Trans, prostituzione e magia nera. Il commissario svela: tutti i soldi nelle mani di Pamela
26 Marzo 2024 - 17:42
Undici persone sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione alla schiavitù e allo sfruttamento della prostituzione.
CASTEL VOLTURNO. Furono due le denunce presentata da un trans al commissariato di Castel Volturno, che portarono all’inchiesta ed ai successivi arresti, lo scorso luglio, di 11 persone appartenenti, secondo la procura, ad un’organizzazione criminale che sfruttava i transessuali brasiliani e che faceva capo a Ricardo Josè Santos De Silva, in arte Pamela.
Davanti alla corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere lo scorso febbraio ha preso il via il processo per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione alla schiavitù e allo sfruttamento della prostituzione che vede imputati José Ricardo Santos da Silvia, in arte Pamela di 53 anni, Rafael Da Conceicao Nunez, alias Tamara, Lazaro Luis Barbosa, Anderson de Jesus Lima, Julia Machado Matos, Rogerio Paulo Carneiro da Silvia, Henrique Paulo Alves de LimaJussara Fatima Benfica Neves, Jonathan’s De Albuquerque e Daniele Di Santo. Stamattina, nel corso dell’udienza, è stato ascoltato il poliziotto, in servizio alla squadra mobile della Questura di Caserta, che ha ripercorso le tappe di quell’indagine. L’agente ha confermato il ruolo apicale di Pamela, tanto che i proventi dell’attività, finivano tutti nelle sue mani ed i soldi le venivano consegnati in un appartamento di via Alessandria.
L’organizzazione criminale faceva arrivare in Italia i brasiliani, costringendoli poi a prostituirsi. Le vittime della tratta erano costrette a sottoporsi ad interventi chirurgici (che poi dovevano rimborsare ai loro aguzzini) ed a sottostare ai desiderata dei carnefici.
Le vittime venivano reclutate a San Paolo, in Brasile, da un referente dell’associazione. Dopo un periodo di “prova” nel quale erano indotte a prostituirsi in Brasile, una volta procurata la documentazione utile all’espatrio e il biglietto aereo, i cui costi erano sostenuti dall’organizzazione criminale, venivano inviate in Italia.
All’aeroporto di Milano Linate venivano prelevate da componenti dell’organizzazione e fornite di una dichiarazione fittizia di ospitalità, garantendone così l’ingresso e la permanenza legale per motivi di turismo in Italia. Successivamente, venivano condotte a Napoli, dove un ulteriore membro dell’organizzazione aveva il compito di prelevarle e portarle in auto fino all’immobile individuato, di volta in volta, a Castel Volturno, soprattutto nelle aree di Licola e Varcaturo.