CASERTA. Incassi 3 e spendi 1: i magheggi della coop “post comunista” per far soldi con gli immigrati e con i milioni del governo

9 Febbraio 2019 - 11:26

CASERTA – Nessuna grande sorpresa sull’identità dei nomi, indagati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Pm Di Vico e Capone, che ipotizza, per loro, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa.

Nessuna sorpresa per i lettori di Casertace, ben inteso, dato che dalla vicenda del famoso appartamento di via Roma a Caserta, sovrastante il ristorante Sunrise, ci siamo occupati ininterrottamente del caso Sprar, tanto da alimentare l’interesse degli inquirenti della Procura.

Alcuni di questi indagati, un paio di loro, erano, infatti, presenti a quelle trattativa con i condomini, i quali avevano saputo a cose fatte che in un appartamento del loro palazzo sarebbero arrivati diverse decide di immigrati.

Quel nostro intervento e soprattutto la sottolineatura che quell’operazione aveva avuto tra i promotori anche Don Antonello Giannotti, parroco del Buon Pastore, convinse i presunti volontari dell’ex Canapificio a rinunciare a quell’opzione e a guardare altrove. Altrove, verso un’area differente della città, più periferica: Parco Crispino. E anche li lo scorso 13 e 14 giugno dimostravano con gli articoli ripubblicati mercoledì scorso tutte le ombre che si addensavano su un’altra operazione fatta all’insaputa di chi in quel parco abita e che naturalmente ha dato mandato ai propri avvocati di difendere ragioni che sembravano e sembrano inoppugnabili. E allora vediamolo l’elenco degli indagati. Si tratta di Fabio Basile, Giovanni Paolo Mosca, Massimo Cocciardo, Vincenzo Fiano, Virginia Anna Crovella, Immacolata D’Amico e Federica Maria Crovella. Ad ognuno di loro, è stato notificato, da parte dei carabinieri, un decreto contenente ordine di esibizione di atti e documenti.
Un gruppo storicamente legato alle attività che, in buonissima fede, ha condotto, a suo tempo, il vescovo Nogaro, un prelato molto attento alle tematiche sociali, alle lotte dei lavoratori e alle necessità spesso spacciate per diritti, perché diritti non erano, degli immigrati. E proprio nel centro sociale Ex Canapificio, giovedì, sono arrivati i carabinieri per acquisire documenti nei locali dove si svolgono le attività del progetto Sprar che a Caserta gestisce almeno 200 immigranti, e un giro di finanziamenti pubblici totalmente spediti dal ministero di 7 milioni e mezzo di euro.

Poi, nei prossimi giorni, dato che abbiamo importanti documenti in mano, vi spiegheremo come sull’asse Comune-Centro sociale si è arrivati all’erogazione di questi finanziamenti.

Il bando comprende la gestione dei progetti d’integrazione oltre al vitto e all’alloggio degli immigrati. Secondo la tesi dei sostituti procuratori Alessandro Di Vico e Anna Ida Capone esiste, ci fa piacere che la pensino come noi che l’abbiamo dimostrato nell’estate scorsa, un divario tra quanto l’associazione delibera di fare per i rifugiati e quanto effettivamente viene messo in pratica. E questo, capirete che è un discorso delicato che può prefigurare il reato di truffa.

Il lavoro della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, diretta dalla dottoressa Maria Antonietta Troncone, continua insieme ai carabinieri.