CASERTA. Il consiglio comunale vota all’unanimità la mozione per scongiurare la chiusura di Radio Radicale

2 Maggio 2019 - 20:00

CASERTA (pasman) – Buone notizie, per quanto ci riguarda, dal consiglio comunale di Caserta tenutosi il 30 aprile scorso, che all’unanimità, dopo la discussione degli argomenti all’ordine del giorno (tra i quali, istituzione della commissione trasparenza e legalità, ripristino del vecchio senso di marcia di via Daniele, regolamento per l’adozione di aree verdi, variazioni di bilancio, abolizione dell’uso di stoviglie e contenitori di plastica) ha approvato una mozione a sostegno di Radio Radicale. Il documento, illustrato in aula dal consigliere comunale Gianluca Iannucci, impegna il sindaco, Carlo Marino, ad intervenire presso il governo nazionale affinché sia prorogato il regime di convenzione, in scadenza il prossimo 20 maggio, con l’emittente radiofonica.

Caserta si aggiunge, in questo modo, ai numerosi altri comuni che hanno assunto la stessa iniziativa ed ai consigli regionali della Calabria, della Puglia, della Liguria.

Per quei lettori non aggiornati della vicenda, la riassumiamo brevemente.

Con la nuova legge di bilancio, il governo ha deciso di decurtare i fondi per l’editoria e per il pluralismo, con l’effetto che testate giornalistiche storiche (come L’Avvenire ed il Manifesto) e la fondamentale emittente Radio Radicale dovranno chiudere i battenti. In difesa di Radio Radicale, in particolare, si sono schierati moltissimi esponenti politici di tutti gli schieramenti, intellettuali indiscussi (per il nostro territorio, il filosofo decano Aldo

Masullo), esponenti emeriti delle massime istituzioni repubblicane come l’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, magistrati, ordini forensi: dunque individualità di valore autentico e di indubbio equilibrio e non intransigenti massimalisti. Tutti, con parole e stili loro propri, parlano di attentato alla democrazia ed alla libertà di informazione del Paese, per il ruolo unico di servizio pubblico svolto da Radio Radicale (non spendibile nel mercato dell’emittenza commerciale, come alluso dal premier Conte in occasione della presentazione della misura di taglio dei fondi) con la sua autenticamente pluralistica attività quarantennale e con il suo archivio audio-video, unico della storia repubblicana di questi quattro decenni.

La motivazione ufficiale del provvedimento data dall’esecutivo, di dover fare economie di bilancio, non convince nessuno. Sia perché, in parallelo, i cospicui fondi già attribuiti ad una Rai lottizzata le vengono ulteriormente aumentati e sia perché giornalisti e maestranze che risulteranno licenziati a seguito delle chiusure dovranno comunque essere sostenuti economicamente. E proprio in queste ore si scopre che Radio Padania, all’opposto, beneficerà di uno stanziamento di almeno 115 mila euro.

Altri parlano apertamente di operazione di censura preventiva.

Radio Radicale, si argomenta come esempio di ciò, unica trasmette tutti i più importanti processi penali dal punto di vista politico-sociale. Quello contro un innocente e vilipeso Enzo Tortora poté essere seguito a suo tempo e può essere riascoltato ancora oggi per cogliere le aberrazioni a cui può giungere il giustizialismo, quello caro al governo. Senza questa opportunità i cittadini resterebbero costretti alla inconsapevolezza.

Persino l’autorità per le garanzia nelle comunicazioni, con una articolata segnalazione all’esecutivo, ha espresso le proprie gravi riserve tecnico-giuridiche per lo spegnimento dell’emittente radicale.

Anche un risvolto amaro si è legato a queste vicissitudini, perché nelle scorse settimane è scomparso Massimo Bordin, pioniere e voce principale ed autorevolissima della Radio, molto conosciuto per la conduzione delle 7,35 del mattino della seguitissima rassegna stampa Stampa e Regime. L’uomo ha dovuto subire, nell’ultima sua ora, la pena di tale soppressione. Per questo sono apparse ipocrite le condoglianze espresse dal sottosegretario grillino con delega all’editoria il senatore Vito Crimi, fautore ed esecutore del provvedimento, che Bordin ha fatto a tempo a qualificare come gerarca minore.

Per chi desidera conoscere meglio l’argomento e sottoscrivere l’appello in favore della radio, come invitiamo a fare, può consultare il sito Radio Radicale.it , potendo così anche approfondirne tutti i contenuti, che consistono, oltre che dei collegamenti con la camera ed il senato e con le relative commissioni per seguirne i lavori, di rubriche preziosissime di politica nazionale ed estera anche mondiale, di approfondimenti con i massimi esperti delle maggiori questioni di interesse sociale e politico (economia, cinema, media, agricoltura, giustizia, tossicodipendenze, minoranze, ecc.), di convegni professionali, sindacali e culturali e della registrazione integrale  di tutti i processi penali rilevanti per la vita del paese.

Per tornare a Caserta, abbiamo sentito sul tema qualche esponente della giunta comunale. In particolare riportiamo la dichiarazione dell’assessore Tiziana Petrillo che forse più di tutte coglie la questione nella sua essenzialità e nei i valori che vi sono in gioco: “ Sono pienamente d’accordo con quanto approvato all’unanimità dal consiglio comunale. Ritengo sia doveroso difendere la libertà di stampa e la democrazia, principi ai quali si è sempre ispirata, tra gli altri, radio radicale. La mozione votata in aula oggi impegna l’amministrazione comunale a sostenere la battaglia per la prosecuzione delle attività dell’emittente avviando un dialogo con il Governo. Credo sia un’occasione importante per tutelare principi fondanti della nostra Repubblica”.

Speriamo che il governo del cambiamento, capendo quello che sta combinando, rinsavisca  !

 

Il disegno eseguito dal fumettista Makkok per la morte di Massimo Bordin, voce storica di Radio Radicale, mancato alla vigilia della chiusura dell’emittente.