Barista ucciso dal nipote del mandante dell’omicidio di Don Diana. “Stava male, salute già compromessa”: la versione dei medici sulla vittima

16 Dicembre 2023 - 15:04

CASAL DI PRINCIPE – Il decesso sarebbe avvenuto per altre cause, diverse da quelli che la procura di Napoli Aversa Nord contesta nei confronti di Alessio De Falco, ventiduenne rampollo dell’omonima famiglia criminale.

Il 22enne, nipote di Nunzio ‘o lupo De Falco, mandante dell’omicidio di don Peppe Diana e morto un anno fa, e di Vincenzo De Falco O’Fuggiasco, assassinato nel 1991, si trova sotto processo con l’accusa di omicidio.

È accusato di aver ammazzato Zlimen Imed, picchiato selvaggiamente e colpito con la mazza la testa più volte anche quando ormai il barista era inerme. Imed è poi deceduto dopo essere stato trasferito nella clinica di Tora e Piccilli.

Come dicevamo, secondo la pubblica accusa, si è trattato di un omicidio, con De Falco, quindi, responsabile della morte del barista.

I legali Mirella Baldascino e Pasquale Diana, avvocati del 22enne, però, nelle scorse settimane hanno presentato una consulenza tecnica compiuta da tre periti, ovvero un medico legale, un anatomopatologo e un infettivologo che dimostrerebbe come la causa del decesso non sarebbe rintracciabile nelle percosse subite dal De Falco, bensì per altre motivazioni.

Ieri, venerdì, i periti sono stati ascoltati dalla Corte di Assise del tribunale di Aversa Napoli Nord. Secondo i medici contattati dalla difesa, lo stato di salute di Zlimen era molto compromesso.

In pratica, la vittima dell’aggressione sarebbe morta dopo il raid di De Falco, ma le conseguenze fatali non sarebbero figlie delle percosse, bensì la morte sarebbe legata a una serie di patologie di cui soffriva il barista.

Questa versione aiuterebbe la difesa a dimostrare che, nonostante ci sia stata un’aggressione violenta da parte del ventiduenne, questa non è da rubricare all’interno della perimetro del reato di omicidio e quindi con una pena, in caso di condanna, ben più grave nei confronti di De Falco, rispetto ad una legata all’accusa di lesioni o tentato omicidio.