AVERSA. Quando Ninì Migliaccio prese un super incarico per i lavori illegali di Lusciano e la Regione , governata dal parente Caldoro, non si accorse di nulla

16 Dicembre 2019 - 12:00

LUSCIANO (G.G.) – Completiamo oggi la filiera lunga delle contestazioni di reato che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Aversa-Napoli Nord formula nei confronti dei protagonisti e dei co-protagonisti dell’incredibile vicenda del progetto, totalmente falso, ma regolarmente finanziato dalla Regione Campania, della rete fognaria comunale.

I nomi degli indagati sono sempre gli stessi. I reati duplicano, triplicano e quadruplicano quelli delle prime lettere dei capi di imputazione di cui abbiamo già scritto: una sequela di falsi ideologici, di turbative d’asta e di truffe, e la chiara evidenza di un meccanismo incredibilmente complicato in quanto costituito da decine di persone che tutte insieme, consapevoli di cosa stesse succedendo, contribuivano a quello che appariva un vero e proprio piano criminale.

Qui si potrebbero aprire riflessioni di tipo culturale, ma lasciamo perdere.

Due sono le questioni che vogliamo evidenziare maggiormente, rimandandovi comunque alla lettura delle molte contestazioni che chiudono il primo capitolo introduttivo dell’ordinanza.

Abbiamo atteso di esaurire la trattazione di base perché, prima di abbandonarla temporaneamente, in attesa di riprenderla poi successivamente per trattare dei mezzi di prova utilizzati dagli inquirenti e dei contenuti più dettagliati dei comportamenti tenuti dagli indagati, non si può non sottolineare la presenza, in questo presunto contesto criminale, di un altro personaggio molto conosciuto.

Nell’ordinanza è indicato con il suo nome di battesimo: Pasquale Migliaccio. Rovistando nei nostri ricordi, più volte citati negli anni nel racconto di Casertace, siamo riusciti ad incrociare la memoria con i giorni in cui Giuseppe Sagliocco, sindaco di Aversa, era ancora vivo.

Lui, Peppino, scelse con entusiasmo di attribuire la delega di assessore all’Urbanistica a Ninì Migliacco.

Noto architetto di Aversa, migliaccio fu tra coloro i quali spinse per l’accordo tra Noi Aversani ed Enrico De Cristofaro. In quei giorni noi ne scrivemmo veramente di tutti i colori, parlando senza sé e senza ma di tradimento della memoria di Sagliocco, che da Enrico De Cristofaro, quando questi era presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti, era stato tendenziosamente preso di mira per i lavori di via Roma, unica roba seria fatta ad Aversa negli ultimi vent’anni.

Ebbene, l’allora sindaco, che negli ultimi due anni della sua vita, conoscendo la malattia che lo aveva aggredito, si era dotato di una umanità che differiva dal cinismo che solitamente connota la politica.

Aveva capito che Migliaccio si muoveva a 360°, ma lo teneva con sé, anche per non mancare di rispetto all’allora presidente della Regione Stefano Caldoro, il quale, com’è noto, di Migliaccio era parente. con il quale stabilmente si rapportava per le cose di Aversa e dintorni.

L’architetto assunse questo incarico pubblico di responsabile della sicurezza dei lavori illegali della rete fognaria di Lusciano mentre svolgeva la funzione di assessore nella confinante Aversa.

Questo fatto, già di per sé, non depone affatto bene nella valutazione del comportamento di Migliaccio, che oggi troviamo ancora una volta indagato proprio sull’attribuzione di questo lucroso incarico da 80mila euro.

Per lui, come potete leggere dai capi L e M, si formulano due ipotesi di reato collegate tra di loro. La prima, regolata dall’articolo 353 del C.P., è quella di aver turbato in concorso con il sindaco di Lusciano Esposito, con l’assessore Grimaldi, con la dirigente Russo e altri, le procedure di gara che poi gli avrebbero consentito di assumere l’incarico.

Una procedura in pratica inesistente, che determina anche la contestazione per il falso ideologico in concorso ai danni dello stesso Migliaccio e degli altri personaggi citati.

In due righe la questione più importante: tutta questa operazione di criminale falsificazione degli atti è avvenuta quando la carica di governatore era nelle mani di Stefano Caldoro, parente in costate contatto con Migliaccio. Questi entra nella partita di Lusciano quando quell’enorme massa di documenti falsi, taroccati, devono andare in Regione allo scopo di ottenere il finanziamento.

Migliaccio è pesantemente indagato.

Può darsi che queste siano solamente coincidenze, ma se diciamo che può darsi anche di no, alla luce dei fatti appena raccontati, riteniamo di non calunniare né diffamare nessuno.

Conclusione in…bruttezza: alcuni lavori dell’impresa Co.ge.stra. di Nicchiniello padre e figlio sono stati pagati dalla Regione in quanto dal Comune di Lusciano sono arrivati tutti gli atti che ne attestavano la realizzazione, e invece certe opere che risultano fatte (e per questo sono state lautamente finanziate) e invece neppure un granello di polvere è stato sollevato.

Il capo N, al riguardo, è illuminante.