Aperte le porte della centrale nucleare di Sessa Aurunca (chiusa nel 1980), ma dopo 39 anni lo smantellamento non è ancora terminato

27 Febbraio 2019 - 17:07

SESSA AURUNCA – Sono in corso le iscrizioni su www.sogin.it alla terza edizione di “Open Gate”, l’iniziativa di Sogin che permetterà, nel fine settimana del 13 e 14 aprile, a 3.000 cittadini di conoscere le modalità e le tecnologie adottate nello smantellamento delle centrali nucleari italiane. Le iscrizioni si chiuderanno domenica 31 marzo. L’evento coinvolge le quattro centrali di Trino (Vercelli), che raggiunse durante l’esercizio il record mondiale di funzionamento a piena potenza, Caorso (Piacenza), la più grande del nostro Paese, Latina, la primogenita centrale italiana che all’epoca del suo avvio era la più potente d’Europa, e Garigliano (Caserta), con la caratteristica “sfera bianca” che racchiude il reattore.
Questo il comunicato di Sogin, la società del Tesoro impegnata nello smantellamento delle quattro centrali nucleari italiane, volto a riportare a galla un problema di cui la politica spesso si disinteressa, soprattutto perché si tratta di una spesa a fondo perduto che ricorda quanto questo Paese vada a rilento: per quanto riguarda la centrale Garigliano infatti, dopo ben 39 anni dalla sua chiusura, lo smantellamento non è ancora terminato, né si sa dove saranno portate le scorie radioattive una volta terminata questa fase, perché non è ancora stato individuato, durante tutti questi anni, un sito di deposito nazionale delle scorie.
La centrale ‘Garigliano’ fu chiusa per motivi di sicurezza all’indomani del terribile terremoto che il 23 novembre del 1980 devastò la Campania. Una scelta ben ponderata e certamente volta alla sicurezza del territorio, che però non ha avuto successive fasi per ristabilire il normale corso delle cose.
In tanti anni infatti, nonostante un conto complessivo di 7,2 miliardi di euro, di cui la metà già spesi, si è arrivato solo ad un misero 30% di completamento dei lavori di dismissione, una percentuale inaccettabile soprattutto perché, come al solito, questi costi vengono poi ricaricati sulle spalle dei cittadini tramite la bolletta energetica. A rendere ancora più difficile l’avanzamento di lavori già di per sé esageratamente complessi vista la delicatezza della materia, vi è il problema della gestione di appalti per singole specifiche mansioni da dover esternalizzare “per

i quali servono, in alcuni casi, anche più di due anni”, come affermato dall’Amministratore Delegato di Sogin Luca Desiata.
Dopo molti anni i lavori di smantellamento sono finalmente arrivati al nocciolo nucleare, avendo superato l’esame dell’Aiea, organo delle Nazioni Unite per la sicurezza nucleare. Come riportato dal collega de ‘La Repubblica’ Luca Iezzi, delle quattro centrali la prima ad arrivare a questo punto è stata proprio quella di Sessa Aurunca e, solo per questa operazione, il costo previsto è di 175 milioni di euro. Dopo l’approvazione della Aiea serve però quella della neonata Isin, Autorità del controllo sul nucleare in attività dal primo agosto dello scorso anno.
Ma qui nasce una delle solite storture della nostra fantastica Italia, in cui le contraddizioni sono sempre dietro l’angolo. Secondo la relazione dell’Aiea la neonata Isin ha un personale troppo ridotto, formato da 50 unità di cui solo 15 destinate al nucleare. Isin dovrebbe ingrandirsi con delle nuove assunzioni ma, a causa della solita ridicola burocrazia italiota, l’ente non è stato ancora autorizzato a bandire pubblici concorsi. E nel frattempo, come direbbe Antonio De Curtis, in arte Totò, “io pago”.

Ruben Romitelli