CASERTA. 30 tra docenti e non docenti all’attacco della sola direttrice amministrativa del Buonarroti per i soldi Pon. Accorato consiglio alle dottoresse Matano e De Lucia: le Linee Guida siano come i dieci comandamenti. Da oggi controlliamo noi

7 Luglio 2022 - 11:15

Chiediamo ai nostri lettori di essere pazienti per la lunghezza di questo articolo. Ma si tratta di una questione molto delicata che noi abbiamo deciso di affrontare, pubblicando prima un articolo che, senza star li a fare il pelo ad ogni sillaba riconosceva il peso giornalistico di una iniziativa assunta all’unisono da un numero molto alto di dipendenti dell’istituto scolastico casertano, salvo poi avvertire il dovere di comportarsi diversamente da come facciamo di solito, assumendo noi l’iniziativa di cercare la direttrice amministrativa Antonella Grasso, la quale si è categoricamente rifiutata di rilasciare un’intervista o anche una semplice dichiarazione, limitandosi a puntualizzare, solo per la nostra comprensione, due o tre punti

 

CASERTA(Gianluigi Guarino) Di solito, questo giornale, nel corpo degli articoli che espongono tesi in grado  di urtare l’umore, la suscettibilità di persone che ricoprono cariche più o meno importanti nella Pubblica Amministrazione, in nome è per conto  dello Stato e della Repubblica italiana, invita ed auspica che questi target,  chiamati in ballo e giornalisticamente sindacati per il modo con cui sviluppano la loro funzione, quella di servitori dello Stato e, dunque, dei cittadini, ci facciano giungere il loro pensiero, le loro repliche, se ritengono, anche dure, anche aspre, anche spigolose, purchè dense della consapevolezza che una persona che diventa anche funzione della Repubblica  ha il dovere di dar conto su come lavora e su quello che produce.

Più di questo, di solito, non facciamo. Difficilmente, infatti, inseguiamo la parte in causa o le parti in causa di un nostro articolo e non perché siamo presuntuosi, non perchè ce la tiriamo, non perché riteniamo che, siccome una cosa la scriviamo noi, questa sia indiscutibilmente vera ed equamente trattata, ma perchè, dietro ad ogni articolo di CasertaCe, si struttura  un lavoro duro, estenuante, orgoglioso e puntigliosissimo di documentazione, di studio, di verifica delle fonti, che non lasciano in noi scrupoli di coscienza.

Ci sono, però, dei casi che fanno eccezione. Ad esempio nei giorni scorsi, abbiamo letto con molta attenzione e con la solita  dedizione al rispetto del primato cognitivo della ragione, tre lettere, inviateci da alcuni dipendenti – docenti, ma anche da qualche componente del personale non docente –  dell‘Istituto Tecnico per Geometri Michelangelo Buonarroti di Caserta. Da quelle tre lettere, che rappresentano altrettanti documenti formali, inoltrati agli organismi di potestà, abbiamo deciso di ricavare un articolo.

Ciò perché trenta firme autografe, tante erano quelle dei sottoscrittori dei documenti sono pur sempre trenta firme e dunque  non è necessario profondere uno sforzo particolare, speciale e specifico per controllare la veridicità delle notizie, l’autenticità e la fondatezza delle tesi esposte, non da una, non da due, bensì, ripetiamo, de trenta persone. E ciò è giusto, è professionalmente ineccepibile anche quando si tratta di tesi indirizzate ad personam, contro un bersaglio unico, quello del direttore amministrativo, in pratica la massima carica della burocrazia interna del Buonarroti, la dottoressa Antonella Grasso.

Trenta persone, tra docenti e non docenti, che danno addosso all’unisono  alla dirigente del settore amministrativo, (clikka e leggi) rappresentano una notizia di per sé, cioè una notizia che basta a se stessa. Ciò non vuol dire che siccome questi tre documenti li hanno firmati in trenta posseggono una certificazione di veridicità, una patente di consistenti e finanche , lapalissiane ragioni.

Ecco perché, a differenza di quello che noi facciamo quando trattiamo denunce presentate da un numero più modesto di soggetti, anche quando questi sono funzionari pubblici, stavolta ci siamo mossi di conseguenza, pubblicando le ragioni dei trenta, senza star lì a questionare, con un profondo lavoro di verifica a monte, sulle ragioni esposte, le quali,  per i motivi appena illustrati  stabiliscono una ritmica temporale diversa  all’ attività di analisi delle tesi,  all’accertamento della verità attraverso il naturale strumento del contraddittorio, ma dando centralità nel discrimine giornalistico al fenomeno che vede un pezzo di questa scuola rivoltarsi contro  un’ importante elemento della sua struttura di comando.

Di fronte ad una scelta così conformata,  non basta applicare il contrappeso rituale dell’invito a chi viene toccato e colpito da un articolo del genere a farsi avanti volontariamente per dire la sua. Trenta contro uno sono una notizia, ma trenta contro uno creano anche, un’empatia a prescindere per l’uomo o per la donna sottoposti ad un bombardamento cosi massiccio.

E allora, ci siamo messi di buzzo buono e l’abbiamo cercata noi  questa dirigente che in pratica nelle tre lettere, nei tre documenti inviateci, viene dipinta come, poco più o poco meno, una insana di mente.

Dopo qualche giorno dall’inizio della nostra ricerca, siamo riusciti ad incontrarla. In verità, ha resistito. Alla fine ha accettato a condizione però  che quell’incontro  fosse finalizzato a una spiegazione tecnico-amministrativa al netto delle polemiche sollevate dai trenta, rispetto alle quali la Grasso ha opposto un categorico  no comment” . I dirigenti dello Stato fanno interviste solo se sono autorizzati dai loro superiori.  Io non sono autorizzata, ma anche se lo fossi, non l’avrei rilasciata lo stesso perchè non è nella mia indole.

La breve, concisa, sintetica chiacchierata tra il sottoscritto ed Antonella Grasso è stata però sufficiente per valutare la persona che ci era seduta di fronte come seria, anzi molto seria, forse troppo seria per gli standard casertani, ma soprattutto molto preparata, come raramente ci era capitato di ravvisare in tanti altri operatori amministrativi, impiegati nelle scuole, che pur  abbiamo incrociato  nel corso della nostra vita professionale.

Detto questo, e senza entrare in dettagli troppo tecnici che eventualmente, se sarà necessario, tratteremo in un prossimo articolo, va sottolineato che le attività extracurriculari al centro delle rivendicazioni dei trenta di cui sopra, appartengono ad un’area di contenuto non estranea alla storia delle battaglie condotte da questo giornale. Si chiama Pon che sta per programma operativo nazionale, i cui progetti  vengono  toccati dalla grazia di una elargizione massiccia di  tanti ma proprio tanti quattrini per le attività scolastiche che integrano, durante le ore successive a quelle canonicamente dedicate alle materi curriculari, la formazione degli studenti, aprendoli alla conoscenza, alle esperienze legate ad una relazione il più possibile accorciata tra quello che la scuola è come agenzia della formazione dei futuri cittadini e della futura classe dirigente, con il “mondo di fuori”, quello reale, quello che attende al varco  i ragazzi quando avranno completato i loro studi. Per non allungare ulteriormente questo articolo e per farvi capire, a questo punto con maggiore dettaglio,  quali siano le ragioni, a nostro avviso tutt’altro che infondate, che hanno indotto Antonella Grasso ad imprimere una frenata all’erogazione materiale di quello che anche  lei considera, senza se e senza ma, delle spettanze, dei diritti di chi le rivendica, ma che considera anche soldi, risorse, danaro, che appartiene  alla migliore Italia, quella che lavora e che pagando le tasse, e che tasse, fornisce allo Stato quelle risorse che questo impiega anche nei Pon.

In sintesi la Grasso desidera corrispondere questi soldi al più presto possibile, dipendesse solo da lei anche domani mattina, ma, allo stesso tempo, questo obiettivo va posto in armonia con il rispetto letterale delle leggi e delle disposizioni ministeriali, che se sono certificate dal timbro della Repubblica Italiana ci sarà anche un perché. 

Anni fa abbiamo polemizzato non poco con alcuni istituti superiori casertani per la scarsa trasparenza della rendicontazione relativa  all’utilizzo dei fondi Pon. Ora, non è che esista un diritto consuetudinario, non scritto e che dunque si presta a diversi registri interpretativi e dunque anche ad una diversa esplicazione dei suoi effetti. Qui stiamo parlando di soldi erogati direttamente dal governo, precisamente su impulso del Ministro della Pubblica Istruzione in base a quella che dovrebbe essere una rigida applicazione delle Linee Guida su cui domani sicuramente torneremo perchè le vogliamo pubblicare integralmente.

Chiamiamo in causa a questo punto le due autorità più importanti, rispettivamente  del sistema scolastico casertano e dell’Istituto tecnico per geometri Michelangelo Buonarroti: Monica Matano, dirigente scolastica provinciale in pratica quella che una volta avrebbero definito provveditore agli Studi e Vittoria De Lucia, dirigente scolastica del Buonarroti. La dottoressa Matano è la figlia di un valente e stimato professionista di Santa Maria Capua Vetere, e sorella del notaio che, come capita in una certa Italia chiusa e iper corporativa, si è trovato “bello bello”  tutto  il lavoro, tutto l’avviamento dello studio paterno, come capita in pratica sempre per tutte le genie dei notai, dei farmacisti, e delle professioni affini. In poche parole, Monica Matano dovrebbe, per una sorta di deformazione familiare, essere  una puntigliosa custode della letteralità, del rigore assoluto, e non flessibilizzabile, non modellabile come le plastiline della DAS, negli atti dell’applicazione delle leggi, delle norme in queste contenute e di tutte le altre fonti del diritto, fino ad arrivare a quelle di conformazione, di struttura  amministrativa, come possono essere un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o di un ministero o come può essere un regolamento ministeriale che espone le linee guida, che se si chiamano guida, non è che tu puoi portare l’auto dove ti pare.

Prima domanda: siamo proprio sicuri che negli anni al Buonarroti non si siano registrati degli errori, chiamiamoli così per il momento, nell’applicazione di queste Linee Guida per quel che riguarda il pagamento a corrispettivo dei vari apporti e delle varie collaborazioni che agiscono in ognuno dei progetti Pon?

Seconda domanda: siamo proprio sicuri che sia stata rispettata la scala, l’ordine tassativo, (ci siamo intesi dottoressa Matano e dottoressa De Lucia?) , tas-sa- ti- vo , della corresponsione di questi pagamenti così come le linee guida dispongono, or-di- na -no partendo dalla priorità  dei fornitori esterni di beni e servizi, passando subito dopo, come secondo numero della scala, ai collaboratori esterni,  fino ad arrivare agli apporti interni, erogati alla scuola nell’ambito delle attività extracurriculari, finanziate dai Pon, del personale docente e poi  infine il personale non docente, ultime categorie ad essere pagate?

Terza domanda o seconda domanda “comma1”: non è che certi soldi sono stati dati, diciamo per errore, diciamo per sbaglio negli anni scorsi, diciamo ante 2019, prima delle rendicontazioni e in maniera disordinata, costringendo la dirigente amministrativa Antonella Grasso a nuotare in un mare di carte, di documenti, per di più in un ufficio che mano mano si andava depauperando di risorse umane, rendendo in questo modo tutta l’attività di controllo e di riordino più difficile e più lunga?

Noi, per stamattina ci fermiamo qui e non vogliamo neppure sfiorare l’argomento dei 5 giorni di sospensione senza stipendio comminati, così come abbiamo appreso da una delle lettere dei trenta, qualche tempo fa alla Grasso per volere della dirigente scolastica Vittoria De Lucia. Da domani, come già anticipato in un’altra parte di questo articolo, pubblicheremo il documento integrale delle Linee Guida dei Pon-Scuola. Utilizzeremo un nostro spazio, di solito dedicato alla pubblicità, per rendere più fruibile ai nostri lettori, la consultazione delle Linee Guida dei Pon.

E voi, lì a Santa Maria Capua Vetere,  lo sapete bene, dottoressa Matano, a quale livello di controllo, a quale livello di indagine può arrivare questo giornale quando davanti all’evidenza della sostenibile leggerezza della gestione della pubblica amministrazione viene accompagnata anche dall’indifferenza o addirittura da levate di scudi degne di miglior causa.

Speriamo che da domani le linee guida dei Pon diventino, ci siamo capiti dottoressa Matano, (noi abbiamo amici comuni che io stimo non poco e che magari le potranno ancora meglio descrivere che soggetto sono), come le tavole dei dieci comandamenti.