Azienda bufalina nelle mani dei fratelli del boss Zagaria. Il pentito inguaia l’amministratore giudiziario: sapeva tutto
11 Aprile 2024 - 16:49
Escusso il collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino.
CASAPESENNA/VILLA LITERNO. L’amministratore giudiziario sapeva tutto. Massimiliano Caterino, collaboratore di giustizia, “inguaia” con le sue dichiarazioni Aristide Casella, amministratore giudiziario di un’azienda bufalina di Brezza e imputato, insieme ad Antonio e Carmine Zagaria (fratelli del boss Michele Zagaria) ed ai fratelli Antonio e Fernando Zagaria (non sono parenti del boss) nel processo per interposizione fittizia aggravata di un’azienda intestata alla madre di Zagaria, Raffaella Fontana. Secondo quanto emerso dalle indagini, svolte dal Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) di Napoli sotto la direzione della Procura Distrettuale, l’azienda oggetto di sequestro sarebbe stata impiegata dai fratelli Zagaria quale “schermo” per consentire alla loro famiglia di “reimpossessarsi”, in maniera occulta e fraudolenta, dell’azienda bufalina di proprietà della madre Raffaela Fontana, da tempo affidata alla gestione di un amministratore giudiziario, in quanto già colpita da diverse misure giudiziarie.
Il pentito Massimiliano Caterino ha dichiarato ai giudici della prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – presidente Giovanni Caparco, a latere Francesco Maione e Patrizia Iorio – che fu proprio grazie alla compiacenza dell’amministratore giudiziario che Carmine Zagaria riuscì a vendere latte in nero al caseificio Santa Rita di Giovanni Nobis, in tal modo sottraendo soldi all’azienda che era stata sequestrata e che veniva, appunto, gestita da Aristide Casella.