CAMORRA&MONNEZZA D’ORO. Confermati gli avvisi di garanzia all’ex “polpettista” Paolo Galluccio di Aversa, il suo brindisi con Carlo Savoia. 44 comuni nel “sistema”

21 Dicembre 2021 - 18:44

Per la Direzione distrettuale antimafia di Napoli sono ben 44 le gare d’appalto bandite dai Comuni che sarebbero state aggiustate da Savoia con la complicità di sindaci e funzionari comunali

 

 

CASERTA Sono almeno 44 le gare d’appalto bandite da altrettanti Comuni nel settore dei rifiuti solidi urbani che sarebbero state “aggiustate”, secondo la Dda di Napoli, dall’imprenditore Carlo Savoia, e dai suoi collaboratori, con la complicita’ di alcuni sindaci e dei funzionari dei Comuni coinvolti nell’inchiesta. I Comuni in cui il “sistema Savoia” avrebbe operato son soprattutto delle province di Caserta (Caserta, Aversa, Curti, Arienzo, Cancello e Arnone, Carinaro, Casaluce, Casapesenna, Falciano, Gricignano D’Aversa, Lusciano, Maddaloni, Roccamonfina, San Prisco; Santa Maria Capua Vetere, Sant’Arpino, Sessa Aurunca, Succivo, Villa Di Briano, Villa Literno) e Napoli (Frattamaggiore, Pollena, Arzano, Volla, Acerra, Afragola, Caivano, Cardito, Casalnuovo, Casandrino, Lacco Ameno, Marano, Pimonte, Marigliano), ma ce ne sono anche nel Salernitano (Eboli, Giffoni Vallepiana), nel beneventano (Paduli), in Basilicata (Lagonegro) e nel Basso Lazio (Gaeta e Minturno).

Tra gli indagati anche figura l’ex assessore del Comune di Aversa Paolo Galluccio e numerosi funzionari. A riguardo, quando al tempo ci occupavamo della gara di appalto di Aversa, aggiudicata, badate bene, non ad Energeticambiente, bensì al consorzio Cite in cui Carlo Savoia era in società con alcuni imprenditori dell’onorata società di Casal di Principe e dintorni, scrivemmo di un brindisi, peraltro registrato anche dai magistrati della Dda nel decreto di perquisizione del novembre 2019, fatto a via Seggio tra lo stesso Carlo Savoia e l’assessore Paolo Galluccio. Era il 31 dicembre e l’operazione della gara di Aversa sembrava riuscita. Galluccio, al tempo, era diventato il punto di riferimento nella città normanna della famiglia Cesaro,

a partire da Giggino a purpetta. Dunque, aveva, scrivemmo al tempo, come naturale interlocutore uno come Carlo Savoia che ai Cesaro si era avvicinato da anni e anni.

Probabilmente ad evitare guai peggiori per Galluccio provvide quello che a suo tempo lui considerò, probabilmente, un colpo di sfortuna e che invece si è dimostrato un evento fortunato. Il consorzio Cite, vera armata Brancaleone, fu inondato da formali contestazioni dai Comuni in cui operava. La più importante quella di Orta di Atella dove i dipendenti non pagati da una vita, incrociarono le braccia lasciando la cittadina atellana alla mercè dei rifiuti. Quell’atto ufficiale di contestazione produsse, in ottemperanza alle leggi vigenti, l’obbligo immediato da parte del Comune di Aversa di revocare l’affidamento a Cite. E così, probabilmente, quel rapporto intensissimo tra Carlo Savoia e Galluccio non produsse ulteriori comportamenti che magari oggi sarebbero stati sanzionati dall’applicazione di una misura di limitazione della libertà personale a carico dell’ex assessore ritiratosi dalla politica proprio quando capì che la Dda si stava occupando anche della gara di Aversa. Così Galluccio è tornato a fare quello che ha fatto sempre: l’avvocato della Cisl, sindacato che per una serie di vicende anche attinenti ad un suo legame sentimentale, lo ha ricoperto letteralmente d’oro consentendogli di patrocinare tutti i ricorsi, centinaia e centinaia, presentati dai dipendenti dell’Asl di Caserta, per una compensazione di buoni mensa.

Per gli inquirenti, dunque, e’ Savoia la figura centrale dell’indagine. L’imprenditore e’ ritenuto dalla Dda uno dei “colletti bianchi”. Nell ‘ordinanza il Gip Cerabona scrive che “l’inizio della sua fortuna imprenditoriale e’ stata delineata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Luigi Cassandra, Giuseppe Valente e Nicola Schiavone che, sostanzialmente, lo hanno definito un imprenditore legato a Nicola Ferraro, Nicola Cosentino ed in ultima analisi al clan dei Casalesi”.

Per la Dda Savoia avrebbe predisposto “i capitolati speciali di gara ed i relativi bandi per conto delle stesse amministrazioni appaltanti”, avrebbe consegnato “i documenti cosi’ predisposti dagli associati alle stazioni appaltanti (nelle persone di taluni funzionari o esponenti politici collusi con gli associati, taluni dei quali non ancora identificati)”, e avrebbe preso parte “alle gare di appalto dichiarando di possedere i requisiti tecnici richiesti dal bando, e aggiudicandosi le relative gare”. Dalle indagini emerge come Savoia conoscesse, gia’ prima che iniziassero le gare d’appalto, i criteri per la loro aggiudicazione,. Cio’ grazie alla complicita’ dei funzionari pubblici. In cambio di tali informazioni sensibili, Savoia avrebbe garantito dei vantaggi, ma finora questo aspetto non e’ stato ancora chiarito.