CAPUA. Il sindaco Branco “ordina” alla coop Irene di smontare le giostrine e le attrezzature. La pro loco “fatta fuori” definitivamente

3 Maggio 2021 - 21:00

CAPUA (g.g.) La speranza è che la rimozione di giostrine e altri arredi, installati a suo tempo dalla pro loco di Capua nella villa comunale in zona porta Napoli, abbia un senso legato agli interessi della cittadinanza capuana.

E per aver un senso occorre che l’amministrazione comunale, capitanata  dal sindaco Luca Branco, abbia chiesto agli ospiti  della città Irene cooperativa di solidarietà, fondata a suo tempo da don Gianni Branco, fratello del sindaco e oggi presieduta da Savino Compagnone, di rimuovere cose non rovinate, non danneggiate, non pericolose allo scopo di  installare strutture migliori, di qualità più importante. Il senso può essere solamente questo, altrimenti parafrasando una famosa canzone di Vasco Rossi questa operazione un “senso non ce l’ ha“.

Perchè se non fosse così, sarebbe difficile, francamente, trovare un senso ragione ascrivibile totalmente ad una intelligenza sociale, rivolta agli interessi del popolo, che dovrebbe essere il primo dei pensieri mattutini al risveglio e l’ultimo dei pensieri serotini o notturni quando va a dormire.

La questione pro loco diventa un argomento di trattazione di CasertaCe perchè riteniamo giusto non dire sempre di no ai tantissimi che ci chiedono di occuparci in maniera più frequente delle cose della città di Capua, non solo, limitatamente, ai fatti di cronaca nera e giudiziaria.

Questo non vuol dire che da oggi cominceremo a operare stabilmente su Capua.

Noi siamo e rimaniamo un giornale con determinate caratteristiche: pur essendo di gran lunga, infatti, il quotidiano on line più letto della Campania e forse d’Italia in rapporto al numero dei residenti della provincia di cui ci occupiamo e in relazione al rigore con cui, volutamente, non droghiamo i numeri, non ricorriamo agli strumenti eticamente truffaldini dei titoli esca riguardanti notizie di dimensione nazionale o addirittura internazionale poi abilmente spammate in Facebook da Bolzano a Lampedusa.

Quelli sono click fasulli che non contano un tubo, che non hanno alcun peso specifico. Il nostro primato nella quantità dei contatti è relativo ai giornali seri che si occupano, da testate locali fiere di esserlo solo dei territori di competenza e con materiale giornalistico autoprodotto per l’80% con utilizzo pressochè nullo dei comunicati stampa buttati lì senza mediazione e senza integrazione.

Ma pur essendo di gran lunga tutto ciò, CasertaCe si muove in un contesto difficile. Potremmo fatturare il quintuplo di quanto fatturiamo, ma dovremmo concederci al compromesso e alla relazione con soggetti che schifiamo dalla punta dei capelli all’ultima unghia dei loro piedi e che anzi combattiamo ogni giorno considerandoli vera piaga di questa terra negletta e matrigna. Siccome noi un comune, dobbiamo seguirlo in maniera seria, corretta, e non avendo ancora le risorse a disposizione per occuparci stabilmente, con la dovuta continuità  di una realtà importante  qual è quella di Capua, preferiamo fermarci sostanzialmente al solo notiziario della cronaca.

Però, questa roba della pro loco e della villa comunale ci ronza nelle orecchie da mesi e mesi. E siccome noi non vogliamo certo far si che la nostra credibilità, la nostra terzietà, la nostra neutralità rispetto a fatti e persone venga messa in discussione, è arrivato il momento di spenderla qualche parola su questa vicenda.

In principio…partiamo con l’incipit del libro della genesi (così don Gianni Branco è contento), si registrò una disponibilità da parte dell’amministrazione comunale di fronte alla proposta, formulata dalla pro loco, al tempo presieduta da Luigi Di Cecio, che prevedeva una sorta di adozione, con lavori di gestione e di miglioramento strutturale dell’intera area completamente a costo zero per il comune, dato che la pro loco si sarebbe auto finanziata con le manifestazioni che, aggiungiamo noi, essendo realizzate da una pro loco e non dall’associazione  dei triccheballacche hanno un marchio di qualità, garantito dalla Regione Campania che le autorizza e qualche volta finanzia anche ma in maniera molto molto limitata. A quanto si sa la pro loco aveva dato forza alla sua disponibilità, al suo progetto, promuovendo una petizione popolare, con ben 2mila firme raccolte tra i cittadini capuani.

In quel periodo furono insediate le giostrine e le altre strutture, rimosse giorni scorsi da quelli della coop Irene. Tra le altre cose, pro loco e città Irene, collaborarono e svolsero entrambe un ruolo per restituire completamente ai capuani questo ampio spazio di vivibilità.

L’allora presidente Di Cecio cominciò a capire che qualcosa stava cambiando partecipando ad una riunione informale con il sindaco Luca Branco con qualche assessore e alla presenza anche di alcuni consiglieri comunali di maggioranza. Saltò fuori, infatti, una riserva singolare, al limite dello sconcertante. A Di Cecio e alla pro loco fu detto in pratica che il comune non poteva dare in gestione ad altri enti spazi pubblici. Posizione alquanto bizzarra, visto che da anni e anni, ormai, le amministrazioni comunali stipulano convenzioni con aziende private a legittimo scopo di lucro che adottano a loro volta degli spazi pubblici, restituendoli a discreti standard di decoro e guadagnandoci qualcosa attraverso attività commerciali ovviamente  autorizzate.

Comunque, da quel momento  in poi l’amministrazione comunale di Capua ha chiuso i ponti con la pro loco. E non è che le condizioni della villa comunale siano migliorate. Tutt’altro. Ecco perchè, ripetiamo ed allarghiamo il concetto già espresso  all’inizio di quest’articolo che sarebbe utile conoscere, a questo punto, quali siano le idee, i progetti concreti e concretamente attuabili a strettissimo giro di tempo che risultino evidentemente migliori di quello proposto dalla pro loco. Si parla di un coinvolgimento esclusivo della citata città Irene, ma in questo caso il sindaco Luca Branco è attraversato da qualche titubanza pienamente giustificata, visto che già molto si è polemizzato sull’accrescimento degli spazi di azione di questa coop di cui oggi don Gianni Branco non fa più parte, ma che è sempre una sua creatura e che è presieduta da un ottimo professionista che però non è certo estraneo all’esteso, numeroso  e versatile mondo di don Gianni.