I narcos casertani, la ‘Ndrangheta e la Colombia. A processo 39enne più 15
22 Novembre 2019 - 17:59
CASERTA – Sarà processo per Serafino Rubino, il narcos casertano di 39 anni incaricato di trattare la cocaina con i cartelli colombiani e coinvolto nell’ambito dell’inchiesta “European ‘ndrangheta connection”, sul business della droga delle cosche calabresi.
E’ stata questa la decisione del giudice per l’udienza preliminare Natalia Catena che ha disposto il rinvio a giudizio per Rubino, ancora latitante, ed altre 15 persone. Finiranno dinanzi al giudice, con la prima udienza fissata all’inizio di gennaio dinanzi al tribunale di Locri: Antonio Barbaro, 41enne di Locri; Domenico Barbaro, 37enne di Locri; Giuseppe Campagna, napoletano di 46 anni; Maria Rosaria Campagna, napoletana di 50 anni, compagna del boss della mafia Salvatore Cappello detto Turi; Luciano Camporesi, latitante, 44enne di Rimini; Salvatore Santo Cappello, di Napoli; Roberto Esposito, 28 anni di Gragnano; Carmelo Vincenzo Gerasolo, 31 anni di Locri; Domenico Pelle, alias Micu i Mata, 69 anni di San Luca; Giuseppe Pelle, 38 anni di Locri; Antonio Pizzata, alias Piritinu, 31 anni di Locri; Vincenzo Salzano, 51 anni di Napoli; Angelo Sansottera, 70 anni di Milano; Giuseppe Strangio, 24 anni di Locri; Giorgio Violi, 43 anni di Reggio Calabria.
Secondo gli inquirenti Serafino Rubino, difeso dall’avvocato Nello Sgambato, insieme a suo fratello Giulio Fabio, divenuto collaboratore di giustizia, e Maria Rosaria Campagna, avrebbe istituito un vero e proprio cartello del narcotraffico internazionale. Serafino Rubino curava le trattative direttamente con i cartelli colombiani grazie ad una rete di rapporti in Sudamerica. Suo fratello Fabio Giulio si occupava del recupero dello stupefacente in Italia ma anche nelle relazioni d’affari con i co-finanziatori delle pertite di droga. Infine Maria Rosaria Campagna oltre a finanziare la consorteria criminale era specializzata nel recupero di considerevoli quantitativi di cocaina in qualsiasi porto d’Italia dove venisse spedita ma principalmente nel porto di Napoli, dove poteva contare, ad avviso dei magistrati, su dei “ganci” interni, allo stato rimasti non identificati.
Nel corso delle indagini è emerso come la droga venisse nascosta con la tecnica del “rip off” in navi cargo. Sono stati sequestrati oltre 500 chili di cocaina proveniente dalla Colombia ed intercettata nei porti di Panama (a bordo di un cargo di zucchero) ma anche Gioia Tauro, Napoli ed Anversa, in Belgio, dopo uno scalo a Rotterdam.