AVERSA SACCHEGGIATA. Atto per atto, SCIA per SCIA tutte le tappe dell’imbroglio per il mostro di cemento di via Linguiti targato Cecere, Serpico, Minale e Pitocchi

2 Maggio 2024 - 20:14

Oggi partiamo dal preliminare di vendita dell’immobile degli eredi Menditto alla Atena dei Cecere. Una per un tutte le volumetrie dichiarate e poi violate. La tranquillità di Serpico che nel 2020 , nonostante tutto firma il permesso di costruire fino alla beffarda SCIA costruita da mister Gennaro Pitocchi

AVERSA (g.g.) Dispiace che le nuove norme restrittive che vietano la pubblicazione integrale di pezzi delle ordinanze firmate dai gip non ci consentano di associare ad una doverosa sintesi scritta di tutto ciò che è accaduto dal 2019 in poi in via Linguiti ad opera dalla famiglia dei Cecere possa ricevere l’illuminante ausilio di una descrizione minuziosa che avrebbe costituito un contributo utile soprattutto a chi possiede dei minimi rudimenti tecnici di valutazione. In mancanza ci dedicheremo comunque ad una sintesi comprensibile anche a chi non possiede queste cognizioni specifiche.

In principio fu Giulia Menditto che il 4 ottobre del 2018, in rappresentanza degli eredi di Giuseppe Menditto presentò una richiesta per un permesso di costruire consistente in un abbattimento e riedificazione con utilizzo della possibilità di un aumento di volumetria per un massimo del 35% ai sensi del piano casa, relativamente ad un immobile di proprietà degli eredi Menditto.

Quando la signora Giulia Menditto si muove lo fa già in piena concordia con Alfonso

e Yari Cecere. Ciò si evince chiaramente dal fatto che il 2 ottobre, manco a dirlo 48 ore prima della presentazione di richiesta del permesso, gli eredi Menditto e l’Atena srl dei Cecere avevano stipulato una scrittura privata, costituente un atto preliminare di compravendita, fissando già il prezzo di acquisto dell’immobile per il quale venivano chiesti l’abbattimento e la ricostruzione con utilizzo del piano casa, per un importo di circa 650mila euro. Una promessa di vendere registrata ad Aversa il 24 ottobre e trascritta a Santa Maria Capua Vetere il 30 ottobre.

Insomma, non c’è alcun dubbio che nella testa dei Cecere esisteva già l’idea di far nascere un nuovo immobile in via Linguiti sin dal 2018

All’ufficio tecnico del Comune di Aversa, questa richiesta viene subito letta con interesse. Tecnicamente in nome e per conto degli eredi Menditto è un tal architetto Rascato a muoversi concretamente. Lo fa il 24 gennaio del 2019 formalizzando la redazione e la presentazione di un progetto con grafici e con necessario calcolo volumetrico a cui aggiunge anche l’utilizzo dello strumento del piano casa addizionando alla ricostruzione una percentuale che poi vedremo si attesta ad una cifra prossima a quella massima del già citato al 35% .

La volumetria dichiarata dal tecnico dei Menditto è pari a 4034, 57 mc, pari alla volumetria da abbattere. Tenete conto che ogni metro cubo equivale a 0,37 metri quadrati cioè un poco più di un terzo.  Se dunque dividiamo un metro cubo per arrivare a un terzo cioè 0,33 produciamo un numero leggermente diverso da quello che verrà fuori se il divisore è pari a 0,37 che è un po’ di più di un terzo. Per cui, non andiamo a dividere per tre ma per qualcosa in meno cioè per un divisore tra 2,90 e 2,95. Ciò determina che i 4034,57 mc equivalgono a circa a 1360 metri quadrati. Ricordatevi questa cifra perché è su 1360 metri quadrati che si va ad aggiungere un massimo di cubatura o di metratura piana del 35% per il piano casa.

L’abbattimento dell’immobile dei Menditto di 1360 metri quadrati avrebbe potuto produrre al massimo un nuovo immobile di 1846, 32 metri quadrati paria a 5466, 66 metri cubi.

Torniamo ai documenti tecnici inviati al Comune dagli eredi Menditto.

I Menditto “fanno i signori” e non utilizzano completamente il 35% presentando un progetto di ricostruzione di un nuovo immobile di 5375,80 mc, non utilizzando l’intera possibilità del 35% per 70,72 metri cubi.

Fissatevi in testa bene questa metratura che equivale a 1822, 30 metri quadrati, perchè questa è la cifra permessa dalla legge per quell’abbattimento con ricostruzione. Il signor Raffaele Serpico vive giorni tranquilli e non gli incute timore neppure il primo esposto, probabilmente anonimo. Tutta questa cubatura avrebbe dovuto produrre un immobile con ben 19 appartamenti distribuiti in tre piani più quattro uffici  altri due appartamenti sempre a pian terreno che dalla grammatica del progetto non si comprende bene se siano o meno computabili tra i 19 o se siano ulteriori 2 appartamenti in aggiunta ai 19.

Mo’ vi sembra una cosa normale che si costruisce un palazzo con 19 o 21 appartamenti, 4 uffici e poi vedremo nella prossima puntata una bella batteria di falsi stenditoi, falsi sottotetti adibiti e residenze per una misura complessiva di 1822,30 metri quadrati? Siccome quel primo esposto comincia a far capire che in città questa operazione non è passata certo inosservata Serpico e il suo fedelissimo Giuseppe Minale non possono far finta di non vedere. Per cui organizzano un sopralluogo ma è chiaro che non sono ancora preoccupati visto e considerato che questo, concretamente, non produce nulla nel momento in cui il titolo autorizzativo, cioè il permesso di costruire, che contiene 1800 e passa metri quadri da un lato e la ricostruzione possibile di 19 o 21 appartamenti e quattro uffici del ricostruito previsto rappresentano, lo ripetiamo la seconda volta perchè questa è il nocciolo del grande imbroglio, già di per se ad occhio nudo una porcheria. Ecco perché nell’ordinanza del giudice viene usata la locuzione “ciò nonostante”. Probabilmente i Cecere, Minale e Serpico hanno già ragionato su come aggiustare le cose facendo intervenire lo specialista Gennaro Pitocchi. Ed ecco che puntualmente in conseguenza del permesso di costruire magari con qualche censura arriva un paio di mesi dopo una SCIA , una comunicazione autocertificata firmata proprio da Pitocchi che dice in sostanza “Okay, ci siamo sbagliati, accogliamo parzialmente le censure, togliamo i quattro uffici redistribuiamo gli appartamenti ai paini superiori e sottraiamo alla volumetria 700, 22 mc che sono circa 300 metri quadrati. L’obiettivo è far finire tutto a tarallucci e vino. Ma questo non basta. Perché gli esposti si moltiplicano, gli articoli di CasertaCe anche e l’interesse di una consigliere comunale Eugenia D’Angelo diventa fastidioso.

Il gruppo del grande imbroglio si organizza e nella prossima puntata, partendo da una SCIA in variazione al permesso di costruire vi spiegheremo le prossime mosse da essi attuate con la magistratura ormai alle calcagna.