CAMORRA E MOZZARELLA. Resta in carcere l’uomo accusato di essere prestanome di Walter Schiavone

5 Marzo 2024 - 09:42

Rigettato il ricorso presentato a seguito dell’ordinanza del tribunale del Riesame di Napoli

CASAL DI PRINCIPE – La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dal 43enne Antonio Bianco, nato a Maddaloni, coinvolto nell’inchiesta sul racket delle mozzarelle gestite dal secondogenito di Francesco Schiavone Sandokan, Walter Schiavone.

Bianco aveva impugnato l’ordinanza del tribunale del riesame di Napoli del luglio scorso riguardo alla richiesta del trasferimento dal carcere agli arresti domiciliari.

Per i giudici dell’ultima istanza, è stata legittima la decisione del tribunale della libertà relativa alla mancanza di sufficienti elementi che dimostrassero l’allontanamento dal clan dei Casalesi di Bianco.

Secondo quanto emerso dalle indagini della DDA di Napoli, Antonio bianco, Armando Diana e Nicola Baldascino avrebbero compiuto un’operazione di prestanome rispetto alle imprese di produzioni casearia che, in realtà, sarebbero state gestite da Walter Schiavone.

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