APPALTI, ESTORSIONI E DROGA. Ecco come i clan si spartiscono la provincia di Caserta

18 Giugno 2024 - 13:09

Il quadro della camorra casertana descritto nella relazione della Dia relativa al primo semestre 2023

CASERTA La Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato in queste ore l’ultimo report sulla criminalità organizzata. Nella relazione semestrale, relativa al primo semestre del 2023, è lungo e dettagliato il capitolo relativo alla camorra che imperversa nel Casertano.

Zone di influenza, la tipologia delle attività illecite ma anche l’ evoluzione e l’ infiltrazione nella vita pubblica. Il quadro della camorra casertana descritto nella relazione della Dia relativa al primo semestre 2023 evidenzia come il malaffare troppo spesso riesca a penetrare anche nelle attività lecite, finendo per inquinare il quotidiano.

A fronteggiare questa situazione le indagini della Procura e delle forze dell’ordine che portano ad arresti e anche a sequestri di beni, nonché i controlli con conseguenti interdittive antimafia emesse dalla Prefettura. Tutti modi per contrastare i tentativi della criminalità organizzata di permeare diversi ambiti come le attività amministrative di politici e funzionari pubblici ma anche gli appalti.

Perno centrale della criminalità organizzata in provincia di Caserta è, ovviamente, il clan dei Casalesi, suddiviso ormai in tre fazioni: Schiavone, Bidognetti e Zagaria. La fazione Iovine, in riferimento al boss Antonio ‘o ninno, è ritenuta scomparsa dalla Dia e del resto non poteva essere altrimenti considerando che il suo leader si è pentito e non avendo alle spalle una struttura familiare solida e in grado di poter portare avanti le attività illecite del gruppo.

La fazione Schiavone sarebbe maggiormente presente a Casal di Principe e a Caserta, mentre la fazione Bidognetti opererebbe a Castel Volturno, Parete, Lusciano e Villa Literno. La famiglia Zagaria, invece, eserciterebbe la propria influenza criminale a Casapesenna, Trentola Ducenta e Aversa.

A Teverola si è registrato il tentativo di alcuni affiliati usciti dal carcere dopo un lungo periodo di detenzione di rimettere in piedi il clan Picca, operativo anche a Carinaro, ma le prime richieste estorsive sono state bloccate sul nascere dalle forze dell’ordine.

Altro sodalizio egemone in provincia di Caserta è quello dei Belforte, soprannominati ‘Mazzacane’, attivo non solo a Marcianise ma anche nei comuni limitrofi di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello. Una cosca che riesce a tenersi in vita nonostante i numerosi arresti grazie all’esistenza di una ‘cassa comune’. Qui si sono registrati i ritorni dei clan Piccolo, avversario dei Belforte, e Perreca, attivo a Recale.

Tra Santa Maria a Vico e San Felice a Cancello si registrano le attività del clan Massaro.

Mentre nell’area calena, in particolare tra Pignataro Maggiore e Pastorano, operano i Lubrano-Ligato, ‘federati’ con la fazione Schiavone dei Casalesi. Gli Schiavone hanno anche strettissimi rapporti con i Papa, attivi a Sparanise, Francolise, Calvi Risorta, Teano, Pietramelara, Vairano Patenora, Caiazzo e Piedimonte Matese

Lo spaccio di droga in aumento

Gli interessi illeciti dei Casalesi riguarderebbero le estorsioni, soprattutto in danno di supermercati, cantieri edili ed altre società operanti nel settore della raccolta e trattamento dei rifiuti, il controllo delle bische clandestine e del settore delle onoranze funebri (storicamente esercitata dai Bidognetti), attività, quest’ultima, eseguita in maniera coordinata in ragione di pregressi accordi intercorsi con un illegale “consorzio di imprese”. Costituisce novità rispetto al passato la maggiore rilevanza attribuita al mercato degli stupefacenti, superando una tradizionale ritrosia dei Casalesi verso questo settore. Il traffico di droga, infatti, ha assunto un ruolo significativo tra le fonti di guadagno del clan, mediante l’apertura di numerose piazze di spaccio nel territorio dell’agro aversano con il controllo affidato a ciascun capo zona oppure realizzato da terzi dietro compenso al sodalizio.

Infine, va segnalata la fiorente attività di spaccio che interessa la fascia costiera che dal litorale domizio si estende fino ai confini con il basso Lazio. Tale territorio, da sempre sotto il controllo dei Casalesi, si caratterizza per l’intenso smercio di stupefacenti da parte di soggetti italiani e stranieri, questi ultimi perlopiù di etnia africana e rumena. Negli ultimi anni, tuttavia, è stata osservata una crescente presenza di soggetti provenienti dall’hinterland napoletano che cercano di farsi spazio nel contesto criminale locale, in particolare proprio nell’ambito del traffico di stupefacenti.

Per gli altri gruppi criminali attivi nel casertano i principali strumenti di approvvigionamento di risorse economiche sono le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti.

I casalesi e l’imprenditoria

Confermata dalla Dia la vocazione imprenditoriale del cartello dei Casalesi rispetto ad altre organizzazioni criminali campane, attuata mediante il reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche e l’infiltrazione negli appalti di servizi tramite condotte corruttive e collusive con funzionari pubblici, grazie all’elevata capacità dell’organizzazione criminale di creare fitte reti di relazioni con esponenti del mondo imprenditoriale ed amministratori locali.

La Dia, a tal proposito, evidenzia l’attività messa in campo a Sparanise nel dicembre 2021, con gli Schiavone interessata ai settori socio-assistenziali, il cosiddetto ‘terzo settore’, in cui si sarebbero infiltrati ricorrendo a pratiche corruttive in concorso con funzionari delle locali amministrazioni. L’indagine, che ha visto coinvolti un amministratore del Comune e soggetti legati alla criminalità organizzata del territorio, nonché rappresentanti dell’imprenditoria e della gestione dei servizi locali, ha condotto, il 19 dicembre 2022, all’adozione del provvedimento di scioglimento dell’Ente per infiltrazione mafiosa.

Le attività di contrasto al clan

Con la camorra che cerca sempre più di ‘conquistare’ appalti e riciclare il denaro sporco in attività illecite, le istituzioni devono modificare il loro modus operandi nel tentativo di contrastare queste dinamiche e, soprattutto, di ‘chiudere i rubinetti’. In tale contesto le autorità preposte hanno intensificato i presidi di prevenzione antimafia. In particolare, durante il semestre in esame, il prefetto di Caserta ha emesso 19 misure interdittive antimafia a carico di altrettante società ritenute riconducibili o permeabili da clan camorristici. Nel medesimo periodo, significativo si è rivelato anche il contrasto ai patrimoni mafiosi con sequestri e confische messi in atto anche nei confronti di imprenditori collegati alle consorterie criminali. Misure di prevenzione che puntano ad ‘improverire’ le risorse economiche a disposizione della camorra.