AVERSA. Il parco giochi per bambini Wonderland è sempre della famiglia di Luciano Ghirardini, arrestato e condannato per gravi reati di camorra? Esiste una concessione valida e regolarmente in corso?

6 Giugno 2022 - 18:40

Passandoci a fianco, lungo viale Olimpico, proprio di fronte al caseificio Caputo, ci siamo ricordati di quando, al tempo dell’arresto e del processo dell’allora 26enne accusato di essere un elemento di raccordo tra il clan Mallardo e il gruppo Bidognetti del clan dei Casalesi, ne parlammo con l’allora sindaco Peppe Sagliocco

 

 

AVERSA – Girando per la città, come stiamo facendo con maggiore frequenza ultimamente, abbiamo incrociato, dall’ingresso sud di Viale Olimpico un’area all’interno della quale si scorgono delle attrezzature ludiche per bambini per impiantate e ben distribuite su un terreno molto ampio.

Immediatamente, il nostro pensiero è ritornato al povero Peppino Sagliocco, che molte energie dedicò alla sua città ricoprendo la carica di sindaco negli ultimissimi anni della sua vita.

Me ne sono ricordato perché tra il 2014 e il 2015 io e lui, di quella zona, avevamo parlato, dato che Casertace era riuscita, ovviamente in splendida solitudine, a stabilire che il privato che la utilizzava in concessione apparteneva alla famiglia Ghirardini.

Non un cognome ma, soprattutto in quel periodo, particolarmente caldo, visto che Luciano Ghirardini era stato arrestato nel 2012 nell’ambito di un blitz frutto dell’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 40 persone, tutte appartenenti ai clan Licciardi di Secondigliano, Mallardo di Giugliano e al clan dei Casalesi.

Quell’ordinanza andò a disarticolare una sorta di board criminale costituito per rendere stabili, efficienti, le relazioni già storicamente attivate soprattutto tra i Mallardo e la famiglia Bidognetti.

Dopo qualche traversia, Luciano Ghirardini fu scarcerato dal Tribunale del Riesame, ma la Dda ottenne l’annullamento, ad opera della Corte di Cassazione, di questa decisione con contestuale rinvio del fascicolo allo stesso Riesame, che però si sarebbe dovuto pronunciare utilizzando una sezione diversa da quella che aveva annullato l’ordinanza.

Così avvenne e quello stesso Riesame che l’aveva scarcerato ritornò sulla sua prima decisione, respinse il ricordo dei difensori e fece sì che Luciano Ghirardini, al tempo 26enne, visto che eravamo già arrivati al 2013, ritornasse in carcere.

L’anno dopo, nel 2014, Luciano Ghirardini fu condannato alla pena di 5 anni e 4 mesi di carcere dal Gip del Tribunale di Napoli Paola Laviano per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Da allora ne abbiamo perse le tracce. Sapemmo che Peppe Sagliocco decise di non rinnovare una concessione che, dal punto di vista amministrativo, faceva acqua da tutte le parti.

Ora, non sappiamo cosa abbiano fatto le amministrazioni comunali di Enrico De Cristofaro prima e oggi quella di Alfonso Golia.

Mentre sappiamo, avendolo constatato direttamente e avendone ricevuta conferma, che quell’area attrezzata, quelle giostrine, sono in piena funzione e producono reddito per chi le gestisce che, a quanto pare, aspirerebbe anche ad allargare ulteriormente l’estensione dello spazio fruibile.

Domanda al sindaco Alfonso Golia, che dice di essere uomo della legalità: fermo restando che Luciano Ghirardini può aver anche subito una condanna definitiva e questo, di per sé, non significa che debba essere messo all’indice anche dopo averla scontata.

Detto questo, però, si rammenta che nella legislazione antimafia ci sono norme precise e stringenti finalizzate a prevenire, e non ci vuole una condanna definitiva per farlo, utilizzi di danaro che può provenire da attività criminali o non lecite.

Ghirardini fu arrestato anche perché quel gruppo di persone aveva creato una sorta di centro di coordinamento tra tre clan che si raccondavano non per distribuire opere di bene, ma per dividersi i territori su cui operare le proprie estorsioni camorristiche.

Per cui vogliamo mettere a fuoco quello che può essere il ruolo suo o di suoi familiari nella gestione di questo spazio che sarà anche privato, ma che è soggetto per il suo utilizzo a una concessione pubblica.

Accertamenti resi ancor più urgenti dal fatto che al tempo Sagliocco non rinnovò la concessione perché probabilmente questa non era propriamente legale. Rimaniamo in attesa e teniamo sotto controllo la questione.