ULTIM’ORA. Tribunale del Riesame. I cugini Verazzo restano in carcere. “Revocata” la turbativa d’asta, non il reato più grave del concorso esterno, 416 bis

5 Marzo 2021 - 15:21

La decisione è arrivata poco prima delle 14. Ve ne spieghiamo i principali contenuti

 

CAPUA – Ha retto l’accusa di concorso esterno di associazione a delinquere di stampo camorristicio a carico dei cugini Giuseppe e Francesco Verazzo, notissimi imprenditori del cemento e del mattone, nativi di Casal di Pricnipe, ma da anni trapiantati a Capua. La Dodicesima sezione, collegio C, presidente Alfonso Sabella, giudici Stefania Amodeo e Cettina Scognamiglio, del tribunale del Riesame di Napoli si è pronunciata in maniera articolata sul ricorso presentato dagli avvocati difensori.

E’ caduta l’accusa di turbativa d’asta in concorso. Il che lascia presagire che dopo l’obbligo di firma, lo stesso tribunale della libertà, non in funzione di Riesame, ma in quella di “Appello”, ai sensi dell’articolo 310 comma 1 del codice di procedura penale, potrebbe eliminare anche la misura dell’interdizione dai pubblici uffici per l’ex dirigente dell’ufficio tecnico capuano Francesco Greco. Ciò potrebbe avvenire quando i giudici della libertà si riuniranno di nuovo per discutere sul secondo ricorso presentato da Mauro Iodice, avvocato difensore di Francesco Greco, il quale si è visto pronunciare un verdetto di inammissibilità sulla istanza impropriamente presentata al Riesame.

Un piccolo errore compiuto dall’avvocato,visto che, come abbiamo diffusamente spiegato stamattina in un altro articolo (CLIKKA QUI PER LEGGERE),

le misure cautelari di tipo interdittivo non sono regolate dall’istituto della impugnazione di un’ordinanza ai sensi dell’articolo 309 cpp davanti al tribunale del Riesame, bensì dall’altro istituto, cioè quello dell’appello, articolo 310.

Tornando ai Verazzo, la conferma dell’impianto accusatorio sul concorso esterno, produce la conseguenza più importante e più temuta dagli indagati e dai loro avvocati: i due imprenditori infatti rimarranno in carcere. L’esito di questo Riesame è frutto di una costituzione autonoma rispetto al reato ipotizzato di turbativa d’asta riguardante gli appalti del comune di Capua, della contestazione formulata ai sensi dell’articolo 416 bis.

Se leggiamo di nuovo, ribadendo ciò che abbiamo già scritto alcuni giorni orsono, il primo capo di imputazione dell’ordinanza chiesta ed ottenuta dalla Dda di Napoli, si legge, infatti, a proposito dei due Verazzo che avrebbe rappresentato, in quel di Capua, uno stabile punto di riferimento per gli alti vertici del clan dei casalesi, partendo dal periodo in cui Elio Diana lo rappresentava quale capozona, nella città di Fieramosca, e proseguendo poi, attraverso una intensa relazione, nel periodo in cui il comando era stato assunto direttamente da Nicola Schiavone. Quest’ultimo divenuto collaboratore di giustizia e oggi propalatore di dichiarazioni che descrivono i Verazzo come suoi stabili e disponibili riferimenti imprenditoriali.

In poche parole, l’incolpazione sul concorso esterno non è legata alla rilevazione di presunti comportamenti criminali, riguardanti gli appalti di Capua e dunque la presunta turbata libertà degli incanti, ma vive, diciamo così, di luce propria, di una prospettazione che poteva essere anche sviluppata in un provvedimento giudiziario diverso, distinto, da quello emesso il 22 febbraio.