Al comune di CASERTA se non sei inquisito non pulisci neanche i cessi. Luigi Vitelli, sotto processo per corruzione e (forse) concussione, assunto dai suoi “colleghi” Carlo Marino e Franco Biondi

19 Settembre 2022 - 13:41

La vicenda è nota, dato che ce ne siamo occupati, sia noi, sia altri giornali, tra il luglio 2018 e il novembre 2019. Insomma, Marino, Biondi, ora Vitelli, Iovino e D’Auria. Stringenti requisiti per decidere come utilizzare centinaia di milioni di euro tra affidamento (ormai sempre più diretti) e gare d’appalto

CASERTA (gianluigi guarino) – Al comune di Caserta, per lavorare, occorrono determinati requisiti. Prima di tutto, a prescindere da ogni altro, occorre che la visura camerale delle imprese gratificate debba avere delle caratteristiche chiare, verificate e certificate dall’Authority Proricotta, nata da qualche anno nella libera (anzi, liberissima) Repubblica Casertana.

Giusto per fare un esempio, il giovanotto di Casapesenna di nome Paolo Barone possedeva questo requisito generale che era ed è letteralmente a prova di bomba.

La sua Venti.Due Costruzioni, con sede a Villa di Briano, è un’impresa che oggi ha da 6 mesi scarsi di vita, senza alcun riferimento nella visura camerale a dipendenti assunti e che, a meno di 4 mesi dalla sua costituzione, ha visto accreditarsi una somma di 40 mila euro dal comune di Caserta per la manutenzione degli alberi (CLICCA E LEGGI)

. Un lavoro che quasi sicuramente consentirà al Barone di emettere la storica prima fattura della sua vita.

Va da sé che, nel momento in cui si chiedono questi requisiti severissimi, stringenti, quasi asfissianti, una roba tipo integralismo dell’ayatollah, ciò avvenga in quanto l’ente è amministrato da una governance di specchiatissima moralità che, giustamente, pretende il possesso di certe qualità in chi intasca i soldi pubblici erogati dal comune di Caserta.

E non c’è dubbio. Anzi, ultimamente questa severità dei costumi, questa moralità degna dei migliori anni della repubblica nella Roma Antica, sono diventati ancor più rigidi.

Oggi, se non sei inquisito, non puoi contare nulla nei processi decisionali. La fascia degli eletti ai Grandi Uffici della potestà comunale casertana, da questo punto di vista, vanta numeri degni di autentici fuoriclasse.

Il sindaco Carlo Marino è imputato davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunali di Napoli – che si occupa del procedimento in quanto istruito dalla Direzione distrettuale antimafia – per il reato di turbativa d’asta, essendo accusato, dalla stessa Dda, di aver svolto una funzione di autentica sovrintendenza a tutte le operazioni che avrebbero dovuto portare all’aggiudicazione della gara d’appalto truccatissima da 116 milioni di euro per sette anni, per l’esercizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti umidi urbani del capoluogo al raggruppamento di imprese formato da Energeticambiente e dal Consorzio Cite, quest’ultimo completamente nelle mani di Carlo Savoia, arrestato nell’inchiesta.

Poi c’è il numero due (facciamo uno e mezzo, va’) di questa amministrazione, ovvero il superdirigente Franco Biondi, il quale deve ringraziare i tempi della giustizia e l’attitudine di certi magistrati, se è vero come è vero che ancora oggi, dopo diversi anni, il tribunale non ha ancora emesso una sentenza sulla vicenda del parcheggio di via San Carlo, su cui si concentrarono gli interessi di imprese e professionisti, soprattutto questi ultimi legati a doppio filo al superboss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria. Parliamo di un processo in cui Biondi è imputato.

Ottima carriera hanno fatto anche Marcello Iovino, oggi in pensione, che con Marino ha scalato molte posizioni, diventando un dirigente da cui tutto dipendeva nel settore dei Servizi Sociali, ma anche dei Rifiuti; e Pippo D’Auria, che di Iovino è stato l’assistente principale, quello che con Savoia si incontrava in occasione delle kermesse sull’imprenditoria italiana ambientale e che, pochissimi giorni dopo l’uscita dagli arresti domiciliari, proprio in forza del primato dei requisiti di cui sopra, è stato gratificato con una posizione organizzativa, essendosi dimostrato un valoroso interprete di una linea di condotta che porta il gruppo di comando del capoluogo ad essere dentro ad una storia, segnata dalla totale autonomia rispetto a un qualsiasi modello normativo-ordinamentale vigente negli altri 8 mila comuni italiani.

Consapevole di questa sua diversità, il dirigente tuttifrutti Franco Biondi ha guidato e guida formalmente l’Ufficio Tecnico, pur essendo stato sospeso da tempo dall’Ordine degli Ingegneri.

E allora stringente è stata la valutazione che ha portato alla nomina, attraverso l’articolo 110 del Tuel, ovvero attraverso un concorso e una scelta fatta direttamente dal sindaco, del neo dirigente tecnico del comune di Caserta, Luigi Vitelli, manco a dirlo componente del consiglio dell’Ordine degli ingegneri in qualità di Vice Presidente aggiunto, quello che tiene in vita la sospensione di Biondi. Questi, evidentemente, aveva la necessità di farsi aiutare, avendo lui il problema di badare ad una quindicina di deleghe.

Al di là di quella che sarà declinazione specifica della definizione generica di dirigente tecnico, Vitelli sarà di fatto un attendente di campo di Biondi. Ma ciò non significa che il suo curriculum e i suoi requisiti non siano stati valutati con grande vigore. Una roba che l’Anac, con rispetto parlando, ce fa ‘na pippa!

Biondi mica può affidare incarichi e modalità operative al primo arrivato, ad uno che, per esempio, ha operato fino ad oggi in provincia di Sondrio o in provincia di Reggio Emilia? No, qui ci vuole il documento, il requisito, in poche parole, la qualità.

E Luigi Vitelli di questa qualità ne ha da vendere.

Nel novembre 2019 (CLICCA E LEGGI), scrivevamo della chiusura delle indagini preliminari a carico suo e a carico del comandante dei vigili urbani di San Tammaro Giuseppe Vastante.

La procura di Santa Maria Capua Vetere ipotizzava il reato di corruzione. In verità, quando il caso giudiziario era esploso meno di un anno e mezzo prima, cioè nel luglio 2018, le ipotesi di reato formulate dai PM erano due: corruzione, ma anche concussione tentata e consumata. Poi, non sappiamo se nell’evoluzione dell’indagine qualcosa si sia modificato.

Quello che sappiamo, invece, è che a causa della lunga stasi giudiziaria dovuta al covid, il processo è iniziato da poco, ma è saldamente incardinata in una delle sezioni penali del tribunale sammaritano.

Questo ci permette di affermare che le eventuali controdeduzioni, gli eventuali interrogatori chiesti dai due indagati, l’eventuale presentazione di documentazione a discarico, tutte quelle cose che si possono fare dopo la notifica di un decreto di conclusione delle indagini preliminari, ai sensi dell’articolo 415 bis del codice di procedura penale, non hanno convinto il pubblico ministero, al punto da indurli a compiere un ulteriore e importante passo in avanti: la richiesta di rinvio a giudizio per Vastante e Vitelli che, a quel punto, sono passati dallo status di indagati a quello di imputati.

Se è vero come è vero che il dibattimento processuale è iniziato, vuol dire che tra il 2020 e il 2021, nonostante le lentezze imposte dalla pandemia, si è registrato anche il rinvio a giudizio, dunque una decisione stavolta non presa dalla procura, bensì dal tribunale, con la quale quest’ultimo – e il fatto è tutt’altro che irrilevante – ha deciso che, esistendo, secondo la propria valutazione, gli indizi di colpevolezza, questi meritavano di essere valutati, eventualmente rivalutati, sicuramente dibattuti tra le parti processuali, specificatamente accusa e difesa e non sappiamo se il comune di San Tammaro si è costituito parte civile, dopo che l’avvocato Vincenzo D’Angelo, inizialmente legale di fiducia Luigi Vitelli, ha mollato l’incarico nel momento in cui è stato eletto a sindaco dello stesso comune.

Dunque, oggi, da un lato Vitelli e Vastante sono accusati di aver preteso, oppure di essersi solo fatti corrompere (ci informeremo precisamente sui capi di imputazione) dalla donna che al tempo gestiva il mercato del baratto di San Tammaro per una somma di ventimila euro in modo da definire le situazioni illegittime dal punto di vista urbanistico presenti sull’area del mercato e ricevendo, sempre secondo l’accusa, anche due orologi dal valore di 700 euro; dall’altro lato, il Vitelli diventa, in piena coerenza con questa sua vicenda giudiziaria da cui non è uscito e che non riguarda reati estranei all’esercizio della sua funzione di dirigente quando questa è stata svolta al comune di San Tammaro, un non meglio precisato dirigente tecnico del comune di Caserta da oggi e per i prossimi tre anni, fermo restando che Carlo Marino completi la consiliatura.

Vitelli sarà praticamente un vice-Biondi che, per essere tale, avrà la necessità di esprimere un’omogeneità operativa, oltre ad un’omogeneità ideologica rispetto a quello che di fatto, al di là della formalizzazione degli incarichi, sarà e resterà il suo superiore.

La determina di affidamento firmata da Biondi (e da chi altro se no?) incuba anche il parere favorevole espresso dal comune di San Tammaro, di cui, dobbiamo ritenere, Vitelli è dipendente e per il quale ci piacerebbe sapere dall’attuale sindaco D’Angelo, ex legale di Vitelli, quale sia stata la mansione ad esso assegnata durante l’amministrazione Stellato, ma anche durante quello dello stesso D’Angelo.

Amen