SECONDA PUNTATA. ESCLUSIVA. I segreti di Giulio Facchi: “I servizi salvarono Bassolino, Paolucci e il Pd. Su Carlo Savoia, Raffaele Parente, Tartaglia e Caradente…”
29 Novembre 2018 - 20:24
CASAL DI PRINCIPE/CASERTA (Tina Palomba) – A metà dicembre, ma è possibile anche uno slittamento alla seconda decade di gennaio, si concluderà, in Corte di Appello, con la lettura della sentenza, un altro capitolo nero in materia di rifiuti in Campania. Una storia sconvolgente, quella della mega discarica Resit, raccontata nelle migliaia e migliaia di pagine contenute in fascicoli su cui le procure napoletana, romana, aversana e sammaritana stanno ancora lavorando con grande difficoltà, visti gli altri tristi eventi di questi ultimi mesi.
Uno dei protagonisti, assieme a Cipriano Chianese titolare della discarica Resit, è Giulio Facchi, 63 anni, milanese. Condannato a cinque anni in primo grado, due settimane fa si è visto richiedere dalla Procura Generale della Corte di Appello di Napoli, una condanna a quattro anni e sei mesi, con uno “sconto” di un anno rispetto a quella incassata alla fine del processo di primo grado.
E’ proprio lui, l’ex subcommissario, chiamato a gestire l’ emergenza rifiuti in Campania all’epoca del presidente Antonio Bassolino, ad averci rilasciato una lunga intervista che noi abbiamo deciso di ripartire in tre puntate. Questa è la seconda. Per chi volesse leggere la prima, già pubblicata alcuni giorni fa, PUO’ CLICCARE QUI.
Dichiarazioni importanti, secondo noi che svelano ancora qualche segreto di una storia che, nonostante, i fiumi di parole, impressi dalle rotative sui giornali di carta, dai server su quelli on line o pronunciate in tv come servizi web tv, ha ancora evidentemente, qualche lato oscuro, da chiarire.
I molti che hanno letto la prima puntata, hanno potuto apprendere cose significative sulla presunta trattativa Stato-camorra e soprattutto ha potuto memorizzare alcuni nomi che fino ad oggi, pur presenti nelle carte giudiziarie, non erano stati declinati con puntualità e chiarezza. Alcuni di questi nomi, coincidono con quelli fatti in recenti interviste dal collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo.
Esiste una registrazione di quell’incontro che lei ebbe a Gaeta con i servizi segreti?
“Sì, esiste questa registrazione segretata di quella chiacchierata con i servizi, Angelo Carusone di Marcianise e la rimanente parte della compagnia. Un episodio rispetto al quale, a distanza di anni non riesco a comprendere gli aspetti e le conseguenze che determinò”.
Ci può fare qualche altro nome delle società e degli imprenditori che gestivano gli interventi nell’ambito dell’emergenza rifiuti in quel periodo?
“Il disegno criminale gira intorno alla Fibe. La famiglia Caradente era il perno principale, avevano il controllo dei trasporti della Fibe. La famiglia Giuliani aveva comprato i terreni della discarica di Giugliano (autorizzata da loro) e per questo la Fibe era stata sotto scacco della camorra vera. Bisogna riavvolgere il nastro per poter raccontare i fatti di quel periodo. Io avevo la grande colpa di aver fornito indicazioni a Tommaso Sodano sulle anomalie nel rapporto Fibe. In un incontro a Capri, tra l’ex capo dei servizi Mario Mori e quel parlamentare che possedeva il giornale Roma Italo Bocchino– il primo disse che i Pm non potevano bloccare le indagini e i provvedimenti su Fibe (sequestri degli impianti e dei soldi) in quanto il Facchi andava in procura a cantarsela. Questo incontro mi fu raccontato da un mio amico”.
Il ruolo di Cipriano Chianese?
“Di Chianese ne parlai pure con i servizi, più che un camorrista uno che trattava alla pari sia con la camorra che con l’altra parte. Un regista dei traffici dei rifiuti e dei rapporti con la massoneria, la saldatura con la Terra dei fuochi e dell’emergenza nel 2001. Lui ed altri hanno trovato la strada per non coinvolgere Impregilo, Bassolino e Paolucci. Non capisco come l’area del Ds, poi Pd, con gli stessi Paolucci, Bassolino e tutta la corte, sia riuscita a restare fuori da tutto. Questo a mio parere, era stato garantito dai servizi segreti. Ricordo che nel corso dell’incontro con i servizi, dedicai spazio al profilo di Vanoli vice commissario. Lo indicavo come un uomo troppo legato a Fibe che garantiva tutte le operazioni intorno ad esse…Lo rappresentai come un poco di buono. Due giorni dopo, mi chiamò proprio lui, Massimo Vanoli e mi disse che era stato una persona ad avvisarlo e che con i servizi mi aveva fatto una chiavica. Io per sviare, dissi che avevano confuso: avevo parlato di Vicario e non di Vanoli. Due giorni dopo, mi ha richiamato e mi ha detto che io avevo citato proprio lui. Quindi la conferma che esisteva una relazione protettiva dei servizi, rispetto a certi gruppi di potere… Io fui da ostacolo alla trattativa, e non come quello che l’aveva favorita”.
Perché si alleò con Cipriano Chianese?
“No, io non mi sono alleato con nessuno, né ho impegnato l’organismo che dirigevo in questo senso. Posso dire che Chianese è stato un piccolo pezzo, che per quanto spregiudicato, era una risorsa che stavo utilizzando per gestire e frenare l’emergenza. Forse sbagliavo e continuo a sbagliare. Però, era chiaro il fatto che lui metteva a disposizione volumi di discarica per non fare esplodere l’emergenza e questo lo poneva in una posizione di netto contrasto con le strategie della camorra, che, invece, l’emergenza la voleva. Ma il disegno criminale era quello di drammatizzare l’emergenza in modo da rivedere i contatti Fibe e avviare una trattativa con la camorra, forse con Zagaria, per dare ai clan una veste e un ruolo reali, materiali di assistenza a Fibe. Se questo era il disegno, certamente la discarica Resit e le altre soluzioni che adottavo, lo avrebbero reso molto più difficile da realizzare”.
Che ne pensa delle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo?
“Credo con il progetto FIBE e i conseguenti STIR, siano cambiati i nomi. E’ arrivato il tempo dei Savoia, dei Parente, degli stessi Caradente, dei Tartaglia che hanno sostituti gli attori degli anni e dei decenni scorsi. Il vero tema fu rappresentato dalla conoscenza, dalla identificazione della platea degli imprenditori borderline che si muovevano e facevano soldi nel settore dei rifiuti. Nell’occasione specificai che era assurdo che si fosse fatta una gara per la gestione dei rifiuti che mettesse assieme Napoli e Provincia e una che mettesse insieme tutte le altre province, ma era ancora più assurdo che lo stesso soggetto avesse vinto entrambe le gare. Tutto ciò ha comportato ha comportato un cambiamento radicale della onomastica dei soggetti coinvolti. Stiamo parlando di una cosa senza precedenti in Italia e probabilmente in tutta Europa”.