ASCOLTA L’AUDIO SHOCK. Insulti e minacce ad infermieri del 118 dall’uomo Fials (che si crede Rocco Siffredi), messo a comandare dall’Asl di Russo e Mannella

19 Gennaio 2022 - 13:42

Il fatto si è  verificato a poche ore di distanza dalla pubblicazione di un nostro articolo, in cui, non certo per la prima volta, rilevavamo con accenti civili e democratici, le tante cose che non funzionano nel servizio di emergenza di caserta, relazionando al fatto che il signor Generoso De Santis e la signora Rosa Lomascolo sono stati messi lì ormai da quasi 2 anni con una scelta, a nostro avviso, assolutamente errata, che dimostra la persistenza di una sudditanza o di un collateralismo non certo trasparente, tra i quadri dirigenti dell’Asl di Caserta e questo sindacato aversano anche dopo che questo è stato travolto dalla famosa inchiesta giudiziaria sul Dipartimento di neuropsichiatria

 

CASERTA/AVERSA – (Gianluigi Guarino) Ok, ritiriamo anche la valutazione presuntiva sul fatto che il signor Generoso De Santis sia una brava persona così come avevamo scritto nell’articolo, lo scorso 4 gennaio (CLIKKA E LEGGI), riteniamo molto civile, con cui abbiamo espresso forti, ma sempre argomentate, perplessità su quello che noi riteniamo essere una gestione disastrosa del servizio 118 di Caserta, coordinato da anni dal dirigente Roberto Manella, il quale per sua scelta personale, ha voluto affidare la delicatissima gestione organizzativa di un 118 al centro di tutte le attenzioni e le tensioni in periodo covid, a due infermieri, la cui caratteristica peculiare, è quella di essere iscritti al sindacato Fials, cioè quello della famiglia Stabile, quello travolto dalla vicenda giudiziaria che ha portato, poco meno di un anno fa, all’arresto di

Antonio Stabile, figlio di Salvatore Stabile, quest’ultimo patron e dominus della Fials, anch’esso coinvolto in molte intercettazioni e non certo esprimendo un profilo tranquillizzante.

Un sindacato di cui l’Asl di Caserta, ormai da anni, è praticamente succube come ha dimostrato chiaramente il contenuto della appena citata indagine della Procura di Aversa-Napoli nord, da cui emerge una ipoteca forte della famiglia Stabile sul dipartimento della Neuropsichiatria, non casualmente localizzato nei suoi uffici direttivi ad Aversa e non a Caserta, cioè a stretto contatto con la sede centrale Asl, così come sarebbe stato logico, almeno per ciò che riguarda le sue strutture amministrative.

Per cui, sia detto con chiarezza, siccome stiamo parlando di due infermieri normali, cioè della signora Rosa Lomascolo e per l’appunto del signor Generoso De Santis, il quale viene segnalato come costantemente presente nella sala operativa del 118 di Caserta, nella stanza della signora Lomascolo, coordinatrice organizzativa del lavoro di intervento del servizio di emergenza e, a questo punto presente, e tutt’altro con il piede leggero, anche nella sede di Aversa, tra le più importanti e delicate da dove partono le ambulanze per gli interventi in un’area demograficamente e criticamente problematica.

Scriviamo evidentemente, perchè questo audio, di cui siamo entrati in possesso e che pubblichiamo in calce a questo breve scritto, insieme ad una sommaria trascrizione delle parole che, seppur disordinatamente, siamo riusciti, con fatica, a captare, dimostra che, non solo Generoso De Santis era presente all’indomani della pubblicazione del nostro articolo, in quei locali, ma c’è andato per manifestare a modo suo la rabbia, il risentimento personali in quanto, riteneva che ci siano persone all’interno della sala operativa o anche all’interno della sede di Aversa (figuriamoci, siamo ancora a questo, non hanno capito che CasertaCe ha fonti ed occhi dappertutto ed è informato fondamentalmente dal popolo dei suoi lettori, per i tanti anni di lavoro giornalistico realizzato in questa provincia) che imbeccherebbero questo giornale per far uscire un certo tipo di notizie.

Ora, vogliamo tranquillizzare, dato che dalla registrazione si capisce che è un bel pò agitato, il signor De Santis: quegli episodi di disservizio da noi pubblicati sono il 2% di ciò che i cittadini e la massa enorme di lettori di questo giornale, di gran lunga, ma proprio di gran lunga il più importante e il più seguito di questa provincia, ci inviano.

Sono gli utenti, i pazienti a contattarci. E su questa cosa, lei, le sue urla, le sue invettive, la cialtroneria di certe parole che usa, con il registro di una spavalderia tipica di chi ha preso tutto il peggio dal cosiddetto marciapiede che al contrario offre anche tanti fattori positivi alla formazione e alla maturazione di una persona che impara dalla vita vissuta, su questa cosa, dicevamo, lei non può farci nulla.

Nè lei, nè il dirigente Mannella, nè la Lomascolo, nè il direttore generale Ferdinando Russo. Nulla, perchè quando il popolo si esprime, c’è poco da opporsi: “è la stampa baby e tu non puoi farci nulla”, come dice il monumento del cinema Hanfrey Bogart, nel film “L’ultima minaccia”, sotto alla rotativa rispondendo picche ad un ordine di auto censura impartitogli dall’alto.

Sono i cittadini, infatti, che ci riconoscono la credibilità, che si fidano del fatto che CasertaCe non vive le sue giornate inseguendo piccoli obiettivi di bottega o appartenenti alla sfera personale di chi ci lavora dentro. A proposito di appartenenze, noi apparteniamo alla specie rarissima, se non unica in questa provincia, di chi vive per difendere valori comunitari, cioè di quel bene comune di cui tutti si riempiono la bocca, salvo poi comportarsi sempre e comunque in antitesi, rispetto a ciò che serve per il suo perseguimento reale. Insomma, noi di CasertaCe, disadattati e felici.

Ci rendiamo conto di aver usato già troppe parole di lessico elegante. L’abbiamo fatto anche per compensare quelle sue parole signor De Santis, quelle impresse nell’audio e che, beninteso, non ci fanno certo paura. Dato che la cultura del marciapiede non l’abbiamo mai disdegnata essendo stata anche per noi, per l’estensore di questo articolo, una fucina di conoscenza e di conoscenze esperenziali.

Buon per lei, e ciò lo constatiamo dalla sua intemerata (ops, un’altra parola difficile) che lei sia il nuovo Rocco Siffreedi di Aversa. Buon per lei. Anche se va detto che mai come in questo caso l’autocertificazione di quello che Fabrizio De Andrè definisce nella canzone “Un giudice” tratta dall’antologia dei racconti di Spoon River a cui dedica un disco intero, “la virtù meno apparente, tra tutte le virtù la più indecente.

Buon per lei, comunque, auguri e speriamo figli un pò più normali perchè altrimenti lei e la sua famiglia fate assopigliatutto.

Scherzi a parte e tornando seri, il problema non è però costituito da quelle urla farfuglianti, violente, minacciose, aggressive. E neppure dall’autoattestazione di una virilità strabordante e straripante al punto che si presta ad un’altra citazione che ci riporta ad una canzone, “Pezzi di vetro“, di un altro grande poeta della musica e dei testi italiani, cioè Francesco De Gregori, definisce “un sesso di ramo duro“, come una sorta di strumento di  quelli che si usano per infilzare i polli da rotolare successivamente allo spiedo.

Il problema non è questo. E qui purtroppo dobbiamo ritornare, nostro malgrado, alla dirigenza dell’Asl e nello specifico alla dirigenza dell’Unità Operativa Complessa del 118. Questo allegrone del De Santis, che sciorina insulti all’indirizzo di suoi colleghi dipendenti, è in grado di intimidirli solo perchè c’è qualcuno che gli ha dato il potere di farlo, appiccicandogli i gradi addosso.

Ma non è neppure questo il punto essenziale della storia.

E’ un altro: nell’Asl di Caserta e a capo del 118 ci sono dirigenti, ci riferiamo al direttore generale Ferdinando Russo, al direttore dell’Unità Operativa Roberto Mannella (scusate, ma con chi dobbiamo prendercela, sono loro i pro tempore) che permettono alla cultura, alla mentalità che trasudano straripanti dalle parole confuse, per lo più incomprensibili ma sinistramente minacciose, pronunciate da Generoso De Santis, nei confronti di suoi colleghi.

Su quello che De Santis dice possiamo anche farci una risata. Chi non ha nulla da ridere, è invece chi dovrebbe lavorare ogni giorno per migliorare la qualità dei servizi offerti al cittadino. La risata ce la possiamo consentire non dovendo dimostrare nulla sul fronte della lotta che conduciamo contro certi modeli culturali. Per cui, non rimaniamo stupiti nell’ascoltare quello che abbiamo ascoltato in questo audio. E sapete perchè, cari dottor Russo e dottor Mannella? Perchè noi da anni e anni esploriamo, studiamo e diamo conto del modo con cui certe organizzazioni di persone, del modo in cui il sindacato Fials concepisce i rapporti all’interno delle istituzioni sanitarie del territorio casertano che, badate bene, appartengono a quella pubblica amministrazione, così definita più volte dalla Costituzione italiana.

Volete che rimaniamo stupiti nell’ascoltare le parole di ‘sto De Santis, dopo aver letto tutto quello che abbiamo letto, dopo aver di conseguenza riportato tutto quello che abbiamo riportato dell’ordinanza firmata da un gip del tribunale di Aversa, sulla banda Carizzone, Antonio Stabile, Franceco Della Ventura e company? No.

Qualcuno stamattina ci ha fatto notare che certe espressioni usate da Generoso De Santis somigliano tantissimo a quelle vastamente elargite dal signor Luigi Carizzone, che per anni e anni è stato il dirigente del dipartimento della neuropsichiatria dell’Asl di Caserta, ricoprendo una carica, seconda per importanza, solo rispetto a quella ricoperta dai direttori generale, sanitario e amministrativo.

Per cui si tratta di un modello culturale e morale a cui viene riconosciuto ampia legittimazione, potere e potestà. Questo audio non fa che confermare ciò che noi già sappiamo e che è alla base di tutta la nostra iniziativa giornalistica, finalizzata a colpire, non tanto la persona Salvatore Stabile, la persona Antonio Stabile, la persona Carizzone, la persona Generoso De Santis o la persona Rosa Lomascolo, ma un modello culturale (ci rendiamo conto che non lo capirete mai, nemmeno lei direttore Ferdinando Russo, nemmeno lei, dirigente Roberto Mannella, perchè i processi e le progressioni sociologiche di questo territorio contengono mali che sopravvivono alle generazioni e che attraversano tutti gli strati sociali e professionali, ma noi abbiamo il dovere di ribadirlo per la millesima volta), che tiene questo territorio letteralmente confinato in culo al mondo, altro che maglia nera d’Italia.

Ma cosa volete che possa organizzare di serio un soggetto che concepisce il rapporto tra lui e le persone che coordina con le connotazioni che emergono da quest’audio? Quale potrà essere la qualità della sua elaborazione professionale? Badate bene, però: noi non ci scandalizziamo perchè uno si possa incazzare sul posto di lavoro o possa cantarne 4 a propri colleghi. Questo capita e capita spesso anche a noi. Il punto, anche in questa circostanza, è un altro: se ci fate caso, tutte le parole, confusamente elargite da Generoso De Santis, senza ausilio di amuchina o di altri sanificanti, sono comunque finalizzate a un concetto di quieto vivere.

Della serie, voi non rompete le scatole a me, io non rompo le scatole a voi. Perchè se voi rompete le scatole a me, io vi attraverso con il mio dardo siffrediano, che suona anche bene, somigliando al sigfridiano di Wagneriana memoria e sono, manco a dirlo, cazzi vostri. In pratica, Generoso De Santis è un archetipo perchè richiama all’ordine quelli che ritiene propri sottoposti sul tema degli equilibri personali e sul tema di un quieto vivere, edificato, ma con materiale scadentissimo, su una e una sola base: io non guardo nel tuo armadio, tu non guardi nel mio perchè ognuno ci tiene nascosti i propri scheletri.

Insomma, un regime calibrato sugli interessi personali, su quelli di casta, su quelli sindacatocratici, mai e poi mai su quelli del bene comune. 

 

 

ve lo dico molto bene, a gent ra ca dint ‘a centrale, metto 8 infermiere ncop u comune, mi dispiace, vi metto il pesce in culo e ve lo faccio uscire dagli occhi..vu dic facce facc non teng cos a nasconnr …ok? .non dico altro, mi dispiace uagliù, mi son sfastriat, non faccio u nom i nisciun, c’arriveret da soli, i v’aggià ra u tiemp per capiì, ca dient ca meno casino s fa, meno s fa, purtroppo non s’è capito, però si v pensate che con 3mila euro al mese e poi caccurn