CASERTA. Commissioni permanenti: ecco perché i consiglieri comunali sono dei ladri. Vi potete anche accomodare con la querela

11 Dicembre 2018 - 13:25

CASERTA – Vi eravamo debitori di un ulteriore approfondimento sull’annosa e irrisolta questione delle commissioni consiliari del Comune di Caserta (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO PRECEDENTE ARTICOLO).

Non sappiamo ancora bene se il fenomeno riguardi tutti e quattro le commissioni permanenti, cioè quella dedicata ai temi del Bilancio, quella di Lavori Pubblici e Attività Produttive, quella dell’Urbanistica e quella della Pubblica Istruzione, mentre sappiamo che alcune di queste vengono convocate ogni giorno.

Ora, vogliamo cambiare l’approccio del nostro tipico sillogismo, che reca alla ineluttabile conclusione che in questa città, a ricoprire cariche pubbliche, ci sono anche dei ladri, dei mariuoli senza se e senza ma.

Non affrontiamo il problema della premessa, sintetizzando e richiamandoci ai contenuti di fonti normative, ma siccome chiamare ladri, mariuoli questi qua è una cosa grave di cui sentiamo il peso e la responsabilità, non facendolo certo a cuor leggero, rotolandoci dentro alla gommapiuma di una demagogia compulsiva che diventa demagogismo, ci attestiamo su un’analisi filologica e letterale delle norme vigenti.

Gli stralci degli articoli 15 e 16 del Regolamento del Consiglio Comunale di Caserta li abbiamo pubblicati anche in calce, affinché nessuno possa pensare di aver omesso o di aver aggiunto una parola, una sillaba o anche più semplicemente un punto o una virgola a ciò che lo stesso consiglio comunale ha approvato, facendone fonte normativa, dunque legge da rispettare.

Nell’articolo 15 sono esplicate quelle che dovrebbero essere le funzioni e le competenze delle commissioni consiliari.

Ma concentriamoci su questo “profondo rosso”, anzi, sprofondo rosso, della legalità e dell’etica pubblica:

“Le convocazioni sono disposte con avviso scritto, contenente l’indicazione del giorno, della sede e dell’ordine del giorno, da recapitarsi ai componenti almeno due giorni prima; in casi di urgenza il presidente può convocare l’adunanza ventiquattrore prima, con telegramma o per telefono”.

Essere mariuoli non è, nella maggior parte dei casi, solo la risultante di uno stato di necessità transitoria e transeunte. Essere mariuoli è una espressione prima di tutto caratteriale, insomma bisogna avere attitudine innata.

Certo, le condizioni storico-sociali in cui uno nasce e si forma creano una sorta di Dna parallelo che segna le esistenze della gran parte dei residenti di questi territori.

E questo c’entra anche con la formulazione di questo articolo del regolamento, perché se ci fate caso bene chi l’ha redatto e l’ha proposto aveva davanti a sé, considerandola una priorità, l’orizzonte day by day, cioè sviluppare un’attività di sedute, in ragione di una ogni ventiquattr’ore, che così strutturate possono perseguire un solo obiettivo: aumentare l’incasso mensile finale dei gettoni di presenza.

Certo non hanno potuto scrivere che il presidente aveva la facoltà di convocare la commissione a voce, dicendo ai partecipanti della riunione del mercoledì: “Amici, ci vediamo domani alla stessa ora”.

Non l’hanno potuto fare perché la convocazione a ventiquattro ore di distanza dall’ultima può essere giustificata solo in casi di urgenza.

Però hanno lasciato lì un telefono, che mai come in questo caso piange per quanto si senta colpevole dello spreco e del ladrocinio sviluppato attorno ai gettoni delle commissioni.

Una ciambella di salvataggio. Il presidente può dire che, pur essendosi riuniti mercoledì, li ha convocati al telefono anche per giovedì.

Va bene, il raggiro e la furbata possono andare bene in relazione a due, tre sedute, possono rappresentarsi come eventi imprevisti per due o tre volte all’anno.

Ma cosa c’entra l’urgenza con l’ordinaria, stabile e stabilizzata convocazione delle commissioni un giorno sì e l’altro pure nei 4/5 dei numeri contenuti dal calendario?

Ecco perché siete dei mariuoli: rubate sapendo di rubare e confidando su un’impunità che in queste zone purtroppo lascia intatte le vite di chi viola sistematicamente la legge, rafforzando in questa maniera, data l’attitudine del Dna storico-sociale, il livello dell’emulazione.

In molti ragionano in questo modo: dato che tutti lo fanno e nessuno ne paga alcuna conseguenza, lo facciamo anche noi e dunque via con Sodoma a palla e con la distruzione del pubblico danaro in un Sud che non si vuol rendere conto di essere il primo colpevole della propria arretratezza.

Quelli di Speranza per Caserta hanno compiuto un’analisi approfondita sulle medie di convocazione delle commissioni permanenti in tanti altri Comuni italiani con popolazione assimilabile a quella di Caserta.

Si tiene una seduta, massimo due, a settimana, che facciamo la scriviamo ancora una volta quella parola?

No, non serve più, perché questo lavoro filologico e incontestabile rende finanche inutile la chiusura di questo ennesimo sillogismo del disonore.