ALTA VIGILANZA DI CASERTACE SUL MACRICO. Oggi parla Sergio Tanzarella: “E’ l’unica speranza di riscatto per una città che non ha più niente”

2 Novembre 2018 - 19:59

CASERTA (g.g.) – Vogliamo provare a mantenere la guardia alta sulla questione Macrico, perché sappiamo che questo è l’unico modo per evitare un saccheggio speculativo di quest’area che sebbene usata potrebbe veramente cambiare il volto della città rendendola più vivibile ed ecocompatibile. Negli ultimi anni Casertace ha rivisto un po’ la sua posizione, un tempo più articolata rispetto alle potenziali evoluzioni del Macrico. L’ha rivista perché l’allarme ecologico ormai non è più un affare da scienziati, ma si percepisce ogni giorno con la tropicalizzazione del nostro clima ormai caldo sempre e dunque pericoloso in quanto in grado di scatenare fenomeni meteorologici che per migliaia e migliaia di anni sono stati estranei alla vita degli esseri viventi in questa parte dell’emisfero boreale.

Insomma, massima attenzione in modo da non far mai mancare il nostro presidio. Oggi, Pasquale Manzo ha incontrato un rappresentante storico della sinistra casertana, del cattolicesimo sociale locale: l’ex parlamentare Sergio Tanzarella che molto si è speso per testimoniare una posizione integralmente ambientalista che oggi, con l’effetto serra che diventa spettro di rovina non più una delle opzioni, ma l’unica opzione possibile.

Caserta- (Pasman) Per il terzo degli approfondimenti che abbiamo avviato sul tema del Macrico – tema determinante per Caserta, come abbiamo già avuto modo di osservare, sia dal punto di vista urbanistico sia per valutare quanto forti siano tuttora quelle forze della speculazione edilizia che da sempre la tengono in ostaggio – ospitiamo oggi il contributo autorevolissimo di Sergio

Tanzarella.

La notorietà del quale ci esimerebbe dal presentarlo ai casertani, ma a beneficio dei nostri lettori più giovani, che ambiremmo a coinvolgere sempre più nel dibattito sull’area verde, accenniamo un suo breve profilo biografico, che rivela immediatamente – come si potrà constatare – l’importanza essenziale del suo giudizio sulla questione in discussione, sia in quanto intellettuale autentico sia in quanto uno dei massimi conoscitori delle vicende che vi sono connesse, a motivo del suo impegno ultraventennale nella mobilitazione cittadina che sul Macrico vi è stata soprattutto per il passato.

Il professore Tanzarella è ordinario di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, dove dirige l’Istituto di Storia del cristianesimo, e professore invitato presso l’Università Gregoriana di Roma. Saggista,  ha curato da ultimo l’epistolario di Don Lorenzo Milani all’interno del volume Tutte le opere, Meridiani, per i tipi della Mondadori.

Deputato nella XII Legislatura dal 1994 al 1996 con il partito dei Cristiano Sociali aderente alla coalizione di centro-sinistra

 dei Progressisti, (con incarico di segretario della Commissione per gli Affari Sociali nonché componente della commissione speciale in materia di infanzia e con all’attivo, come primo o come altro firmatario, la presentazione di 33 progetti di legge), per quello che qui più importa è tra i maggiori attivisti e presidente del Comitato Macrico Verde, il sodalizio cittadino sorto tra gli anni 2000 e 2001 e costituito da circa quaranta tra associazioni civiche, culturali, ambientaliste, con lo scopo di realizzare un parco pubblico nell’ex area del demanio militare ed oggi in proprietà della diocesi casertana. In questa veste ha assunto numerose e rilevanti iniziative, promuovendo dibattiti ed incontri di sensibilizzazione sul tema e richiamando, senza giri di parole, alle loro responsabilità le autorità pubbliche coinvolte quando pareva che non stessero agendo esattamente per l’interesse collettivo. Non occorre dire altro per far capire che non ci troviamo davanti alle opinioni di uno a caso, che sempre più spesso tengono banco oggi nella blogsfera in cui si conosce tutto, senza sapere nulla.

Questo l’opinione, aperta e coraggiosa, del professore Tanzarella, che ci auguriamo possa suscitare una nuova mobilitazione dei casertani, specie dei ragazzi, sul Macrico verde:

Tra poco saranno vent’anni e l’area è ancora lì: indenne dagli speculatori (ma per quanto?), inaccessibile ai cittadini e nelle mani di privati che la detengono passiva per loro e per la città. Il caso è unico, in Italia non vi è capoluogo di provincia che abbia nel centro della città un’area vastissima di 33 ettari non ancora qualificata come destinazione d’uso. Potrebbe essere una occasione destinata a fare da modello esemplare per una utilizzazione pubblica che in parte ribalti le sorti una città in decadenza, priva ormai di tutto se non del triste primato di ultima d’Italia (quali che siano i metodi con i quali si stilano queste classifiche il fatto è che a Caserta non è rimasto quasi nulla in servizi, cultura, assistenza). Da vent’anni quasi tutti i consiglieri comunali (non pochi sono sempre gli stessi a partito variabile) si sono sempre rifiutati di qualificare l’area come F2, premessa questa per un deprezzamento del Macrico e per la sua destinazione a parco pubblico. Un atto semplice, a costo zero ma in grado di sconvolgere i piani dei padroni del cemento dell’intera regione. Il nodo è questo. Da un lato la proprietà Istituto Sostentamento del Clero (ente che è diretta propagazione della Chiesa cattolica italiana interessata a suggere dall’area quanti più milioni possibile), poi gli amministratori e i rappresentanti politici: ostaggio dei loro padroni elettorali (cementificatori e affini) e quindi non liberi di fare il bene della città, e ancora gli affaristi di ogni genere per i quali ogni centimetro quadrato ha come unità di misura l’euro moltiplicato per il numero più alto possibile. Dall’altro lato un manipolo di cittadini che ha tenuto sotto scacco questo esercito potente e agguerrito prima fondando un Comitato, poi il gruppo politico Macrico Verde e infine il movimento Speranza per Caserta riuscendo a garantire con continuità una presenza in consiglio comunale che rompesse l’accordo indicibile di maggioranza e opposizione per edificare nell’area di tutto. Piccole iniziative (convegni, manifestazioni, documentari, progetti, interviste, filmati) fatte da gruppi di volontari con l’unico obiettivo il bene della città. Intanto i progetti per conquistare l’area si sono susseguiti con le più altisonanti parole e le più incredibili proposte di manufatti: teatri, musei, auditorium, parcheggi sotterranei e a raso, gallerie, industrie, nuove cattedrali fino a case per artisti (!), parchi dell’aereospazio, laboratori privi di forza di gravità e adesso l’ultima invereconda proposta della casa dello studente. Il copione è sempre lo stesso, prevedibile e stucchevole: nuovi cavalli di troia che dietro ad un servizio pubblico permettessero alle betoniere di entrare. C’è da chiedersi come mai qualsiasi cosa si voglia realizzare in città debba finire inevitabilmente proprio nell’area Macrico. Un qualsiasi politico che volesse intervenire sulla questione non avrebbe che da leggere le carte e gli studi che abbiamo preparato, interrogarci, capire. Ma tutti si guardano dal farlo, sanno bene loro ciò che serve ai cittadini dunque è inutile ascoltarli. Il fatto è che ciò che dicono servire alla città serve solo agli affaristi desiderosi di realizzare il cosiddetto “verde attrezzato”: qualche aiuola, qualche alberello spelacchiato, un paio di panchine, uno scivolo e una giostrina, il tutto all’ombra di qualche milione di metri cubi di cemento armato attraversati da grandi strade asfaltate. Perché gli affaristi e i politicanti regi coda non parlano mai di bosco attrezzato? Cioè attrezzato solo di alberi delle più svariate essenze che si possono aggiungere a quelle di pregio e di vetustà già presenti nell’area. Sono scelte troppo semplici ed economiche e dunque non servono agli affari anche se servirebbero ai cittadini per vivere un po’ meglio in una città sfregiata e invivibile dove anche andare a passeggio in due persone è di fatto impossibile. Non parliamo poi di coloro cui è impedito camminare, per essi ci sono solo barriere architettoniche.

Infine una parola sulla proprietà. L’Istituto Sostentamento del Clero non è un ente qualsiasi e il suo riferimento dovrebbe essere prima che a Piazza Affari o alla Borsa al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa. Per quest’ultima la proprietà privata è legittima purché essa non rinunci mai alla sua funzione eminentemente sociale. Tenere inattiva, bloccata e in rovina l’area del Macrico da oltre vent’anni tradisce e nega la stessa declamata funzione sociale e quindi rende gravemente immorale lo stesso possesso della proprietà dell’area Macrico, immorale e ingiustificabile. Questo fatto è tanto evidente e incontestabile che nessuno potrà smentirmi tanto è vero che i vertici dell’Istituto Sostentamento Clero nazionale e locale su questo argomento tacciono compatti, e non sono i soli”.

Sergio Tanzarella