9 ARRESTI. Lavoro nero e sfruttamento. Scatta il doppio blitz della Polizia

4 Marzo 2021 - 11:06

CASERTA – Un’operazione della Polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, e’ in corso per l’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare – tre in carcere e sei ai domiciliari – emesse nei confronti di altrettanti soggetti della Piana di Gioia Tauro ritenuti responsabili, a vario titolo – in qualita’ di datori di lavoro, caporali e faccendieri – di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e intestazione fittizia di beni. Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Gioia Tauro, coadiuvati dalla Squadra mobile di Caserta e dagli equipaggi del Reparto prevenzione crimine, stanno eseguendo anche perquisizioni domiciliari a carico degli indagati. Sequestrata anche un’azienda agricola. Nell’operazione sono impiegati 80 uomini e donne della Polizia.

Con l’inchiesta “Rasoterra”, la squadra mobile di Reggio Calabria e il commissariato di Gioia Tauro hanno fatto piena luce su alcune vicende di grave sfruttamento lavorativo nelle campagne della Piana di numerosi migranti di origini subsahariana alloggiati nella baraccopoli di San Ferdinando, smantellata nel mese di marzo 2019. Gli investigatori hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Palmi su richiesta della Procura. Gli arresti, 3 in carcere e 6 ai domiciliari, ma anche le perquisizioni e il sequestro dei beni, sono avvenuti nella provincia di Reggio Calabria e nella citta’ di Caserta.

L’indagine si riferisce a diversi episodi legati al fenomeno del caporalato avvenuti tra il giugno 2018 e il giugno 2019. Dalle attivita’ di controllo delle aziende e delle colture agrumicole in cui i migranti lavoravano come braccianti, dalle deposizioni di alcuni braccianti sottoposti a sfruttamento e infine grazie alle intercettazioni telefoniche, e’ emerso un contesto di assoluto rilievo criminale caratterizzato dal continuo verificarsi di condotte delittuose poste in essere da datori di lavoro, caporali e faccendieri. Erano loro, secondo gli inquirenti, a reclutare, utilizzare, assumere e impiegare lavoratori extracomunitari a basso costo. Approfittando del loro stato di estremo bisogno economico, gli indagati li destinavano al lavoro nei campi in condizioni di sfruttamento.