15 ARRESTI. CONCORSI TRUCCATI per Esercito, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. Ecco come funzionava l’algoritmo

17 Ottobre 2018 - 13:10

CASERTA – Come avevamo promesso stamattina, eccovi la descrizione, in linee generali, dei contenuti dell’ordinanza, firmata da un gip del tribunale di Napoli Linda Comella, su richiesta del pubblico ministero della locale procura, Giancarlo Novelli che ha completato una prima parte dell’indagine che ovviamente non è ancora chiusa, iniziata, a suo tempo, dall’altro pm della procura di Napoli, Stefania Buda.

Sono 15 le persone arrestate. Ma potrebbe anche essere solo un altro capitolo (il primo fu quello del 9 agosto, procura di Santa Maria Capua Vetere), il secondo di una vicenda di illegalità che ancora una volta fa comprendere l’attitudine alla corruzione e alla corruttibilità di pezzi importanti del settore pubblico nazionale, in questo caso, dotati immeritatamente di gradi e stellette.

I 15 arresti, infatti, riguardano un solo concorso tra i diversi esaminati dagli inquirenti: quello per l’assunzione dei VFP4 (ferma volontaria quadriennale dell’Esercito Italiano). Ma in realtà il sistema che forse non verrà mai completamente fuori nel suo complessivo marciume, avrebbe condizionato e determinato gli esiti anche di altri concorsi: ancora due nell’Esercito, tre per i Carabinieri, due per la Polizia e uno per la Guardia di Finanza.

Quello che ha innescato l’ordinanza di oggi è stato truccato attraverso il sistema dell’algoritmo. In poche parole, i test a risposta multipla erano consultabili già prima della prova grazie ad un algoritmo che ufficiali e impiegati consegnavano all’aspirante i cambio ovviamente di danaro.

Stranamente, il patto granitico e tacito di omertà che ha sempre protetto tantissime situazioni simili a queste, al punto da poter dire tranquillamente che oggi, nell’esercito italiano, nei carabinieri, nella polizia di stato e nella guardia di finanza, sono migliaia e migliaia i soggetti che sono entrati grazie a raccomandazioni e stratagemmi criminali come quello scoperto dalla procura di Napoli che si è mossa insieme al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo partenopeo, a dimostrazione che fortunatamente, le mele marce sono tantissime, ma la maggior parte dei militari sono bravi e meritevoli e soprattutto in grado di condurre indagini complesse come queste.

Dell’impiegato del pirotecnico di Capua, il capodrisano Giuseppe Zarrillo, del suo arresto in carcere di stamattina, che segue quello ai domiciliari del 9 agosto scorso, abbiamo già scritto in un altro articolo, messo in rete verso le 10 di oggi. Ora, diamo informazioni sugli altri protagonisti di questo caso giudiziario. Al vertice del sistema c’era un generale oggi in pensione dell’Esercito italiano, anch’esso arrestato: Luigi Masiello, il quale aveva costruito un sistema chiaro nella sua aberrazione rispetto ai canoni della correttezza e della legalità che dovrebbero essere punti fondamentali per ogni cittadino, ma soprattutto per ogni militare e ancor di più per uno che è riuscito a diventare addirittura generale.

Ma queste cose le abbiamo scritte e riscritte anche nel caso del generale casertano Spaziante, vero nefando delle Fiamme Gialle, vero cancro di questo glorioso corpo.

Il generale Masiello prendeva 25 mila euro per l’algoritmo senza però garantire al 100% l’assunzione e 50 mila euro per quello che possiamo definire il “pacchetto completo”, comprendente l’algoritmo e anche la garanzia dell’assunzione. E’ stata proprio la denuncia di Giacomo S., persona che si era avvicinata a Masiello proprio per ottenere il posto fisso, a innescare questa clamorosa indagine.

Una denuncia densa di particolari incredibili: mail scritte con una struttura sintattica e con una collocazione delle varie righe funzionale alla necessità che il ricettore della stessa individuasse il partecipante al concorso segnalato dal generale affinchè fosse selezionato.

Ovviamente, l’algoritmo è venuto fuori perchè c’è stata una o più persone all’interno dell’impresa che si era aggiudicata l’appalto per redigere questi test, a spifferare la sequenza informatica alfanumerica. Non a caso, tra gli arrestati, c’è anche un dipendente di questa azienda.

Nelle 400 pagine dell’ordinanza, sono raccontati anche episodi che la dicono lunga sulla sfrontatezza e sul senso di impunità che connotava i comportamenti degli indagati. Ad esempio, attraverso l cellulare del capodrisano Giuseppe Zarrillo, l’artigliere Sabato Vacchiano, anche lui finito in cella, declamava in viva voce tutti i segreti relativi all’algoritmo: “Mi sentite ragazzi? La cosa è semplice, tutto si basa su quattro numeretti”.