasi il 54.13% di questi assista alle violenze domestiche ed il 17% sia a loro volta vittima di atteggiamenti vessatori e violenti da parte di uno dei genitori. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che la sola esposizione a comportamenti aggressivi da altri significativi, può indurre all’assunzione di atteggiamenti violenti per osservazione ed imitazione. Inoltre, un clima familiare abusante può elicitare nel minore una costellazione sintomatica di natura ansiosa, da enuresi notturna in età evolutivamente tardiva, disturbi del sonno, inquietudine, disturbi alimentari, disturbi gastro-intestinali. Evidenze scientifiche inoltre hanno rilevato una significativa correlazione tra uomini maltrattanti e abusi ricevuti, di natura fisica e/o psicologica, in età prepuberale.

Le stringenti norme in materia di sicurezza per fronteggiare il coronavirus possono dunque risultare un’arma a doppio taglio per chi vive in situazioni di forte vulnerabilità. Se da un lato restare a casa può significare salvezza per sé e per gli altri, dall’altro può rappresentare una prigione dalla quale risulta davvero difficile scappare. Il numero gratuito 1522 è attivo 24h/24h, per consulenza e supporto, se ti trovi in difficoltà c’è sempre una mano pronta ad aiutarti.”