CASERTA. Vergogna fuorilegge. Da un anno e mezzo, la Publiservizi si fa versare sul suo conto soldi che dovrebbero andare su quello del Comune

3 Ottobre 2018 - 13:16

CASERTA – (g.g.) Nell’ultima surreale seduta del consiglio comunale di Caserta, il prode Nicola Garofalo si è trasformato in un’aquila, facendo un figurone in termini di conoscenza della legislazione nazionale, relativa alla materia del rapporto tra gli enti locali, di diritto pubblico e le concessionarie private, o meglio, nel caso di Caserta, private, che erogano servizi a partire dalla riscossione dei tributi locali.

Garofalo l’abbiamo sempre spernacchiato in questi anni. Ora, noi non abbiamo ancora capito se, improvvisamente, dopo aver battuto la testa, cadendo dal letto, si sia messo a studiare, e allora applausi a scena aperta, oppure i suoi interventi spiccano sul nulla pneumatico, sull’incompetenza corale, sesquipedale del resto di chi popola la massima assise cittadina della rappresentanza politica.

Probabilmente, è vera un pò la prima ipotesi e ancor più vera è la seconda. Nicola Garofalo, improvvisamente, ha posto una questione importantissima, andandosi a legare a una battaglia storica di CasertaCe. Battaglia di legalità, di quella legalità che i tribunali ci stanno tranquillamente riconoscendo, viste le spernacchianti archiviazioni chieste dalle procure per le querele presentate nei notri confronti da Publiservizi.

La battaglia è quella dell’illecito e ripetiamo illecito (Natale padre e figlia andassero a ri-querelare, così fanno l’ennesima figuraccia) trattenimento delle somme che Publiservizi incassa dai casertani e che continua a versare non sul conto corrente del comune, così come esige la legge, ma sul proprio conto corrente, dove si sa, qualche interesse matura, soprattutto maturano le relazioni amichevoli tra l’azienda e le banche che la ospitano. In poche parole, Publiservizi, si fa bella con i soldi dei casertani.

E lo fa da anni, nonostante la legge preveda esattamente il contrario.

Ma il fatto più grave di questa seduta del consiglio comunale è che l’assessore al bilancio Pica (ma questo è professore veramente?) ascoltando Garofalo sembrava caduto dal pero e con lui il presidente del consiglio De Florio, il quale ha dichiarato, di fronte all’incalzare del consigliere comunale di opposizione: “Dateci il tempo di documentarci“.

Dieci secondi di raccoglimento, altrimenti prendiamo tre querele in un amen. Un bel respiro e andiamo avanti: scusi presidente De Florio, ma su cosa si deve documentare ancora, se da un anno scriviamo su questa vergognosa vicenda, pubblicando integralmente nome e testi legislativi che non possono essere minimamente contestati.

Per l’ultima volta, ma vista la capacità di comprensione dei consiglieri comunali, (sull’assessore Pica ormai non diciamo più nulla, perchè onestamente è imbarazzante commentare ancora), a nulla servirà, vi ribadiamo non il nostro pensiero, ma quello che è scritto nero su bianco nelle leggi. La materia è regolata dal decreto legge numero 244 del 30 dicembre 2016, convertito poi in legge dello Stato, precisamente la numero 19 del 27 febbraio 2017.

Andiamolo ad aprire questo cofanetto normativo.

L’articolo 13, comma 4 del decreto legge appena citato, così recita: “Le disposizioni di cui all’articolo 2-bis del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2016, n. 225, si applicano a decorrere dal 1° luglio 2017.”

Siccome approdare alla conoscenza di un dettato normativo, significa essere, in Italia, uno specialista del gioco della matriosche (quindi ci rendiamo anche conto delle difficoltà del povero De Florio) trasferiamoci immediatamente all’articolo 2-bis per l’ultima modifica realizzata alla legge numero 193 del 22 ottobre 2016: “Art. 2-bis. Interventi a tutela del pubblico denaro e generalizzazione dell’ingiunzione di pagamento ai fini dell’avvio della riscossione coattiva (1).

1. In deroga all’articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, il versamento spontaneo delle entrate tributarie dei comuni e degli altri enti locali deve essere effettuato direttamente sul conto corrente di tesoreria ovvero sui conti correnti postali ad esso intestati dell’ente impositore, o mediante il sistema dei versamenti unitari di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, o attraverso gli strumenti di pagamento elettronici resi disponibili dagli enti impositori.”

De Florio, si fermi un secondo e rifletta perchè questo lo capisce anche un bambino delle elementari. L’articolo 2 bis sancisce la modifica, ma lo ha fatto da tempo, ormai da anni, del regime di riscossione e ordina che tutti i versamenti volontari, cioè fatti da chi paga le tasse regolarmente, debbano essere fatti sul conto corrente della tesoreria comunale e quindi al comune.

Noi a Caserta, da un anno e mezzo, siamo totalmente fuori legge, perchè non solo la Publiservizi becca un aggio vergognoso per la riscossione volontaria per la quale oltre a un problema di contabilizzazione, va tutto liscio e l’unica cosa che bisogna fare è controllare in home banking i soldi che sono entrati, ma se li trattiene anche, violando l’appena citato articolo 2 bis.

E lo viola dal primo luglio 2017, termine, invalicabile di entrata in vigore dell’obbligo appena citato, come chiaramente definisce il comma 4 dell’articolo 13 del decreto legge 244 del 30 dicembre 2016, convertito nella legge numero 19 del 27 febbraio 2017.

Scusi, presidente De Florio, cos’altro c’è da approfondire. Applicate la legge, perchè vi state rendendo complici di un’altra azione impunita che segna il rapporto insano, venefico, tra questo comune e la Publiservizi, azienda che è stata in grado di fare il bello e il cattivo tempo, anche al di sopra delle leggi, da più di 10 anni a questa parte, grazie al patto scellerato con una politica che in cambio ha piazzato, in quegli uffici mogli, sorelle, nipoti e anche diverse commarelle.

Una Publiservizi che ha avuto un peso sempre maggiore, al punto da aver piazzato tre o quattro consiglieri comunali, che dovrebbero costituirsi come gruppo della Publiservizi, visto che a questa rispondono e visto che a questa sono riconoscenti per aver assunto loro parenti e per aver erogato incarichi professionali.