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I MARIUOLI DELL’ASL. “Della Ventura è un cornuto”. Linguaggio da cartoon tra “Panzarotto” (il figlio di Stabile) e “Jukebox”

3 Aprile 2021 - 18:39

Un po’ raccapricciante, un po’ esilarante. Completiamo oggi la trattazione del capo “ventotto” dell’ordinanza firmata qualche settimana da uno dei gip del tribunale di Aversa-Napoli Nord che applica la misura degli arresti per turbativa d’asta, falso ideologico in concorso e truffa. E la rigetta per il peculato con una chiara motivazione. IN CALCE ALL’ARTICOLO UNO STRALCIO DELL’ORDINANZA

AVERSA (g.g.)  – Il manipolo di mariuoli in servizio presso il Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Caserta non era certo formato da soggetti in amicizia tra loro. Solo in apparenza erano un gruppo compatto, ma l’unico loro gradiente era rappresentato dalla complicità e dalla reciproca copertura omertosa nell’esercizio del ladrocinio che, per ben riuscire, doveva coordinare, mettendoli insieme, gli apporti dei vari Francesco Della Ventura, Antonio D’Angelo, Sannino, Iorizzi e compagnia…brutta.

In cima a questo sistema c’era il dirigente Luigi Carizzone. E la dimostrazione che questi qua non erano amici, ma solo complici e che, sotto sotto, come si suol dire, si schifavano, è fornita dallo stralcio della recente ordinanza ormai arcinota ai nostri lettori, che chiude la narrazione e l’approfondimento dei motivi per cui il Gip del Tribunale di Aversa-Napoli Nord assume (o non assume) certi provvedimenti giudiziari rispetto al capo d’imputazione provvisorio “ventotto”.

Della Ventura l’abbiamo lasciato, nell’ultimo articolo, sopra al tetto di casa del dirigente per controllare se l’imprenditore di Teverola Alberto Marino avesse svolto i lavori al comignolo di Carizzone a regola d’arte. Lavori, naturalmente, erogati gratuitamente da un imprenditore inondato, in pochi mesi, dalla “grazia” di affidamenti diretti da parte dell’Asl Caserta per un importi nettamente superiori ai 100 mila euro, tutti regolarmente frutto di turbativa d’asta.

In verità, non solo sul tetto, ma anche un po’ davanti l’uscio di casa, l’avevamo lasciato il fuoriclasse della trastola Francesco Della Ventura, che si industriava affinché la scorta di legna del camino arrivasse comodamente, cinque o sei quintali per volta, senza riempire il deposito, in modo da risparmiare a Carizzone e i suoi cari la fatica. Nonostante ciò, nonostante questa pelosa disponibilità, determinata sicuramente dalla necessità di ingraziarsi il Carizzone, una delle espressioni maggiormente elogiative, una vera propria carineria, esternata dal capo dipartimento nei confronti di Della Ventura è quella di “cornuto“.

Così lo definisce nel corso di una conversazione intercettata tra lui e l’infermiera coordinatrice al SPDC di Sessa Aurunca, Elena Brongo. Carizzone ne ha per tutti.

Da questa conversazione si capisce che tra Della Ventura, inviso a molti a causa della sua presenza invadente su ogni partita di potere che anche altri avrebbero voluto giocare, e Antonio Stabile, in arte Panzarotto, figlio di Salvatore Stabile, potentissimo patron del sindacato (sindacato si fa per dire) Fials, non correva buon sangue.

Panzarotto si muoveva in maniera autonoma. Suo padre, infatti, era potente a sufficienza per imporsi su Carizzone e non solo. L’impressione che si trae dalle parole dello syessoCarizzone, che, in pratica, considera il suo dipartimento una sorta di ricettacolo di dementi, ignoranti e incapaci (ce ne sono anche per Jukebox, al tempo Antonio D’Angelo, preso di mira da lui, ma anche dalla Brongo), è che le spartizioni avvenissero in modalità non tutte riconducibili alle volontà del dirigente il quale avrebbe fatto da asso pigliatutto, aggiungiamo noi, avendo capito negli anni il modo con cui si muoveva.

C’erano dei potentati, la già citata Fials e anche Della Ventura, che riusciva a imporre molti dei suoi schemi criminali e che, con buona pace di quello che la Brongo diceva sul fatto che sul suo allontanamento dagli uffici centrali dell’ASL Caserta, qualche mese dopo questa intercettazione sarebbe stato il grande artefice della gara truccata più importante, quella del 118 pro Misericordia, rispetto alla quale il Dipartimento di Salute Mentale nulla c’entrava e che rappresentò la dimostrazione del fatto che Della Ventura, un normale impiegato, fosse in grado di incidere pesantemente in tutte le aree dell’Azienda sanitaria locale.

Anche la battuta che fa Carizzone sulla moglie di Della Ventura lascia il tempo che trova nel momento in cui, trattandolo un po’ come un mentecatto, dice alla Brongo, in una specie di sfogo, che il modo di liberarsi un po’ delle spire di Della Ventura sarebbe stato quello di sistemare la moglie in qualche cooperativa sociale gestita proprio dalla Brongo. Qualche mese dopo, invece, Della Ventura avrebbe chiesto e ottenuto un’assunzione importante per la sua consorte la quale, entrata nell’area di Procida in forza alla sedicente Confraternita Misercordia come ricompensa per la gara 118 vinta a mani basse, incassò come suo primo stipendio una somma vicina ai 1.300 euro.

E’ chiaro che il rapporto personale tra Della Ventura e Cuono Puzone, patron della sedicente Confraternita di cui sopra, attribuiva una forza significativa e un potere contrattuale a questo impiegato-faccendiere, nato a Maddaloni e residente a Vitulazio. Un rapporto privilegiatissimo che emerge da una battuta che andiamo a pescare sempre nella conversazione tra Carizzone e la Brongo. Della Ventura si era mostrato molto interessato ad un immobile, non distante dall’ex manicomio, e aveva chiesto alla Brongo notizie su una possibilità di acquisto che proprio Puzone, evidentemente in nome e per conto del dipendente Asl, si sarebbe dichiarato pronto a realizzare.

In conclusione, il Gip ritiene valide le ragioni della richiesta di arresto del Pubblico ministero Corona per gli indagati del capo “ventotto”, relativamente ai reati di turbativa d’asta, falso ideologico in concorso e truffa. Mentre rigetta quella per il reato di peculato, che il giudice qualifica, sulla scorta di una sentenza della Cassazione, come una modalità di comportamento che collega lo stesso, cioè la distrazione di somme di danaro contenute nelle casse pubbliche per utilizzo privato, al reato di truffa già contestato per altre motivazioni.