LE FOTO. PASQUA A CASERTA tra le pedane storiche di Alì Babà, barboni e con Marino che scrive un’ordinanza vana

21 Aprile 2019 - 16:54

Caserta – (pasman) Ne sappiamo di ingegneria urbanistica quanto un aborigeno dell’Amazzonia ne può sapere della teoria della relatività di Einstein. Ma, quando nel dicembre 2015 le famigerate pedane con fioriere di corso Trieste fecero la loro comparsa, non ci volle molto a capire che, oltre a non essere proprio belle (ma questo resta un giudizio estetico, altamente soggettivo), erano del tutto inadatte tecnicamente, perché fragili, perché installate in modo da costituire un ricettacolo per l’immondizia e da ostruire i tombini e perché l’uso per il quale erano state giustificate, quello della socializzazione e del trattenimento, era completamente campato in aria. E noi lo denunciammo subito, anticipando tutti gli inconvenienti che si sarebbero poi puntualmente verificati.

Anche perché, a fronte della loro inutilità e della loro fragilità, costarono un botto ed il pacco non lo presero tanto gli amministratori comunali del tempo, ai quali premeva, evidentemente, più l’indirizzo dell’impresa incaricata che la qualità dell’intervento, ma lo presero, come sempre, i casertani.

La sorte che poi hanno subito nel tempo è cosa più che nota: schiantate dalle automobili che le urtavano o che vi finivano sopra, rovinate dalla mancanza di pulizia e di manutenzione, sommerse dall’acqua delle piogge di cui diventavano pericoloso ostacolo del deflusso. Sono diventate un relitto pericoloso e non pochi passanti vi si sono infortunati. Costati,  come detto, uno sproposito, hanno richiesto quindi ulteriori soldi per le riparazioni indispensabili di volta in volta, fino a quelle odierne. Nelle foto che pubblichiamo, alcuni momenti dei lavori di ripristino effettuati negli ultimi giorni.

L’acquisto di queste inutili ed anzi dannose pedane è stato uno dei tanti casi della frenesia a spendere che hanno caratterizzato e caratterizzano tutte, indistintamente, le amministrazioni comunali casertane con una continuità sorprendente.

Pur di fare spesa clientelare, si butta il denaro pubblico in cose e per bisogni marginali, pretestuosi quando non addirittura “inventati” per la gioia delle ditte fortunate che si aggiudicano l’opera o il sevizio, la cui corretta esecuzione, per giunta, non viene quasi mai vigilata.

Sortite dalla giunta di Pio Del Gaudio, le pedane sono così giunte sino a noi, nonostante il sindaco attuale, Carlo Marino, durante la campagna elettorale che separarono il primo turno dal ballottaggio, si impegnò, giudicandole …inadatte…, a rimuoverle, senza meno !

Tra qualche mese, in città si terranno le Universiadi e per non presentarla nel suo estremo degrado immaginiamo che si sia pensato di mettere a posto, anche con questi lavori, l’impresentabile corso Trieste, grazie anche ai fondi che sono stati stanziati per la manifestazione. Una vera pacchia, nella prospettiva che tracciavamo.

Ma il degrado urbano non è solo materiale, delle strutture. Vi sono, difatti, situazioni di abbandono e di inciviltà estremi, verso i quali il governo cittadino è particolarmente impotente per una spiccata insipienza.

Ne sono un esempio i barboni accampati, nello sporco e nell’inedia, nella centralissima via Battisti, che si è incapaci di allontanare.

Vi sono gli zingari che da sempre, in un gruppo numeroso, bivaccano in pianta stabile in piazza Carlo III. Vi sono gli ambulanti abusivi che nessuno riesce a smuovere dai dintorni di palazzo Reale. Vi sono le strade del centro in preda ad un traffico anarchico, dove la sosta in zona vietata è un costume generalizzato, perché privo di alcuna conseguenza.

Il caso di piazza Dante ha del clamoroso, dove si arrivano a contare diecine e diecine di moto, ciclomotori e macchine ferme nella più assoluta libertà. Degli scivoli per disabili, poi, non ce n’è uno che non venga regolarmente ostruito. I locali verso la Reggia, specie alcuni, occupano senza argine, con sedie, tavolini ed arredi, i marciapiede su cui affacciano, come fossero parte privata del proprio esercizio. E pensiamo che possa bastare.

Rispetto a questo stato di cose, risulta grottesca l’ordinanza sindacale (la n. 40) emanata l’altro giorno con la quale si fa “… divieto di bivacco ed utilizzo improprio di aree e spazi pubblici delle giornate del 21, 22, 25 aprile e 1 maggio” e “nello specifico di bivaccare, di sedersi, sdraiarsi e fermarsi a consumare alimenti e bevande su tutto il territorio comunale”.

Lo stesso si può dire, in argomento, per il monumento vanvitelliano, la cui direzione, nell’annunciare la regolare apertura per Pasqua e Pasquetta ha ribadito i divieti di pic-nic e di portare all’interno del parco reale alimenti, bevande e palloni.

Non per essere disfattisti, ma una dose di buon realismo ci fa facilmente prevedere che tutti questi divieti resteranno lettera morta.

Primo perché la gente, disabituata alle regole per la tolleranza ad ogni abuso di cui da sempre gode, violerà anche queste e poi perché non ci sarà nessuno che le farà rispettare. E sulle ragioni di questo ultimo specifico aspetto converrà tornare più a lungo in una prossima occasione.

Così diamo per certo che nessuno farà sgombrare i tanti che in piazza Carlo III si stenderanno al sole, la invaderanno con cani e biciclette, che apparecchieranno per la scampagnata. Allo stesso modo avverrà nel parco Reale, come per gli anni passati, nonostante certa pubblicistica edulcori la realtà del peggio che è sempre avvenuto.

Come vorremmo sbagliarci.