Barista ucciso dal nipote del mandante dell’omicidio di Don Diana. Per la procura è un assassino, ma c’è una versione diversa
20 Settembre 2023 - 10:42
Una relazione tecnica redatta da tre medici dimostrerebbe, secondo i legali difensori di De Falco, la mancata correlazione tra la morte e il pestaggio
CASAL DI PRINCIPE – Il decesso sarebbe avvenuto per altre cause, diverse da quelli che la procura di Napoli Aversa Nord contesta nei confronti di Alessio De Falco, ventiduenne rampollo dell’omonima famiglia criminale.
Il 22enne, nipote di Nunzio ‘o lupo De Falco, mandante dell’omicidio di don Peppe Diana e morto un anno fa,e di Vincenzo De Falco O’Fuggiasco, assassinato nel 1991, si trova sotto processo con l’accusa di omicidio.
È accusato di aver ammazzato Zlimen Imed, picchiato selvaggiamente e colpito con la mazza la testa più volte anche quando ormai il barista era inerme. Imed è poi deceduto dopo essere stato trasferito nella clinica di Tora e Piccilli.
Come dicevamo, secondo la pubblica accusa, si è trattato di un omicidio, con De Falco, quindi, responsabile della morte del barista.
I legali Mirella Baldascino e Pasquale Diana, avvocati del 22enne, però, avrebbero pronta una relazione di consulenza tecnica compiuta dal medico legale Massimo Esposito, dall’anatomopatologa Carmela Buonomo e dall’infettivologo Vincenzo Esposito che dimostrerebbe come la causa del decesso non sarebbe rintracciabile nelle percosse subite dal De Falco, bensì per altre motivazioni.
Depositato questo documento, i periti verranno ascoltati nelle prossime settimane dalla Corte di Assise del tribunale di Aversa Napoli Nord.
Questa versione aiuterebbe la difesa a dimostrare che, nonostante ci sia stata un’aggressione violenta da parte del ventiduenne, questa non è da rubricare all’interno della perimetro del reato di omicidio e quindi con una pena, in caso di condanna, ben più grave nei confronti di De Falco rispetto ad una legata all’accusa di lesioni o tentato omicidio.