I NOMI. TORTURE IN CARCERE. Agente della penitenziaria rischia una condanna a 3 anni e 8 mesi. La difesa: “va assolto”
16 Maggio 2023 - 14:05
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Per le accuse mosse nei confronti di Vittorio Vinciguerra, agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, imputato per i reati di lesioni, abuso di autorità e tortura, per il quale i pm hanno invocato una condanna a tre anni e otto mesi, la difesa dell’uomo, curata dall’avvocato Gerardo Marrocco, ha chiesto al giudice l’assoluzione del suo assistito.
L’agente Vinciguerra è accusato per il reato di abuso di autorità, previsto l’articolo 608, sulla perquisizione avvenuta il 6 aprile. E per questo capo di imputazione la procura ha chiesto la condanna.
Stessa situazione, poi, per il reato di tortura avvenuto durante le perquisizioni sempre del 6 aprile. Anche in questo caso, la procura ha chiesto la condanna per le violenze ai danni di un detenuto.
Un altro caso di tortura sarebbe avvenuto il 10 marzo e in questa occasione Vinciguerra avrebbe fatto violenza su un altro detenuto. Per questo capo d’imputazione, i pm hanno chiesto la condanna.
Il detenuto che accusa Vinciguerra delle violenze avvenute il 10 marzo, poi, non ha riconosciuto Vinciguerra come autore delle violenze nei suoi confronti il 6 aprile e nei giorni successivi.
E infatti la procura ha chiesto l’assoluzione per questo capo d’imputazione. Anche per le accuse di torture post 6 aprile, poi, la pubblica accusa non ha rilevato responsabilità di Vinciguerra.
La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto sei anni di reclusione per l’altro agente imputato, Angelo Di Costanzo. La prossima udienza si terrà tra due settimane, quando ad essere ascoltato sarà proprio Di Costanzo, difeso dall’avvocato Iodice.
I due poliziotti penitenziari sono stati gli unici a scegliere la strada del processo in rito abbreviato, che comporta uno sconto di pena in caso di condanna ma non permette l’acquisizione di nuove prove e si basa solo su quelle raccolte durante le indagini
Altri 105 imputati, tra agenti, funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e medici dell’Asl, stanno invece sostenendo il processo con rito ordinario che si sta svolgendo nell’aula bunker, annessa al carcere delle violenze, la stessa dove si sta celebrando il processo abbreviato.
Contro i due agenti si sono costituite come parti civili decine di detenuti vittime dei pestaggi, rappresentate da diversi legali, tra cui gli avvocati Mirella Baldascino, Alessandra Carofano, Gennaro Caracciolo e Carmine D’Onofrio.
Come nel processo ordinario, anche per questo abbreviato il Ministero di Grazia e Giustizia compare nella doppia veste di parte civile, legittimato dunque a chiedere un risarcimento ai due agenti, e di responsabile civile, che in teoria potrebbe essere chiamato a risarcire alle altre parti civili i danni nel caso in cui i due poliziotti, suoi dipendenti, non avessero le risorse per pagare dopo l’eventuale condanna.