AVERSA. Primo attacco della minoranza all’amministrazione-Golia: ci piace questa vicenda di Ciro Tarantino, ci aiuta a ricordare e a prevedere

23 Luglio 2019 - 12:24

AVERSA (G. G.) – Di solito, ed è un dettato che ci proviene dalla nostra lunga esperienza professionale o di semplice militanza civile, il percorso che collega un militante della sinistra movimentista, cioè quella non necessariamente legata ad un partito, e la prassi di governo nel momento in cui l’ormai ex giovane ‘rivoluzionario’ viene chiamato ad occupare posizioni di potestà, è molto breve.
Venti o trenta anni fa, quando affrontavamo situazioni del genere, quando assistevamo all’opera di un antico agit prop che, riposto l’eschimo, tagliata la barba gueveriana ed indossata la borghesissima cravatta, diventava un sagace, abilissimo, gestore ed equilibratore del potere, ci stupivamo e ci indignavamo anche.
Cavolo, dicevamo e scrivevamo pure rivolgendoci al ‘comunista al sole’ di turno: hai rotto le scatole occupando scuole, testimoniando l’orizzontalità degli spazi sociali, hai costituito collettivi universitari, hai occupato binari, condotto battaglie in difesa della natura, dell’ambiente, dello spinello libero, toccando tutti i punti essenziali di una testimonialità di sinistra che comprendesse tutto, ma proprio tutto quell’occorrente per far casino e per farsi notare, dall’impronta rivoluzionaria dell’occupazione di un istituto scolastico fino a quella libertaria-pannelliana delle lotte anti proibizioniste. Ti sei fatto un nome grazie a queste cose e adesso diventi un Bassolino, cioè uno che gestisce il potere in maniera ancora più fredda, calcolatrice, e soprattutto in funzione della sua conservazione, del più scafato dei dorotei democristiani, del più cinico esponente di quella balena bianca mutuabile dall’oleografia che Leonardo Sciascia dipinge nel suo bellissimo romanzo politico ‘Todo

Modo’.
Assessore Ciro Tarantino, lei oggi è un assessore per l’appunto. Ciò non vuol dire che deve abiurare; non vuol dire che deve sacrificare le sue idee sull’altare della necessità di un equilibrismo politico, per per indorare la pillola potremmo anche chiamare ‘ragion politica’, che non metta in difficoltà Alfonso Golia, cioè il sindaco che l’ha nominata. Lei dunque ha il pieno diritto, anzi, diciamolo pure, tutto il dovere, di essere coerente con sé stesso. Cioè di portare avanti, intorno all’annosa e controversa questione del destino del complesso ex manicomiale de La Maddalena, le idee che riteniamo abbia trasfuso in campagna elettorale nel programma di Golia, che non a caso, pensiamo, l’ha voluta assessore alle Politiche Sociali.
Ma c’è un modo attraverso cui si può far coesistere l’idea e i doveri istituzionali i quali, a nostro avviso, rappresentano un’estensione nobile dell’impegno politico che si libera della settarietà proprio in base al fatto che uno diventa il sindaco di tutti, l’assessore di tutti.
Abbiamo dato un’occhiata alle idee ed alle proposte formulate qualche mese fa dalle associazioni federatesi ne ‘La Maddalena che vorrei’. Almeno da una visione superficiale ci sembrano valide ed ampiamente condivisibili. Per cui posseggono una forza che se espurgata dal connotato ideologico, inteso come ideologismo, possono diventare, uso assessore un termine caro a voi della sinistra,  vuoto, invece, di significato per noi liberali, una piattaforma su cui “l’amministrazione comunale di tutti” può far ritrovare la maggior parte degli operatori del terzo settore, del volontariato buono, dei cultori della storia e della conservazione dei beni ambientali.
La forza della Federazione ‘La Maddalena che vorrei’ deve essere costituita dalle idee che propone, che nell’anno 2019, con tutto quello che abbiamo visto e raccontato sulla speculazione edilizia in una città con una densità abitativa superiore a quella di Bombay, con tutto quello che stiamo vedendo in un contesto universale in termini di deterioramento degli assetti climatologici, difficilmente potrà essere confutata da qualche nostalgico ed inguaribile amante di una industrializzazione di tipo fordista.
Ed allora assessore, perché fa i caminetti, perché incontra solo questa Federazione di cui lei, peraltro, ha fatto parte? Questo non significa esprimere una cultura di governo.
Però la scusiamo dato che si tratta dei suoi primi giorni e ci sembra difficile che lei, uomo di sinistra, non incroci la lezione che hanno dato tanti altri uomini e tante altre (poche in verità visto che il maschilismo ha abitato eccome nel PCI che si ispirava all’unione sovietica) donne di sinistra, i quali hanno governato con furbizia dimostrando di essere dei professionisti, degli ineguagliabili professionisti della politica.
Però, a pensarci bene, sa che le dico assessore Tarantino? Che nel momento in cui lei si fa già impallinare dall’opposizione per questa storia de La Maddalena, mi risulta e ci risulta più simpatico, proprio perché ancora non contaminato dal cinico, freddo, feroce pragmatismo che ha sempre connotato, almeno fino al 1989, il rapporto tra la sinistra ed il potere. Vogliamo parlare di Lorenzo Diana, di Angelo Brancaccio, giusto per formulare degli esempi territoriali? No, lasciamo perdere, non ne parliamo proprio, altrimenti questo ci fa un’altra querele e ci fa perdere altre mezze giornate per ottenere le ineluttabili assoluzioni.

“L’Assessore Tarantino convoca e dialoga stranamente con un unica associazione anziché convocare un’assemblea aperta. Tutta la restante parte dei cittadini, ossia quelli che non aderiscono alla Federazione “La Maddalena che vorrei”, sapranno de relato quanto deciso in maniera poco democratica. La Maddalena è un bene di tutti e dovere di un Assessore è tener conto della cittadinanza intera e non solo di alcune compagini di sinistra , mondo dal quale proviene lo stesso. Saranno tempi duri se a condizionare le scelte di questa amministrazione saranno le stesse associazioni che da anni presidiano e occupano in maniera anomala locali pubblici. È inaccettabile che qualcuno si arroghi il diritto di poter decidere circa la destinazione di un bene pubblico senza coinvolgere tutta la parte sana dell’associazionismo cittadino”.

Luigi Dello Vicario ed Olga Diana