CARINOLA ALLE ELEZIONI La dinasty della famiglia Di Biasio. Il padre, ora la figlia e ancora il figlio dirigente a 4-5mila euro al mese. Beh, sarebbe anche ora che i cittadini-elettori la smettessero di farsi sfruttare e prendere in giro

1 Ottobre 2021 - 19:45

Abbiamo atteso in questi giorni un intervento scritto o una disponibilità per un’intervista a Giuseppina Di Biasio, attesa vana. Per cui non possiamo che ribadire, elaborandoli e approfondendoli, tesi ed argomenti su cui ci siamo già espressi in passato.

 

 

CARINOLA (g.g.) Abbiamo atteso invano che Giuseppina Di Biasio, candidato sindaco alle elezioni comunali di Carinola, ci degnasse di un suo scritto o si rendesse disponibile a un’intervista in modo da affrontare, con rispetto reciproco, la questione forte di questa campagna elettorale: la sua identità politica, la cifra della propria indipendenza rispetto alla presenza super ingombrante del padre, Pasquale Di Biasio, ex sindaco di Carinola e oggi criticatissimo presidente del Consorzio idrico di Terra di Lavoro, che cogestisce con il consigliere regionale Giovanni Zannini.

Sono le 21 e mancano tre ore alla chiusura legale della campagna elettorale. Questo confronto tra Casertace e la candidata Giuseppina Di Biasio, dunque, non si è fatto e non si farà. E questo ci dispiace perché vuol dire che la Di Biasio considera poco rilevante o, addirittura, irrilevante la questione della legittimazione politica della sua carica. Non parlando sull’argomento dà l’idea che tenere la poltrona di sindaco solo nominalmente, in nome e per conto, in modo che il padre possa farlo di fatto e per davvero il sindaco, al riparo di problemi di coabitazione con la carica che ricopre al Consorzio idrico.

Un’altra occasione persa dalla candidata Giuseppina Di Biasio, tocca l’altra dolente nota relativa ad un’altra porzione della sua identità, cioè quella professionale.

Ben inteso, noi non ci permettiamo di mettere in discussione le qualità che lei è in grado di esprimere come avvocato. Superiamo anche la rituale quanto doverosa formuletta del “fino a prova contraria” e diamo per buono il fatto che si tratti di un’ottima e preparatissima professionista. Detto questo, però, noi l’abbiamo lasciata un anno fa quale parte integrante dello studio dell’avvocato amministrativista di Caserta D’Angiolella. Questo non si è segnalato per trasparenza soprattutto nella vicenda dell’Interporto, per la quale non è stato indagato ma che, carta canta, lo vede preso di mira duramente dal giudice per le indagini preliminari Orazio Rossi che nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari ai danni di Giuseppe Barletta, Campolattano e compagnia, stigmatizza duramente il comportamento di D’Angiolella, che a quanto ci risulta non ha subito alcun procedimento da parte del suo ordine professionale.

Oltre a ciò, D’Angiolella è un professionista che riceve tantissimi incarichi dagli enti di sottogoverno casertani. Sicuramente ne ha avuti anche dal Consorzio idrico, direttamente o per interposta persona. Ora, come si possa accettare che la figlia del presidente di questo consorzio, la quale nulla fa per marcare le distanze di semplice identità politica rispetto al genitore, sia una dipendente, o una socia, o una collaboratrice di uno studio gratificato da incarichi erogati dallo stesso consorzio? In un posto normale questo determinerebbe un pandemonio. La provincia di Caserta, che non è un posto normale, lo considera un fatto accettabile, anzi di più. Dunque, in conclusione di questa campagna elettorale non siamo noi a forzare un ragionamento su questa sorta di Dinasty al caciocavallo, interpretata dalla famiglia Di Biasio. Sono i silenzi e i fatti concreti a raccontarci ciò. Di Biasio, insieme a Giovanni Zannini, insieme a Capriglione che in campagna elettorale pubblica bandi per presunte assunzioni, una figlia che si candida a sindaco ma non dice una parola rispetto alla questione del rapporto politico con suo padre. Per cui, non possiamo non rispolverare un altro fatto a dir poco increscioso di cui ci siamo occupati più di un anno fa relativo all’assunzione, su cui è inutile spendere aggettivi perché tanto a nulla serve, del figlio di Pasquale Di Biasio nel Consorzio di bonifica Sannio-Alifano, dove in men che non si dica, il giovanotto è diventato dirigente senza superare un concorso pubblico e assumendo una posizione che gli consente di guadagnare 4mila o forse 5mila euro al mese, pur non avendo i titoli per ricoprire quella carica, così come scrivemmo e dimostrammo a suo tempo.

Se i carinolesi voteranno domenica e lunedì la dinasty Di Biasio in modo che oltre al papà che di professione fa il politico, oltre alla figlia che puntando alla carica di sindaco vuole fare la stessa professione, oltre al fratello che senza titoli guadagna 4-5mila euro al mese faranno in modo che l’andazzo possa continuare con i nipoti e con gli affini, mentre magari c’è qualcuno che in queste ore, qualche giovane di Carinola sta anche tornando da Milano, o dal Nord, o da una caserma dell’Esercito per venire a votare, senza accorgersi che è proprio il metodo della dinasty ad aver creato le condizioni che lo hanno costretto ad andare via, e premiando  masochisticamente chi non ha certo avuto il problema di veder partire, di veder emigrare, di veder soffrire i propri figli.