AVERSA. Brava la Accardo: schermata dalla trattativa diretta Me.Pa. affida alla coop. Quadrifoglio in odore di camorra e gestita da Lagravanese un servizio sociale dell’Ambito C6

17 Febbraio 2022 - 13:58

In calce all’articolo la copia integrale della determina, firmata nei giorni scorsi. Noi sviluppiamo un ragionamento posato, perché a questo punto abbiamo capito bene che la generosità della nostra retorica viene strumentalizzata per fare in modo che i governanti di questa provincia possano evitare il confronto con i contenuti degli articoli di Casertace

 

 

AVERSA – Gemma Accardo, dirigente di vari settori del Comune di Aversa, non è certo una sprovveduta.
Ha svolto la sua attività professionale lungo il crinale delicatissimo che connota l’attività degli enti locali nella fascia territoriale del Nord Napoletano.

Arriva da Giugliano. Al Comune di Aversa lo volle, a suo tempo, Stefano Graziano. Insomma, è una apprezzata per tenere adeguatamente schermate delle decisioni che altri dirigenti, altre potestà di diritto pubblico-amministrativo, non avrebbero il coraggio di fare.

Avendo avuto contatto con diversi suoi atti amministrativi, con alcune sue determine, abbiamo definito nella nostra testa, esperta delle questioni inerenti al collegamento tra spesa pubblica e imprese che esistono e fatturano solo e solamente con gli enti locali, i lineamenti del soggetto di cui ci stiamo occupando.

Queste relazioni, a Caserta e in provincia, ma soprattutto nell’agro aversano, vanno indagate prima di tutto da un punto di vista antropologico, soffermandosi a pensare sulla ragion d’essere di queste determine, di questi atti amministrativi.

Se non affondi lo strumento di analisi in questa categoria delle scienze umane, non riesci a capire quanto sia importante, per il mantenimento di un certo sistema, l’abile presenza di soggetti come Gemma Accardo all’interno degli uffici che amministrano i Comuni e le struttura sovracomunali del nostro territorio.

Quando ieri ci hanno mandato la determina che pubblichiamo in calce, ci è stato detto che si trattava di una inquietante, scandalosa, spregiudicata proroga di un servizio sociale, precisamente l’assistenza specialistica, per l’integrazione
scolastica per gli alunni disabili nelle scuole dei Comuni dell’Ambito C6.

Leggendo l’atto, ci si rende invece conto che non si tratta di una proroga, bensì di un affidamento attribuito, almeno formalmente, ex novo.

Chi ha innescato questo nostro articolo, però, ha sostenuto in buona fede la tesi della proroga perché, evidentemente, si è soffermata – perché è un dato di fatto – della mancanza di una soluzione di continuità tra l’esercizio di questo servizio da parte della cooperativa che l’ha garantito nei Comuni dell’Ambito C6 fino ad oggi, e la continuazione apparentemente automatica del rapporto tra il soggetto privato e l’Ambito C6, il cui ufficio è stato governato, manco a dirlo, fino a 24 ore dopo la firma di questa determina, da Gemma Accardo.

Se si fosse trattato di una proroga, la dirigente di Giugliano si sarebbe esposta molto di più di quanto ha fatto utilizzando la procedura dell’affidamento diretto, formalmente ex novo.

La proroga alla cooperativa Il Quadrifoglio, quella che fa riferimento all’imprenditore di Casal di Principe Luigi Lagravanese, pesantissimamente indagato – lui e la cooperativa – in un’indagine della Dda ancora in corso, che potrebbe portare anche a conseguenze amministrative in termine di interdittive antimafia, avrebbe segnato un atto di assoluta discrezionalità – con il quale la dirigente, magari trincerandosi dietro alle solite formulette dell’urgenza e della necessità di non sospendere un servizio così delicato, avrebbe deciso, apponendo la sua firma, di prorogare l’incarico a questa ditta in odore di camorra.

Noi avremmo obiettato facilmente, accusando la Accardo di aver favorito Lagravanese pur sapendo da due mesi che si tratta di una cooperativa perquisita e indagata nell’ambito delle indagini DDA sulla spartizione dei Servizi Sociali in provincia di Caserta tra Pasquale Capriglione e il suo socio, ex solo in apparenza, Lagravanese.

A allora sarebbe saltata anche la valutazione antropologica su un tipo di intelligenza che noi incrociamo in contatto con l’erogazione degli atti da parte dei Comuni. Un’intelligenza che consente alla Accardo di ridurre la possibilità nostra di esprimere riserve e biasimo sulla scelta che arride, ancora una volta, alla coop. “Quadrifoglio” dell’imprenditore chiamato in causa da Nicola Schiavone e da altri fondamentali collaboratori di giustizia del clan dei Casalesi.

Riduce, ma non annulla.

Perché, diciamocela tutta, la cifra della discrezionalità autocratica di un dirigente che firma la proroga di un servizio nonostante il contratto sia scaduto, è superiore solo alla modalità adottata dalla Accardo. Nel senso che dopo la proroga c’è la cosiddetta “trattativa diretta sul Me.Pa”.

La dirigente potrà dire, giustamente, di aver agito nel rispetto della legge, dato che non è colpa sua che la Quadrifoglio è, a pieno titolo, presente nell’elenco certificato dal governo del Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione.

Perfetto, in punto di diritto, anzi diciamo pure non i punto ma proprio per diritto, la Accardo ha ragione.

Perché nel perimetro del diritto non si possono processare le intenzioni. Ma nell’alveo delle valutazioni politiche e, nel nostro caso, politico-editoriali, l’intenzione, se non può essere ugualmente processata, può essere analizzata e sindacata in modo da costruire dei contenuti per un libero giudizio di valore e per l’esercizio del sacrosanto diritto di critica.

Nel Me.Pa. c’erano anche altre cooperative ugualmente abilitate per svolgere questo servizio? Secondo noi, c’erano.

Il Comune di Aversa, attraverso la Accardo si è soffermato, invece, manco a dirlo, sulla cooperativa di Casal di Principe indagato per camorra.

È partita la trattativa diretta con quell’unico soggetto individuato e questa è stata chiusa con un ribassino meramente figurativo di 1000 euro, che fa passare l’importo dalla cifra base della trattativa di 37.68,62 a quella di , che verrà riconosciuto alla Quadrifoglio per un mese e mezzo di lavoro (fino al 31 marzo prossimo).

Per cui, secondo noi, magari ci sbagliamo e invitiamo la dottoressa Accardo alla replica se lo ritenesse, il ricorso alla trattativa diretta ha finito per configurarsi come un surrogato di quello che sarebbe stato una scandalosissima proroga. Aveva, il Comune di Aversa, margine per fare in modo che la coop. “Quadrifoglio” non fosse più scelta almeno fino a quando la sua posizione nelle indagini in corso non si chiarirà, come erogatore di Servizi Sociali nel comune normanno?

Secondo noi, ce l’aveva.

Perché se ci fosse stato un bando, la cosiddetta garetta con 5-6-7 ditte invitate attraverso una procedura di avviso pubblico, la presenza di quadrifoglio e una sua eventuale vittoria dell’appalto, frutto del ribasso o dell’offerta migliori, avrebbe vincolato il Comune di Aversa e questo articolo non sarebbe stato pubblicato.

Al contrario, invece, si è scelta un’altra strada, ugualmente fondata, di fatto se non per diritto, sull’assoluta discrezionalità autocratica della dirigente Accardo, la quale, pur sapendo tutto quel po-po di roba che la Dda ha scritto su Lagravanese nei verbali di inquisizione, ha deciso di incamminarsi, ponendosi solamente il problema della copertura giuridica del suo atto – che ripetiamo è difficilmente confutabile – nella direzione della trattativa diretta dentro ad un Me.Pa. dal quale ovviamente, concedetecelo, è venuto fuori il nome della coop. Quadrifoglio di Casagiove, dove ha sede anche il centro operativo societario di Eufrasia Del Vecchio, anch’essa coinvolta nella stessa indagine, sorella del boss ergastolano del clan dei Casalesi Carlino Del Vecchio e premurosa assistente commerciali di ben 140 soggetti imprenditoriali che da decenni fanno man bassa, monopolizzando i Servizi Sociali in tutta la provincia di Caserta, con fatturati da veri e propri sceicchi.

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