Bravo De Luca, è convinto (e non ha torto) che i campani siano dei fessi. Per la campagna elettorale ha ricostituito il budget annuale per la sanità privata

28 Febbraio 2020 - 19:13

CASERTA (g.g.) – Questo giornale si è occupato del sanguinoso e scorretto atteggiamento, roba che gli antichi giocatori delle Tre Carte alla stazione Garibaldi erano dei monaci trappisti, che la Regione Campania ha avuto nei confronti di tutto il mondo della sanità privata. Ai tempi del commissariamento, i budget funzionali ai livelli essenziali di assistenza si esaurivano fatalmente a settembre/ottobre, in un meccanismo di calcolo annuale, inserito ai tempi della presidenza di Stefano Caldoro. In poche parole, fino a ottobre un anziano che andava a farsi un prelievo o una radiografia non pagava se munito di una ricetta, da ottobre in poi, per dirlo alla romanesca maniera, se lo prendeva in saccoccia e se voleva gli esami doveva pagare profumatamente. Ciò fino al 31 dicembre e poi la giostra ripartiva, con una lesione dell’assistenza sanitaria costituzionalmente garantita relativa a servizi essenziali. Dunque, non solo il super esame di laboratorio o la super risonanza magnetica, ma anche una semplice analisi delle urine. Diciamo così che quest era un sacrificio dovuto alle pene dal rientro del mega debito e bla bla bla. Le strutture private accettarono, perché così le strutture private potevano organizzare un piano annuale.

Siccome il governatore De luca considerava, evidentemente, questi imprenditori dei privilegiati, che avevano fatto profitti senza lavorare, gli ha inflitto una pena dantesca:

budget da calcolare ogni tre mesi e, siccome quando uno è sadico, è sadico, io non garantisco la copertura dei 90 giorni ma, bello, non ti dico neppure quando scadrà la impossibilità dei rimborsi. E siccome mi piace pure far soffrire gli utenti, faccio di più, il termine scade nella mia testa e in quella di qualche deficiente dirigente o funzionario dell’Asl. Ma non lo diciamo. perché se glielo dobbiamo mettere…, lo dobbiamo fare fino in fondo. Risultato: trimestre 1 gennaio-31 marzo. Nella testa di De Luca, ad esempio, c’è il giorno 20 febbraio come ultimo momento in cui la regione rimborserà le prestazioni. però io non lo dico, faccio andare avanti il calendario e in questo posto assurdo in cui non c’è limite alla vergogna e alla disinvoltura con cui si esercita il potere, arrivo al 10/15 marzo e dico alla sanità priva: “Dolcetto scherzetto, avete avuto la copertura fino al febbraio. Io non ve l’ho detto, così voi avete erogato 10, 50, 100 prestazioni pensando, fessacchiotti che non siete altro, di essere coperti. e mo’ i soldi li posate voi di tasca vostra. Oppure se vi volete far gettare un corpo contundente, tipo vasi di gerani, addosso, andate a bussare a casa del paziente e dirgli che siccome la sua ricetta non valeva un cazzo, deve scucire i soldi per la prestazione.”.

Tutto ciò mentre la parte furba della sanità privata ha inondato le Asl di decreti ingiuntivi che, arrivando a cascata, (diciamo così) costringono le aziende sanitarie, in prima linea quella di Caserta per supera per vergognosa disinvoltura pure quella di Napoli 1, a dare decine e decine di incarichi esterni, con cui questa merda di regione va a spendere molti più soldi di quelli che risparmia bloccando le prestazioni a favore dei poveri cristi.

Il povero cristo non realizza bene tutto quello che è successo, perché il più delle volte la prestazione finisce per pagarla la struttura privata, ma la regione, dispensando centinaia di incarichi, fa politica clientelare ed elettorale. 

Novità di questi ultimi giorni: ma guarda un po’, in campagna elettorale, con la scusa del superamento del mandato del commissariamento, la dimensione temporale di programmazione dei trasferimenti pubblici alle strutture convenzionate ritorna ad essere annuale. Questo per lisciare il pelo alla sanità privata letteralmente imbufalita con il governatore De Luca. In tutto questo ci sono sindacati e associazioni di categorie come l’Aspat che combattono seriamente per i diritti delle strutture private ma soprattutto degli utenti che a queste accedono. Non a caso, al momento, l’Aspat non ha ancora firmato il contratto di acquisto delle prestazioni relativo agli anni 2019 e 2020. E anche qui, una storia tutta italiana e tutta campana, quella della firma dei contratti postumi rispetto a cose che sono già successe, rispetto a prestazioni già erogate e la cui struttura economica viene erogata da una convenzione dell’anno successivo. Un vero schifo.